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Archive for the ‘Curiosità’ Category

https://i0.wp.com/cdn-2.tstatic.net/palembang/foto/bank/images/selfie-duck-face.jpg

 

Ho imparato che quando una donna agè
vuole far ammirare il proprio corpo
si lascia immortalare con le braccia alzate,
tu credi sia una posa sexy,
invece è tutta una tattica per sfidare la forza di gravità
e tenere su delle tette che, altrimenti,
cadrebbero a penzoloni sulle ginocchia.

Un’altra cosa diabolica che ho appreso
scrutando l’universo femminile
è come fare foto ingannevoli.

Cioè, conosci una tizia di persona
è vedi che è un cazzo di boiler,
una colata di lardo sulle ossa;
poi la stessa tipa te la ritrovi su FB
che si spara selfie a manetta
e non ti capaciti di quell’apparente figaggine,
non ti sembra lei.

È l’angolazione dello scatto a fare la differenza,
ste megere l’hanno capito bene:
quanto più sei cessa, tanto più devi alzare
il braccio sopra la testa,
le foto vanno scattate dall’alto verso il basso,
così ti sfinano di brutto.

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https://i0.wp.com/365waystomakemoney.com/wp-content/uploads/2016/03/aliexpress-logo.png

Sono solito fare acquisti su Aliexpress,
una sorta di ebay cinese
specializzato nella vendita
di prodotti tecnologici.

Quello che mi è capitato
di recente non mi era mai capitato prima,
ho comprato da un venditore
dei fogli trasparenti
raccogli monete, per un totale di 3$.

Dopo poco mi arriva
un lunghissimo messaggio
nella mailbox che concludeva così:

“[…]for one thing, I need your help. My KPI depends on your feedback, as a single mother with 2 little girls, I have to work very hard, to get them better education and keep them healthy and safe.
If it’s not too much, would you please, leave me a 5 star, after you receive the package?
Your help means so much to me.
Thank you and wish you the best.
Rose”.

‘Na roba pietosa,
tutta sta pantomima per un feed
su un prodotto di 3 dollari,
peccato che la cinese stesse così lontano,
altrimenti sono sicuro che,
in cambio delle 5 stelle di feed,
si sarebbe lasciata anche scopare facile.

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Don

https://i0.wp.com/www.sindacatoscrittori.net/bauman.jpg

Al Sud ci siamo inventati
un titolo onorifico
per le persone degne di rispetto:
il “Don”, da anteporre al nome.

Non lo si acquisisce attraverso
uno specifico percorso di vita,
né tantomeno di studi.

A differenza del “dott.”,
che sei tu a cercarlo volutamente,
il titolo di “Don”
lo conferiscono in maniera spontanea
le persone con cui entri in contatto.

I Don hanno delle caratteristiche comuni:
sono persone ultrasessantenni,
senza elevati titoli di studio,
che vengono unanimemente
riconosciuti come detentori
di saggezza in un determinato ambito.

Il “Don” è l’equivalente inglese di “Sir”,
è la laurea honoris causa
conferita non da un ristretto
gruppo di baroni universitari,
ma dall’intera comunità.

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https://i0.wp.com/www.clickonline.com/Images/Uploads/2015/347/Original/UFC2-cover.jpg

Negli ultimi 4-5 anni
si sono diffuse a macchia d’olio
le arti marziali miste (MMA),
2 persone, rinchiuse dentro una gabbia,
sono chiamate a darsele di santa ragione
utilizzando un mix di discipline
di combattimento:
pugilato, judo, muay tai, ecc…

È uno sport molto duro,
esistono davvero pochi
limiti da non prevaricare,
tanto che gli incontri si concludono
spesso con sangue e fratture a fiumi.

In un quadro così crudo
vi stupirete nello scoprire
che l’atleta di punta dell’MMA
è una donna: Ronda Rousey.

Ronda è una star indiscussa,
ha dell’incredibile il suo cambiamento
fisico da dentro a fuori dal ring:
mezza nuda sulla copertina di un magazine
è una bomba sexy di femminilità,
nella gabbia invece è un qualcosa
che si avvicina a Mike Tyson.

Non ha la fisionomia di una trans, anzi,
è tanto bella quanto sborona,
ciò le ha permesso di conferire
a tutto il movimento una patina glam e,
di conseguenza, la ribalta internazionale.
L’avvenenza di Ronda non passa inosservata,
diversi film (I mercenari 3 e Fast & Furious 7)
e programmi tv (Saturday night live, David Letterman Show)
l’hanno vista protagonista.

