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Posts Tagged ‘bambini’

https://i0.wp.com/www.toyssale.it/wp-content/uploads/2011/10/tartarughe-ninja.jpg

I cartoni animati di oggi,
la principale fonte di educazione dei bambini,
mi lasciano sconcertato,
sono sempre più convinto
che sarebbe interessante
farci sopra una ricerca sociologica
per capire come si sono evoluti nel tempo:
non ne viene risparmiato nessuno
da questa ondata di aggressività.

Prendete le tartarughe ninja,
io quando ho visto la “rivisitazione in chiave moderna”
sono rimasto senza parole.

Appurate voi stessi la netta
differenza sia visiva che comunicativa.

Nella prima foto, le mie tartarughe ninja,
erano sorridenti, tondeggianti,
davano l’aria di essere quattro
adorabili cialtroni.

Nella seconda foto, le tartarughe di oggi,
ci troviamo di fronte a dei personaggi
completamente stravolti e diversi,
lineamenti spigolosi, mancanza di pupille
a incutere timore e un fare bellicoso.

Stiamo crescendo i nostri
figli nella violenza,
e ce ne accorgeremo solo tra 20 anni,
quando la restituiranno
al mondo con gli interessi.

https://i0.wp.com/www.spaziofilm.it/images/cinema/news/2012/2/55478/liebesman_per_le_tartarughe_ninja.jpg

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http://www.babylandiabari.it/polopoly_fs/1.8224651.1330072012!/httpImage/img.JPG_gen/derivatives/landscape_490/img.JPG

Vi sarà capitato di fare un giro
nei centri commerciali,
o in quei grandi ipermercati
come Carrefour, e passare
per il reparto giocattoli.

A me piace tantissimo,
lo trovo un modo per aggiornarmi
sulle nuove diavolerie
per bambini e per cercare
di capire in che direzione
stiamo andando da un punto
di vista educativo.

La cosa che però più
mi colpisce è il costo
di ogni singolo aggeggio.

La stronzata più futile
e misera te la fanno
pagare 20 euro.

Penso che quello
dei produttori/commercianti
sia un atteggiamento meschino.

Fanno leva sul fatto
che per un genitore
negare un sorriso al
proprio figlio è straziante,
se gli cerca qualcosa,
fa di tutto per comprargliela,
costi quel che costi.

I produttori che si rivolgono
a un target adulto,
non possono far pagare
300€ un comune orologio,
perché l’adulto ha la razionalità
di non comprarlo e di cercarne uno simile.

Il bambino invece no,
vuole l’orologio di Ben Ten da 70€,
e basta, non puoi dargliene
un altro che costa meno e
che magari è anche più bello.

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https://i0.wp.com/bambini.guidone.it/wp-content/uploads/2012/08/bimbaigiene.jpg

L’igiene personale
non è un bisogno primario.

Potremmo farne volentieri
a meno se non dovessimo
entrare in contatto ogni giorno
con il resto della società.

Siamo portati a lavarci
come forma di rispetto
nei confronti degli altri,
quando cioè acquisiamo la consapevolezza
che il nostro corpo
può essere addirittura utilizzato
come strumento da qualcuno diverso da noi,
ad esempio, in un rapporto sessuale.
Da single curiamo meno il nostro aspetto,
da “impegnati” invece ceretta sistematica,
pelle profumatissima e capello perfetto.

Il bambino non vuole lavarsi,
la sua prerogativa è giocare,
inizia a prendersi cura di sé
in età adolescenziale,
quando capisce che deve fare i conti
non solo con ciò che vuole lui,
ma anche con le aspettative
che gli altri hanno su di lui.

Il barbone non ti chiede una doccia,
ma dei soldi per poter mangiare,
vive in solitudine e
non ha alcun interesse a farsi
trovare pulito e profumato
per un’eventuale interazione.

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“Ti lascio una canzone”,
in nome degli ascolti
che comunque latitano,
quest’anno si è evoluto
in una sorta di spietato
“X-Factor Baby”.

Eppure alla presentazione
avevano cercato di addolcire
la pillola:

“nessun bambino verrà eliminato, nessuna eliminazione cruenta”.

Mej cojoni.
L’eliminazione non sarà cruenta,
ma le parole dei giudici sì.

