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Posts Tagged ‘amici’

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Non rimpiangere ciò che è stato
se nel tuo passato ci sei stato bene.

Quante volte i nostri genitori
ci hanno detto
“non continuare a comportarti così,
stai bruciando i tuoi anni migliori”.

Se ti fa stare bene restare a casa
piuttosto che uscire con gli amici,
non ti devi sentire in colpa,
perché non si spreca mai del tempo
a fare ciò che ci rende felici.

Se invece preferisci investire
più tempo con gli amici,
invece di curare i rapporti familiari,
fallo!
Non lasciarti condizionare da discorsi tipo
“quando non ci saranno più i tuoi genitori
vorresti aver condiviso più momenti insieme”.

Non esiste una felicità assoluta,
ciò che a te fa star bene,
a me può risultare indifferente.

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Ci è piaciuto per anni prendere
per il culo la Cina, con i luoghi comuni,
ancora oggi persistenti,
dei cinesi produttori
di roba nociva,
scadente e fatta dai bambini.

Adesso sono la prima economia del mondo
e ci stanno comprando pezzo dopo pezzo:
Berloni, Pirelli, Krizia e Tacchini i brand più famosi.

Se nel tempo trasferisci capitali e,
soprattutto, conoscenze ad altri
è normale che questi prima o poi
si riorganizzino
facendoti concorrenza
con costi minori
fino ad affossarti.

Prima gli unici cinesi che vedevi nel commercio
erano quelli del
“pollo flitto, gelato flitto, tutto flitto”
presenti in qualche sparuto ristorante,
adesso ci hanno invasi alla pari dei centri scommesse,
vedi negozi, con quelle caratteristiche lanterne rosse
esposte fuori, ad ogni angolo delle strade.

L’ilarità e i luoghi comuni
hanno da sempre accompagnato
anche un altro popolo, quello albanese.
Negli anni ’90 gli albanesi erano i morti di fame
che venivano in Italia col gommone
per poi finire a rapinare ville.

Adesso, manco a dirlo, l’economia
albanese è in ascesa e anche loro
hanno cominciato a offrire
lavoro agli italiani
(Agon Channel, Pavia Calcio).

Loro a noi.
In meno di 30 anni.
Come cambia il mondo.

Riflettete, lo vedete più
un albanese per strada a mendicare?
Sentite più una notizia di cronaca nera
che riguarda un albanese?

Ne ospitiamo tanti,
ma davvero tanti
nella nostra nazione,
sono perfettamente integrati nella società
e ricoprono posizioni lavorative solide.

Se ciò è avvenuto lo si deve anche alla tv,
la tv crea e disfa nemici.
Se prima quelli da cacciare erano loro,
adesso lo sono diventati i disperati africani
di “Mare nostrum”.

Gran parte del merito televisivo
riguardante la riabilitazione dell’albanese
lo si deve ad “Amici” che lungo gli anni
ha strizzato molto e con simpatia l’occhio
a questo popolo, mostrando agli italiani
che gli albanesi non erano quelli
che mendicavano per strada o rapinavano ville,
ma gente dotata di disciplina ed arte:
Kledi Kadiu, Leon Cino, Anbeta Toromani.

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Investire in Amici

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Gli amici sono un investimento
di tempo e denaro.

Quelli storici, tendenzialmente,
li acquisiamo durante il periodo
scolastico, dove siamo obbligati
a sostare 30 ore a settimana
nello stesso posto, per 16
e passa anni della nostra vita.

Poi ci sono quelli che acquisiamo
i sabati sera, nelle discoteche,
nei pub o in qualsiasi altro
centro di aggregazione,
che comportano sia un impegno
di tempo (per raggiungere quel luogo)
che di denaro (per poter stare in quel luogo).

Infine troviamo gli amici
di lavoro, di cui si potrebbe
ripetere lo stesso discorso
fatto per gli amici di scuola.

Non solo gli amici di “serata”
prevedono una disponibilità monetaria,
anche gli appartenenti al primo
e al terzo gruppo necessitano
di impegni economici (uscite, regali, ecc…)
che permettono di rinsaldare e mantenere i rapporti,
altrimenti resterebbero confinati
come “compagni” i primi,
e “colleghi” i secondi”.

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Mi sono sempre chiesto
cosa spinga un figlio
abbandonato o malmenato
dai genitori,
a voler cercare di recuperare
a tutti i costi quel rapporto.

La risposta che mi sono dato
è che chiunque di noi
ha bisogno della certezza
che qualsiasi cosa facessimo,
giusta o disastrosa,
ci sarà qualcuno nel mondo
pronto ad amarci.

La famiglia è il punto
di riferimento per eccellenza,
un posto dove trovare rifugio.
Gli amici e gli amori passano,
per quanto possano diventare
“intimi” negli anni,
resteranno pur sempre degli estranei
o comunque dei familiari acquisiti
che per qualsiasi incomprensione
non esiteranno a girarti le spalle;
del resto, prima di incontrarti,
vivevano ugualmente bene.