La Rousey però non è un fenomeno da baraccone,
nasce come judoka di buon livello,
il che la porta a vincere anche una medaglia
di bronzo alle Olimpiadi ma, si sa,
col solo Judo non si mangia,
e Ronda si ritrova dopo pochi anni
a dormire in macchina.
L’ennesima batosta per una ragazza
costretta a crescere col trauma
del suicidio del padre.

Di qui il passaggio all’MMA,
dove diventa campionessa incontrastata
dal 2012 al 2015, infliggendo KO alle avversarie
quasi sempre alla prima ripresa.
A fine 2015 perde lo scettro sotto i pugni di Holly Holm,
ciò però non le ha impedito
di restare il simbolo di questo sport.
Come vedrete nell’immagine sopra,
l’EA Sports, ha scelto lei
come testimonial del gioco ufficiale
dell’UFC (il campionato dove combatte Ronda)
ponendola addirittura in primo piano rispetto
a Conor McGregor, attuale campione maschile.

Se ci riflettete, tutto questo ha del rivoluzionario,
in uno sport tipicamente maschile,
il personaggio simbolo è una donna,
è come se venisse scelto come testimonial
di un gioco di calcio (Pro Evolution Soccer, Fifa)
non Messi o Cristiano Ronaldo,
bensì una calciatrice.

Per capire perché questa scelta
non sia così scellerata
vi riporto il numero di fan su Facebook:

Conor McGregor (attuale campione in carica)
2 milioni e 300 mila,

Holly Holm (attuale campionessa in carica)
1 milione e 400 mila,

Ronda Rousey
10 milioni e 300 mila.

Beh, allora iniziate a
capirli quelli di EA Sports?

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https://i0.wp.com/www.adweek.com/files/imagecache/node-detail/news_article/facebook-app-iphone-hed-2013_2.jpeg

Ci dirigiamo verso un futuro
dove la tecnologia
prenderà sempre più il sopravvento sull’uomo,
e quanto più essa sarà intelligente
tanto più l’uomo diverrà un ebete.

Già adesso mi stupisco di quante app esistano,
alcune, tipo Shazam, sono davvero rivoluzionare e innovative,
forniscono all’utente un servizio
che altrimenti non avrebbe;
mentre molte altre, la maggior parte,
si limitano ad essere un semplice
link diretto a un determinato sito.

Capirete che qualsiasi persona con un minimo
di sale in zucca non scaricherebbe
mai un’app che gli occupa spazio sul telefono
se ottiene la sua stessa funzione
aprendo il browser del proprio cellulare,
andando sul sito in questione
e salvandolo nei preferiti per
una rapida e successiva consultazione:
eppure noi l’app di quel sito
la scarichiamo lo stesso.

Ci scoccia persino fare 3 soli click
per accedere al sito, ne vogliamo uno solo,
e per averlo siamo disposti a scaricare
decine e decine di inutili megabyte.

Il caso più clamoroso è Facebook:
non solo scarichiamo quel macigno
dell’app ufficiale (50mb) ma siamo costretti
anche a scaricare l’app Messenger (altri 10mb)
quando accedendo dal browser a Facebook
potremmo avere le stesse funzioni
delle due app non scaricandone nemmeno una.

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Bluffmaster

https://i0.wp.com/www.comune.sanpellegrinoterme.bg.it/wp-content/uploads/2014/03/wordpress.png

Un mio limite è quello
di sottovalutarmi troppo.

Se so fare una cosa,
penso di non saperla fare bene
perché c’è gente che la sa fare
molto meglio di me.

Ed è vero,
però dimentico anche
che esistono molti altri
cialtroni che la sanno fare
peggio di me e che,
a differenza mia,
non si creano tanti problemi.

Un esempio su tutti sono i siti web.

Li so fare, ho imparato da solo,
spinto dalla curiosità,
ma avevo quasi pudore
a dirlo perché pensavo che essere
webmaster fosse una cosa seria,
fatta da professionisti del settore,
poi un giorno mi dissi:
“proviamo a vedere che software usano
questi famigerati webmaster per creare
i loro cervellotici siti”.