Innanzitutto trovo
aberrante la competizione
tra bambini, in qualsiasi contesto,
particolarmente quello televisivo,
ma forse il problema sta a monte:
i bambini non dovrebbero proprio
stare in tv ad atteggiarsi a piccoli divi,
spinti dalle lucrose famiglie,
un posto più adeguato
è di sicuro  la loro cameretta,
in mezzo ai libri e ai giochi.

Sarò anche all’antica,
ma resta il fatto che è inammissibile
far salire un bambino
che non ha ancora la giusta tempra
né i mezzi per difendersi,
sopra un patibolo
per sottoporlo a
delle critiche eccessive
(per quanto giuste).

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Ricordo che da bambino
dovevo restare a scuola
fino a tadi per poi
correre di corsa a casa
se volevo fare in tempo
a guardare i cartoni
su Italia 1.

Oggi questo sembra
preistoria.

I bambini possono accedere
ai cartoni animati
a qualsiasi ora del giorno
e su una miriade di canali,
così facendo i loro
“idoli” non sono più
i nostri Sailor Moon
od Holly e Benji,
ma i “Ben Ten” trasmessi su “Boing”:
impensabile fino a 5 anni fa.

La massiccia offerta
e fruzione di cartoon
sta però producendo
un rincitrullimento del bimbo,
che ora non ha più tempo
di piangere, lamentarsi,
giocare, tirare fuori il carattere.

Appenna azzarda un minimo
capriccio, viene piazzato
davanti al televisore dal genitore
pur di non sentirlo,
per poi andarselo a riprendere
la sera, quando è ora di cena.

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Puntuale, dopo ogni
qualsivoglia sciagura,
la sottolineatura dei TG
sul se ci siano o meno
bambini coinvolti.

Ma perchè il bambino
non può morire mentre
l’adulto sì?

Oppure è più importante
la vita di un bambino
rispetto a quella
di qualsiasi altro uomo?

I soliti sporchi trucchetti
dei giornalisti per far
presa sul telespettatore
e fidelizzarlo alla notizia.

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L’affidamento congiunto
è una barbarie.

I bambini vengono
presi e spediti
ogni tot giorni
come pacchi postali
da una casa all’altra.

Ciò comporta una totale
instabilità nel minore:

due famiglie,
due camerette,
due raccolte di giocattoli,
due stili di vita,
due alimentazioni,
ecc… ecc…

Senza poi trascurare
l’imbarazzo provocato
ai nuovi partner dei genitori
che si ritrovano in casa
dei figli non propri
da accudire amorevolmente
e che gli condizionano
la quotidianeità.

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La vita di un essere umano
è parabolica:
parte nell’infanzia,
tocca il suo vertice
massimo durante l’età adulta
per poi tornare al suo stato
iniziale con la vecchiaia.

Bambini e Anziani,
nonostante la differenza anagrafica,
hanno le stesse caratteristiche,
esigenze e necessità:

Non si vogliono lavare,
sono ingenui,
indifesi,
spesso cattivi,
hanno bisogno di qualcuno
che li pulisca e gli dia da mangiare,
si ammalano facilmente,
combinano pasticci,
ecc… ecc…

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Conoscete il fanciullesco gioco
“Sasso, carta, forbice”?
Impossibile che da piccoli
almeno una volta non c’abbiate giocato.

Bene, sostituite questi
tre elementi con “Soldi, Bellezza, Savoir faire”
ovvero le cose che permettono
di conquistare la “donna media”.

Le combinazioni che ne scaturiscono sono:
Soldi vs Bellezza
Soldi vs Savoir faire
Bellezza vs Savoir faire.

Divertitevi ora a ipotizzare cosa, per voi,
esce vincente da questi scontri.
Naturalmente vi dico la mia,
ma ho una pessima concezione
della “donna media” e quindi non fa testo:

Soldi, Soldi, Bellezza.

Pur riconoscendo che il
“savoir faire” a volte fa miracoli.

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Da qualche anno a questa parte
c’è stata la riscoperta
del mercato dei giovanissimi.

Il motivo è semplicissimo:
faccio un prodotto per adulti?
Lo comprerà solo l’adulto interessato.

Faccio un prodotto per bambini\ragazzini?
Lo compreranno i bambini e i genitori.

Esempio:
A vedere un cartone animato al cinema
non ci va il bimbo da solo (1 biglietto),
ma accompagnato dai genitori (3 biglietti).