I genitori invece no,
sono parte di te.
Senza voler entrare nei singoli casi,
dal loro ruolo, almeno teoricamente,
ci si aspetta estrema
comprensione e fedeltà.
Quando viene a mancare
questo sicuro appiglio familiare,
che altrove invece vedi esistere,
ti scopri solo e cerchi in ogni modo
di averne uno anche tu,
sebbene in cuor tuo
sai che non avrà mai
la stessa valenza di quello altrui.

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I rapporti su Facebook
mi danno sempre più l’idea
di una “sveltina”.

Vi trovate in un locale,
adocchiate una che vi piace,
le offrite qualcosa da bere
e, se lei accetta le vostre
avances, in men che non si
dica le aprite le porte
della vostra casa,
fate quello che dovete fare,
ma dal giorno dopo lei
non deve avanzare chissà
quali pretese, aspettarsi
che le telefoniate e robe varie,
è un discorso che è
iniziato e finito lì,
eventualmente lo riprenderete
quando ne avrete voglia,
ma sempre in maniera occasionale.

Facebook è identico.

Ti vedo tra gli amici
consigliati, o tra i commenti
fatti ad amici comuni,
ti conosco di vista,
come persona non mi dispiaci,
ti offro la richiesta di amicizia,
se l’accetti e mi fai entrare
nel tuo profilo, scambiamo giusto
due chiacchiere di cortesia
ma non dovrai aspettarti
chissà che dal giorno dopo,
tornerò a parlarti o
a commentarti quando
ne avrò voglia,
se ne avrò voglia,
altrimenti per me puoi
anche restare a marcire lì.

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Amici: Idoli Stagionali

La cosa che, detestandola,
non mi ha mai spinto
a guardare “Amici” è
il vedere ragazzine
infoiate strapparsi
capelli e vesti
per ragazzini/e
come loro che fino
a pochi mesi prima
nessuno si cagava,
ma che ora, solo
sulla base di una
comparsata in tv,
si trasformano improvvisamente
in idoli da venerare.

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I rapporti conflittuali
tra parenti sono normalissimi
(dell’idealtipo familiare del Mulino Bianco
ne si ha traccia soltanto in tv),
come del resto sono normali
anche le liti e le
incomprensioni tra amici.
 
La differenza tra i due è che
gli amici te li scegli in prima persona
dopo un’accurata selezione
e, casomani te ne scappasse qualcuno
“sbagliato”, al giro successivo
lo taglieresti fuori,

mentre i parenti
te li ritrovi …
ed estrometterli dalla tua vita,
per quanto tu voglia,
non è compito semplice.

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Le donne sono dotate
di una sfacciata paraculaggine,
oltre ogni limite.

Le corteggi come fossi
Cyrano de Bergerac,
dandole il meglio di te stesso,
loro lusingate sembrano gradire
fino a quando poi inspiegabilmente
ti rifilano il due di picche.

Vai in escandescenza
e decidi di troncare il rapporto
ma le megere è proprio
lì che calano il loro
consueto asso nella manica:
“Non volevo arrivare
a questo… RESTIAMO AMICI”.

… e a te viene
il latte alle ginocchia.
Ma amici de che?
Cosa me ne faccio
della tua amicizia?

Inoltre non avrebbe senso
essere amici, lei non vuole
perdervi sulla base delle
premure e delle piccole attenzioni
che le riservavate,
una volta rifiutati,
quelle attenzioni non sarete
più disposti a dargliele
e di conseguenza verrebbero
meno i motivi che la legavano a voi:

meglio troncare netto
e farvi ricordare in modo positivo
invece che continuare
per lasciar scivolare lentamente
quel bel rapporto in una
reciproca indifferenza.

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Amicizie Impossibili

Un uomo non può essere amico
di una donna che lo attrae,
levatevelo dalla testa.

L’amicizia tra persone
dello stesso sesso può avvenire,
è rara ma può avvenire,
affinchè avvenga è necessario
però che sia disinteressata,
oserei quasi dire “superficiale”.

Il concetto è semplice:
l’uomo tende ad “accoppiarsi”,
inteso non come mero atto sessuale,
ma proprio come formare una “coppia”,
e una coppia oggigiorno, ancora per poco,
è rappresentata dal maschio + la femmina,
maschio + femmina che si piacciono.

Gli amici sono persone che ci piacciono,
altrimenti non sarebbero nostri amici,
e visto che pur se ci troviamo bene
non ci sogneremmo mai di formare una coppia
con un amico del nostro stesso sesso
(semplicemente perchè non la riteniamo una “coppia”)
non possiamo sostenere lo stesso
per un amico di sesso opposto.