È semplicissimo da verificare,
tasto destro su qualsiasi pagina web
e si sceglie la voce che ha nella dicitura “HTML”
(non posso essere preciso perchè cambia in ogni browser),
una volta lì dentro, quasi sempre
trovi scritto il nome del software
che ha generato quella pagina,
ed io quasi sempre trovavo
la stringa “wp-content”,
ovvero: wordpress.

Cosa, cosa?
Il software GRATUITO che uso sul mio blog?

Mi incaponii, e inizia a visitare
siti su siti per capire come fossero stati fatti e,
dannazione, il 70% era made in WordPress,
anche siti istituzionali:
non volevo crederci.

Non volevo credere che la gente
vendesse per minimo 300€
un software gratuito come WordPress
a dei poveri ignari,
non volevo credere che quanto
questi “webmaster” facessero
fosse scaricare GRATIS un pacchetto di file,
modificarlo approssimativamente, e rivenderlo
a cifre spropositate.

Alla resa dei conti tutto ciò
mi è però servito a capire
essenzialmente due cose:

1) In giro c’è tanta ignoranza e, nel paese dei ciechi, chi ha un occhio solo è re;
2) il 70% dei webmaster sono dei bluff.

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https://i0.wp.com/blog.uptodown.com/wp-content/uploads/XBMC-TV-2.jpg

Per quanto questo non sia
un blog di informatica
ho visto che il mio
articolo su come visualizzare
i video Silverlight su Android
ha avuto un successo clamoroso,
pertanto ho deciso di condividere
con voi un altro metodo
per vedere i canali Rai e Mediaset
senza avere Silverlight
(e addirittura Flash!).

Step 1:

Scarichiamo il plugin Mediaset da questo LINK

Step 2:

Scarichiamo e installiamo
un’app chiamata Kodi, scaricabile da questo LINK ,
è un po’ pesantuccia,
apparentemente è un player video ma,
settato opportunamente,
può diventare un potentissimo
strumento per cercare e vedere
film ed eventi in streaming.
Agli smanettoni consiglio
di documentarvi su questo
programma e sulle sue funzioni nascoste,
io mi limiterò soltanto
a dirvi semplicemente
cosa fare per vedere Rai e Mediaset.

n.b. (nella mia app ho impostato i menu in italiano,
voi li troverete in inglese).

Step 3:

Aprite Kodi,
A questo punto clicchiamo
su SISTEMA e poi IMPOSTAZIONI,
infine entriamo in ADD-ONS.
Qui scegliamo “INSTALLA DA FILE ZIP”
e ci cerchiamo il plugin Mediaset
nei meandri del nostro dispositivo,
ci clicchiamo due volte sopra velocemente
e attendiamo un messaggio di avvenuta installazione.
Torniamo alla Home del programma.

Step 4:

Andate su VIDEO,
poi ADDON VIDEO e infine su ALTRI.
Cerchiamo RAI ON DEMAND,
clicchiamoci sopra, premiamo INSTALLA
e attendiamo il messaggio di avvenuta installazione.
Torniamo alla home.

Step 5:

Cliccando su VIDEO
e poi ADDON VIDEO
troveremo i nostri plugin installati,
apriteli e buon divertimento.

****************************************

Il blog si prende un mesetto
di pausa per le festività natalizie.

Al 2015!

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I Detti Popolari

https://i0.wp.com/www.loziocina.com/wp-content/uploads/2014/05/Antonio_la_trippa.png

Sono cresciuto nella convinzione
che la saggezza popolare non sbagli mai,
e che i vecchi detti siano
infallibili chiavi di lettura
da seguire sacralmente.

Ho invece poi appurato
il loro grado di paraculaggine,
i proverbi non sbagliano mai perché non possono farlo,
ne esiste uno per ogni
possibile risvolto della situazione.

Prendete quelli che ti invogliano ad osare:
“chi non risica non rosica”,
“non fasciarsi la testa prima di rompersela”,
ecc…

Per ognuno di loro esiste anche l’esatto
contrario che ti sconsigliava
invece la troppa intraprendenza:
“prevenire è meglio che curare”,
“chi lascia la strada vecchia per quella nuova
sa quel che lascia ma non sa quel che trova”.

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Gli americani sono un popolo straordinario,
talmente straordinario che dal 1995
hanno istituito una lotteria nazionale
dove il premio sono… loro stessi.

Per vivere a tempo indeterminato
negli Usa o devi avere un familiare lì
a cui ricongiungerti, o un datore di lavoro
pronto già ad assumerti o…
tenti la fortuna con la Diversity Visa Lottery
che ogni anno mette in palio 50.000 visti (green card).