Stesso discorso per i concerti
che si rivolgono a un target giovanile,
come quelli dei Tokio Hotel,
ad ascoltarli va il figlio e un genitore,
a volte anche l’altro,
e ben che vada appresso si portano
pure il fratellino minore non sapendo dove lasciarlo
(4 Biglietti invece di 1 solo).

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Quando cercate facili ascolti,
gettate i bambini nella mischia.

Lunedi: I Cesaroni
Martedì: scoperto
Mercoledì: Ti Lascio una canzone
Giovedì: Chi ha incastrato Peter Pan
Venerdì: Io Canto
Sabato: C’è Posta per te
Domenica: scoperto

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La famiglia impone la propria dittatura
sui figli fino al compimento dei 14 anni,
ovvero fino a quando l’universo di questi ultimi,
con l’innesto nelle scuole superiori,
si allarga oltre ai parenti e ai genitori.

Dopo urge necessariamente un cambio di strategia
e l’approdo a una “democrazia moderata”,
fondata sul dialogo e la comunione di intenti.
Si rischierebbe altrimenti di continuare
a far germogliare rancore nei figli
con il conseguente abbandono degli stessi
e il presagio di una vecchiaia in solitudine.

Non serve ritenere di aver preso quella
determinata decisione “per il loro bene”,
convinti di “agire nel giusto”,
perchè le persone sono diverse,
e quello che è giusto per il genitore
può non esserlo per i figli.

Del resto nessuno deve avere
la presunzione di sapere cosa è giusto
o meno per un altro, perchè per quanto
ne si ha conoscenza, non si possono
cogliere tutte le sfumature
di una vita non propria.

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Dei bambini mi ha sempre affascinato
il loro non portare rancore ai genitori.

Da adulti quando qualcuno ci
manca di rispetto o,
peggio ancora, ci picchia,
lo detesteremo a morte per la vita.

Nei bimbi questo stranamente non accade.
Che essi vengano sgridati o picchiati,
in un primo momento hanno una reazione
spontanea, ovvero scagliarsi contro
il proprio genitore con il pianto e,
in alcuni casi, con le mani.

Successivamente, finita la sfuriata,
tornano sui loro passi, sorridendo
come se nulla fosse accaduto,
come se il genitore che l’attimo prima
gli aveva causato dolore e rabbia
si fosse tramutato nella fata turchina.

Stimolante sarebbe capire
se lo fanno perchè “innocenti”
(termine abbastanza vago),

perchè “obiettivi”
(capiscono i loro sbagli),

o perchè “furbi”…
(i due rompipalle gli servono ancora).

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I genitori di solito si giustificano
rispondendo che danno il cellulare al figlio ancora piccolo
per poter stare più tranquilli quando si trova in giro,
quando non lo possono controllare direttamente,
cioè quando non è a portata dello sguardo del genitore,
così essi placano la loro ansia.

Ma in realtà l’ansia del genitore, attraverso l’abitudine continuata
alla facile reperibilità del figlio aumenta invece che diminuire,
perché basta che il figlio non risponda alla chiamata
che subito si pensa ad una catastrofe.

Lo stesso si può dire del figlio che si abitua
ad avere un genitore sempre a disposizione
ovunque si trovi e in qualunque momento, 24 ore su 24,
così succede che non impara mai a essere solo di fatto.

E poi ci si chiede come mai aumentano
gli attacchi di panico tra gli adulti e gli adolescenti.

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I Cartoni con cui prima crescevano i bambini erano:
lady oscar, sailor moon, candy candy,
mila e shiro, holly e benji.

Oggi li allevano con spongebob, i griffin,
south park, gormiti, dragon ball.

Poi ci si meraviglia che escono degli sbandati, dei violenti o degli “emo”.

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Ci lamentiamo della troppa violenza
che circola in giro ai giorni nostri,
poi compriamo ai nostri figli già da piccoli
la pistola e il coltello di plastica
per insegnargli ad essere un piccolo Rambo.

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Padre

 

Uno dei più bei complimenti
che si può ricevere da una donna:

“Voglio che tu sia il padre dei miei figli, dei nostri figli”

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Maternità

Maternità non significa penalità,
ma il valore aggiunto di una Donna.

Come si fa a non voler bene a un bimbo?

Come si fa a non voler bene al bimbo della donna che si ama?

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