Quindi, premesso che se una è nostra amica/o
è perchè caratterialmente ci piace,
e aggiungendo che spesso ci piace anche fisicamente,
o, al limite, non ci disgusta (altrimenti non l’avremmo voluta come amica/o)
è normale, normalissimo, cercare di più da quel rapporto.

Poi vabbè, esco pazzo quando
sento quelle che liquidano
una dichiarazione d’amore con:
“non voglio rovinare la nostra amicizia”,
o, peggio ancora, “ti vedo solo come un amico”.

Lì ti verrebbe naturale risponderle:
“Ma brutta stronza, dimmi che non ti piaccio,
non te ne uscire con ste cazzate,
perchè comunque da ora la nostra amicizia è rovinata,
e se preferisci scoparti uno che ti fa sangue
piuttosto che stare con uno che ti fa star bene
per me sei stata una falsa
e, da oggi, sei anche una sgualdrina,
ergo, non mi meriti più: Addio.”

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Un genere che ha riscosso successo
è senza ombra di dubbio la “telescuola”.

All’esordio di programmi tipo Amici o X-Factor
si videro professori e alunni destreggiarsi
in aule riprodotte quanto più fedelmente
possibile a quelle scolastiche.
Ma essi si comportavano solo all’apparenza
come insegnanti e come alunni:
in realtà erano teleinsegnanti e telealunni.

Non erano quindi come in genere
sono quando sono loro, nella loro quotidianità;
ma erano come tutti coloro che,
quando si trovano davanti a un pubblico che li guarda,
si comportano in una particolare maniera.
Essi sapevano di avere mille occhi addosso e ne traevano,
consciamente o inconsciamente, determinate conseguenze.

Lo sguardo altrui condiziona in maniera
inevitabile il comportamento dell’uomo,
questo fatto è proprio, non della televisione,
ma della vita umana in quanto tale.

Già nel 1909, Cooley (1864 – 1929), noto psicologo sociale,
con la sua teoria “dell’Io riflesso”
sosteneva che noi siamo come gli altri ci vedono,
cioè in base gli stimoli che mandiamo all’esterno
ricaviamo dei feedback positivi o negativi
che ci permettono di conformarci ai comportamenti
che la società si aspetta da noi;
ne consegue quindi un’identità umana frutto
di queste continue interpretazioni di feedback.

Gli alunni della telescuola hanno un contegno;
misurano i gesti; sono perfettamente educati,
buoni per definizione, paralizzati da un’invisibile disciplina
imposta loro da milioni di telespettatori.

In questo contesto decoroso può succedere
che schizzi però fuori il telealunno ribelle
che infiaschiandosene delle regole e del buongusto
mandi a quel paese il teleinsegnante e,
incredibilmente, questa variabile impazzita ti vince il programma
(vedere Marco Carta in Amici del 2008).

Il pubblico col passare degli anni ha mostrato
evidenti segni di stanchezza verso questo falso perbenismo,
ed ha finito per premiare non tanto il più bravo,
ma il più vero, quello che cioè,
lungo tutto il percorso televisivo,
ha finto meno rispetto agli altri o, al limite,
è riuscito a farlo credere meglio.

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Spesso siamo portati a cercare solo una statua di cera
da esibire con orgoglio ad amici e conoscenti,
bella da guardare e basta, stop,
come una scultura di Michelangelo
ma completamente priva di contenuti.

Quando riusciamo poi a conquistare
cotanta bellezza per scoprire
che in realtà non è ciò che desideriamo,
le alternative che ci si prospettano sono tre: 

1) Ammettiamo l’errore,
salutiamo, e togliamo il disturbo
(davanti a un bel partner, pochi matengono questa onestà).

2) La teniamo per sesso,
perchè infondo fa indiscutibilmente sangue,
ma un rapporto fondante solo su tali basi
alla lunga stanca e una volta passato lo “sfizio”,
cercheremo altra “carne fresca”.

3) Inventiamo qualità che non ha,
vedendole solo noi:
è l’alternativa più terribile,
al risveglio, anche la più dolorosa…

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Mio nonno quando voleva sentire mia nonna le spediva una lettera a casa.
Mio padre quando voleva sentire mia madre le telefonava dalla cabina.
Io quando volevo sentire la mia donna la chiamavo sul cellulare.
Mio nipote quando voleva sentire le sue amichette le contattava su Msn.
I ragazzini di oggi (e di domani) quando vorranno sentire le loro conquiste utilizzeranno Facebook.

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Vita di Paese

Nei piccoli paesi aumenta
la possibilità di instaurare amicizie
perchè i luoghi di ritrovo sono pochi,
di contro diminiusce drasticamente
il livello personale di privacy.

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L’Amore in tutti i luoghi e in tutti i Laghi ?!?!

‘O Famo Scanu !

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