Partecipare è semplicissimo
e completamente gratuito,
basta essere cittadini degli stati
ammessi al concorso (l’Italietta è tra questi),
avere un diploma e fornire
i propri dati personali e una fotografia.

Nel caso foste tra i circa 150-200 fortunati italiani
che ogni anno vengono estratti,
verrete contattati direttamente
dal Dipartimento di Stato e dovrete
recarvi con tutta una serie di documenti
all’ambasciata americana più vicina
per un’intervista (Immigration Package).

Se, come me, state programmando la fuga,
è meglio pensare in grande
e rincorrere il famoso sogno americano.
Affrettatevi, c’è di tempo
fino al 3 Novembre e i risultati
si conosceranno solo nel 2016.

https://www.dvlottery.state.gov/

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150

https://www.cwu.edu/wellness/sites/cts.cwu.edu.wellness/files/images/condoms.jpg

Se prima di farvi salire
il sangue all’uccellino
vi fermaste un attimo
a leggere cosa c’è scritto
sulla confezione del condom
vi fareste una grossa risata:

l’unità di misura utilizzata
sono i millimetri!

La misura standard in lunghezza è
“47 mm – 160 mm,
consigliata per peni
di circonferenza 9,5-9,9 cm”.

Ora ditemi voi se non è curioso.
La lunghezza, che è ciò
che notoriamente
più soggeziona l’universo maschile,
è misurata in mm,
mentre la circonferenza
torna ad essere misurata nei più consueti cm.

Per noi ometti una cosa è
sapere che stiamo comprando
un profilattico per il nostro pene
che è lungo BEN 150mm, e dico 150,
avete capito? 150mm.
Vi riempite la bocca quando lo dite:
CEN-TO-CIN-QUAN-TA.

N’altra è sapere che stiamo comprando
un preservativo per il nostro
pisellino di soli 15cm.

Il marketing gira tutto intorno
alla componente psicologica.

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Perdonatemi,
questo sarà un momento
di pura autocelebrazione.

Circa 3 anni fa scrivevo
(QUI le prove, carta canta!)
che la D’Urso stava sempre
più cercando di ricalcare
le orme della potentissima Oprah Winfrey,
facendo di sé stessa un brand
spendibile su più fronti.

Infatti, proprio come Oprah,
si era data alla recitazione,
scriveva su un blog
e aveva pubblicato libri
per “migliorare le nostre vite”.
Inoltre, da qualche anno
a questa parte, è anche presentissima
su twitter per avere un filo diretto
con i propri seguaci (più che fan).

Però mancava ancora qualcosa
per non essere da meno ad Oprah:
una rivista tutta sua.

L’ha fatta, venerdì scorso l’ha fatta!

Svergognata com’è,
non si è impegnata neanche
più di tanto per distanziarsi
da quella della sua più illustre collega,
anzi, sembra proprio che ne voglia
essere un rimando sfacciato,
sin dal titolo, semplicemente “B”,
come lo è “O”. Ma se la “O”
di Oprah è un marchio inconfondibile
visto la rarità di nomi
che iniziano con questa vocale,
non si può certo dire lo stesso
della “B” di Barbarella nostra.

Per non parlare poi del layout grafico,
un chiaro copia e incolla
senza troppi patemi.

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https://i0.wp.com/www.repstatic.it/content/nazionale/img/2014/05/18/145505026-b112ca1f-649b-479b-90f5-cd044f970ab7.jpg

Il Festival di Cannes
ci ha restituito per la prima volta,
alla soglia dei 50 anni,
un’immagine invecchiata
di Monica Bellucci.

Nessuno ipotizzava
che possedesse l’elisir
di eterna giovinezza,
sia chiaro,
però fa comunque strano
vedere colei che per 20 anni
è stata un’icona di bellezza
perdere parte di quello splendore
che l’ha resa celebre.

Il 90% delle 50enni
metterebbe la firma
per essere come attualmente è
la Bellucci, resta comunque
una magnifica donna adulta
che si avvia con profonda dignità
e rispetto verso l’anzianità,
a differenza di altre sue colleghe,
vedere la Muti, che si sono cambiate
i connotati non accettando
sul proprio volto il peso degli anni.

Questa nuova immagine
della Monica nazionale
ce la fa sentire più vicina,
se prima la vedevamo
come una Dea dell’Olimpo
che tutto era e tutto poteva,
ora che quella stessa Dea
si è scoperta vulnerabile,
come un qualunque essere mortale,
fa avere di lei una visione più umanizzata.

Della Bellucci abbiamo
sempre apprezzato le forme
e quel viso perfetto,
adesso che tutto questo sta venendo meno,
a restare è però la sua infinita classe
e quello sguardo inconfondibile
che sa come sedurti.

Doti innate che il tempo
mai riuscirà a portarsi via.

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https://i0.wp.com/www.brettjankord.com/wp-content/uploads/2012/02/fennec-ua3.jpg

Dalla mia esperienza
ho imparato che alcune volte,
per fare una determinata cosa,
non esistono software realmente imprescindibili,
l’imprescindibilità è dettata
da accordi che la casa di produzione
del software sigla con i produttori
di un sistema operativo.

Prendete Android,
presente sui comuni smartphone,
ho scoperto per puro caso
una cosa alquanto bizzarra.

Nelle opzioni del browser di serie,
c’è una voce chiamata User Agent
(impostazioni-avanzate-UAString),
se la lasciamo su “android”
la visione dei video Silverlight
(quelli utilizzati da Mediaset e Rai, tanto per intenderci)
risulta impossibilitata.

Se quella voce la cambiamo in “desktop”,
lo smartphone comunica ai server
a cui andrà a bussare che non è
uno smartphone, bensì un pc fisso
e quindi se volessimo vedere un video Silverlight,
il sito ci chiederebbe di installarne l’exe
(cosa che non potremmo ovviamente fare
essendo .exe un’estensione relativa a windows).

Se però, quella voce di cui sopra,
la trasformiamo in “iPad/IPhone”
ecco partire magicamente i video Silverlight.

L’hardware è lo stesso,
il software idem,
a cambiare è soltanto
una stringa di riconoscimento.

Capirete l’assurdità della cosa.
Non è che se una 500
la dipingi di rosso e ci piazzi sopra
la targa appartenuta a una Ferrari,
può anche lontanamente passare per tale.

AGGIORNAMENTO: METODO 2 QUI

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https://i0.wp.com/www.brandingstrategyinsider.com/images/old/6a00d83451b74a69e2017d3e40bf35970c-pi.jpg

Siamo solo a metà 2013
e già sono successe cose incredibili,
che se qualcuno ce le avesse
anticipate l’anno scorso
gli avremmo riso in faccia:

1) Il partito fondato da un comico è stato il più votato alle elezioni italiane
2) Roma ha due Papi
3) La Montalcini è morta
4) Andreotti è morto
5) Riconfermato il mandato a un Presidente della Repubblica
6) Ferguson lascia la panchina del Manchester United dopo 26 anni
7) Tolte a Marzullo le notti di Rai 1
8) Minoli lascia “La storia siamo noi”
9) Miss Italia cancellato dai palinsesti tv
10) Crepata anche Margherita Hack
11) Al Bano e Romina tornano a cantare insieme

(punto ad aggiornare costantemente il post durante tutto l’anno)

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Ha dell’incredibile come gli inni
rispecchino appieno la situazione
delle loro forze politiche di appartenenza.

Il Movimento 5 Stelle:

è un movimento giovane,
ambientalista,
di denuncia,
che parte dal basso.

Il suo inno infatti è un brano rap,
genere musicale in voga negli ultimi anni;
nelle strofe viene elencata parte del programma elettorale
(piste ciclabili, wi-fi libero, no Tav, ecc…),
e sempre nelle strofe,
oltre a farti sentire parte del progetto,
emergono propositi quasi bellicosi riferiti alla classe politica tradizionale
(“non si arrenderanno mai! Ma gli conviene? Noi neppure!”).

Il Popolo della Libertà:

è un partito vecchio
che si fonda totalmente
sul proprio leader politico.

L’inno non poteva essere differente.
Ha una melodia molto retrò
e con un testo completamente
incentrato sulla celebrazione
di Silvio Berlusconi.

Il Partito Democratico:

è inesistente,
proprio come il suo inno ufficiale.

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Non potreste mai immaginare
cosa ho sorprendentemente riscontrato
quasi sempre, su qualsiasi
forum o fanpage che visitassi
riguardo alla vicenda Sara Tommasi.

Di solito in questo paese
falso moralista
quando qualcuno di noto
si macchia di scabrosità
viene immediatamente
aggredito e offeso.

Così è avvenuto anche con la Tommasi.

Ma non come si possa ipotizzare,
sporadiche volte mi sono
imbattuto in prevedibili
frasi tipo “sei una troia”,
“fatti curare” e simili.

Il leit motiv delle ingiurie
si potrebbe sintetizzare in:
“vergognati, non sai fare nemmeno un pompino”,
postato da gente veramente inferocita per questo.
Giuro, cercate qualsiasi discussione
al riguardo e mi darete ragione,
tutti a rinfacciarle la stessa cosa.

Mi si è aperto un mondo davanti.

Ho capito per l’uomo quanto
importante fosse il sesso orale
e il motivo dei tanti
rapporti extraconiugali:

puoi avere accanto una donna
eccezionale in cucina,
che stira e lava a puntino
come una filippina,
perfetta matrona di casa
e madre impeccabile,
ma non sarà comunque mai
equiparabile a una che ti sappia
succhiare bene l’uccello.

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Tempo fa vi parlai della
“sfiga del colore giallo”.

Stavolta vorrei portarvi
a riflettere su quanto
non goda di buona sorte
anche il volto umano.

La faccia è il nostro
biglietto da visita,
spesso e volentieri veniamo
giudicati da essa,
la stessa nostra vita
può assumere pieghe diverse
a causa sua,
eppure non esiste parte
del nostro corpo
così colpita da imperfezioni.

Sono davvero tante,
andiamo ad elencarne qualcuna:

acne,
peluria sul volto,
screpolature,
herpes,
occhiaie,
calvizie,
forfora,
capelli bianchi,
alitosi,
denti gialli,
strane forme/dimensioni nasali,
ecc… ecc…

Uno potrà dire,
“eh vabbè, la faccia comprende
tanti elementi del nostro corpo,
e comunque è la zona più esposta”.

D’accordo, ma lo sono anche le mani,
e lì i peli sono moderati,
non cadono mai e
diventano bianchi in età avanzatissima;
inoltre le mani non conoscono né acne,
né forfora, e non hanno forme strane.

Il corpo umano è perfetto
sotto molteplici punti di vista,
però tutte ‘ste disgrazie condensate
nella medesima zona si potevano
allocare altrove, chessò, sul sedere.

Chi mai le avrebbe viste lì?

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Io e l’inglese litighiamo spesso.

Lo mastico abbastanza,
più per necessità che per passione,
e grazie ad internet cerco
di imparare ogni volta
qualche parolina in più,
che poi sistematicamente dimentico.

Sono duro di comprendonio, lo ammetto,
però anche l’inglese ci mette
del suo per mandarmi in confusione,
la nostra madrelingua ha tante lacune,
però almeno è chiara:
quando diciamo “mai” è mai,

non è che “mai” magicamente
significa anche “sempre”.

In inglese questo avviene,
ed anche google translate
va nel pallone.

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Il maschilismo della nostra
società ha radici antichissime,
è intorno a noi,
talmente radicato
da passare quasi inosservato.

La lingua di una nazione,
come asserisco da sempre,
dice molto sul popolo
che la utilizza.

Riflettete su quanto l’italiano,
con le sue espressioni,
con i suoi modi di dire
pone la donna in una condizione
di sudditanza rispetto all’uomo.

La donna è “il sesso debole”
(inferiore già in partenza),
però se dimostra di essere
sveglia e degna di rispetto
ecco che viene accostasta ad attributi
esclusivamente maschili
(ha le palle, è cazzuta, porta i pantaloni).

D’altro canto, l’uomo,
quando lo si vuole offendere,
è inevitabile l’accostamento alla donna,
ovviamente nell’accezione negativa
(è una femminuccia, è uno sfigato).

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Vedendo un film su un cavallo,
sono rimasto sorpreso
nell’apprendere che la femmina
del cavallo destinata
esclusivamente alla riproduzione
si chiami “fattrice”.

Che poi, riflettendo
sull’etimologia, puoi
sia fantasticare
che capirne un po’ di più
della nostra beneamata lingua.

Un uomo virile, dalla vita sessuale
frenetica, viene soprannominato
“stallone”, proprio di rimando
al vigore del cavallo maschio,
mentre una donna che viene
“posseduta” dall’uomo,
viene volgarmente etichettata
come “fatta”, “a quella me la sono fatta”.
Una femmina che si fa “fare”
ciclicamente è una “fattrice”.
Il suddetto termine
potrebbe derivare anche da fattore,
anche se, conoscendo il fallocentrismo
dell’italiano, non penso sia così.

Identico discorso
si potrebbe imbastire
per “battona”, che può derivare
dallo battere continuamente
la strada con i tacchi,
o, perchè no,
dal modo di dire
“me la sono sbattuta”,
anche se poi in questo caso
sarebbe stato più pertinente
chiamarla “sbattona”.

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Esistono colori fortunati,
come il rosso,
che viene subito associato
a cose belle:
l’amore, le rose, le fragole ecc…

e colori sfortunati,
il giallo su tutti,
che, fateci caso,
quasi sempre indica
qualcosa di negativo o sporco:

il cerume,
i denti dei fumatori,
il pus,
il muco,
le “caccole” del naso,
il colorito dei diabetici,
l’urina,
le croste della dermatite seborroica,
il formaggio con il suo cattivo odore,
ecc…

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E’ da circa un paio d’anni che,
grazie a una giocatrice che adoro,
mi sono avvicinato
alla pallavolo femminile.

Cominciamo a dire che
è tutt’altra storia rispetto
a quella maschile,
è molto più amatoriale, molto più giocata,
poca “violenza” (tiri forti)
e tanta tecnica ed errori.

L’atmosfera che si respira
nel volley è diversa da quella
a cui siamo abituati
noi italiani calciofili,
i soldi che girano sono pochi
e ne consegue che le giocatrici
non si atteggiano a dive,
ma siano sempre pronte
ad accorciare le distanze
tra loro e i fans.

Ad attestare ciò,
quasi ognuna di loro
ha un profilo pubblico su facebook
(non una fanpage, questo è importante)
dove invita i suoi tifosi ad aggiungerla,
oppure, altro gesto che mi ha colpito molto,
è quello che avviene nell’immediato
post-gara: gli spettatori
scendono dalle gradinate
e vanno a farsi una foto
con la loro beniamina
o a chiedergli un autografo
o semplicemente a scambiarci due chiacchiere.

Il volley è una filosofia di vita,
lo si avverte che chi lo pratica
ha ben pochi interessi
ed è mosso solo da un
profondo amore verso questo sport;
il “terzo tempo” che
conclude gli incontri,
piuttosto che l’abbraccio
che ogni giocatrice riceve
dalle compagne dopo un suo errore
dà proprio l’idea del senso
di unione e di buoni valori
trasmessi dalla pallavolo.

Una menzione particolare
va fatta a quella che
dell’attuale volley nazionale
ne è l’emblema: Eleonora “Leo” Lo Bianco.

Non mi è mai capitato
di vedere una simile (e bulgara)
venerazione per un’atleta.
Lei mette tutti d’accordo,
senza distinzioni di bandiere,
sarà forse perchè è stata per 7 anni
nel club più titolato e patinato
del Volley rosa italiano (Bergamo),
sarà che ha superato le 500 presenze in nazionale,
diventando l’italiana con più presenze
in qualsiasi squadra nazionale italiana,
sia maschile che femminile,
sarà che nel 2011 ha vinto un tumore al seno;
non so, sta di fatto che gli amanti
della pallavolo la vedono come
la Madonna in terra e, a qualsiasi asta
di beneficenza, fanno a gara
per assicurarsi un oggetto della “Leo”
(ho visto magliette e pantaloncini
essere battuti ad oltre 1000€,
quando per una pallavolista
della nazionale lo stesso
indumento viene aggiudicato a 2/300€).

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Le donne non finiranno
mai di stupirci,
sono piene di risorse,
e quando pensi di aver
scoperto tutto di loro,
cacciano prontamente
fuori qualcosa di nuovo
che non esiterà a farti ricredere.

Io ero arrivato
a comprendere che
quando devono posare
per delle foto di nudo,
non photoshoppate,
fanno in modo di farle
con le braccia alzate
così da sconfiggere
la forza di gravità
e apparire con un bel seno
scolpito e compatto:

già solo questa genialata
meriterebbe tutta la stima
di qualsiasi essere vivente.

Ma non si sono fermate qui,
si sono spinte ben oltre,
perciò capita fugacemente
di vederne qualcuna,
in mancanza di una scarpa col tacco,
camminare in punta di piedi.

E tu pensi:
“lo farà per apparire più alta”,
invece no! O meglio, non solo.
Col piede in quella posizione,
il muscolo della coscia
è in tensione, e il sedere
si tira magicamente un po’ più su.

Fantastiche.
Semplicemente, fantastiche.

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Come non condividere
il modus operandi di Andrea Perone
(l’ex signor Ferilli, ricordate?).
Lui ogni tot anni,
quando cioè l’usura (l’età) avanza
e gli sta per scadere il periodo di garanzia,
sostituisce la propria donna
con un’altra più giovane e fresca
(chiamatelo scemo).

Nel 2005 si separa dalla Sabrinona nazionale,
allora 40enne,
per fidanzarsi con Sara Varone,
allora 31 enne.

Poi nel 2007 molla la 33enne Varone,
per la 30enne Cecila Capriotti (ora 35enne),
con cui fa coppia fissa ancora oggi.

Visto l’andazzo, tutto lascia
presagire che la Capriotti durerà al massimo
altri 2 anni e poi verrà
inesorabilmente sostituita
con un’altra giovane 30enne.

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É da un po’ che ci penso:
Barack Obama passerà alla storia.

No no, non per essere
stato il primo presidente
americano di colore,
e nemmeno per le sue idee
apparentemente rivoluzionare
o per il suo celebre “yes, we can”.

Obama passerà alla storia
per essere stato il primo
premio Nobel per la pace
ad aver avviato una guerra.

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Donne e Tintura

Le donne con l’avanzare
degli anni schiariscono
sempre più
il colore dei cappeli:

con una tinta chiara
la ricrescita bianca
si nota di meno.

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E’ mia consuetudine
non prendermi mai niente
quando un amico vuole
offrirmi qualcosa al bar,
un po’ perchè non la desidero,
un po’ perchè non voglio
fargli spendere soldi
e un po’ perchè le cose
sono abituato a conquistarmele
da solo, mai niente di regalato.

Ultimamente ho capito
(grazie alla reazione
piccata di uno di questi amici)
però di cadere sempre
in una scortesia.

Rifiutando un banale caffè
(che tra l’altro non prendo già di mio…)
è come se si stesse disprezzando l’altro
e quello che ha da offrirti,
una sorta di rifiuto alla condivisione,
alla comunione con lui,
è un prenderne le distanze,
non sedersi alla tavola
che egli ha imbandito apposta per te.

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Gli stolti si ammazzano
per avere “My Sky”,
a prezzi anche proibitivi,
pensando sia un prodotto
esclusivo e all’avanguardia.

I dvd recorder con hard disk
e digitale terrestre integrato
fanno la medesima cosa
del decoder griffato Sky
ma nessuno lo fa uscire fuori.

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Ci si chiede spesso
perchè se un uomo
abbia uno spiccato
lato femminile al punto
da voler modificare
il proprio corpo,
decida di diventare una trans
e non una donna
(almeno esteticamente).

La questione è complessa,
punto primo, per quanto
sia “rifatto” bene un uomo
non potrà mai confondersi
con una donna, e in quei rari
che nella gioventù ci riesce,
con la vecchiaia tutto
inevitabilmente emerge.

Punto secondo (e fondamentale),
una trans difficilmente
verrà assunta per un lavoro onesto,
quindi l’unica fonte
di sostentamento che le resta
è la prostuzione
e diventare “donna”
risulterebbe controproducente:
i clienti di una trans
non sono omosessuali,
ma persone in cerca di “trasgressione”,
una trasgressione
che non vogliono da un uomo,
ma nemmeno da un uomo
evirato e con le tette di plastica
(altrimenti preferiscono una donna al 100%).

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Quando si è a cena fuori in gruppo,
la parte comica arriva sempre
al finire della bottiglia dell’acqua:
lì è possibile ammirare
gente che bagna leggermente
il proprio bicchiere
pur di non versarsi
del tutto le 4 gocce
rimaste sul fondo.

Ciò avviene non certo come forma
d’altruismo verso l’assetato
dell’ultimo momento,
bensì perchè ci si disturba
a chiamare il cameriere
per farsi portare
una nuova bottiglia.

La patata bollente
la si preferisce quindi
passare a un altro,
al più disperato,
a quello che proprio
non ne ha potuto fare
a meno di dissetarsi:
“hai voluto bere per ultimo?
Adesso allora paghi pegno!”.

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