Perdonatemi,
questo sarà un momento
di pura autocelebrazione.
Circa 3 anni fa scrivevo
(QUI le prove, carta canta!)
che la D’Urso stava sempre
più cercando di ricalcare
le orme della potentissima Oprah Winfrey,
facendo di sé stessa un brand
spendibile su più fronti.
Infatti, proprio come Oprah,
si era data alla recitazione,
scriveva su un blog
e aveva pubblicato libri
per “migliorare le nostre vite”.
Inoltre, da qualche anno
a questa parte, è anche presentissima
su twitter per avere un filo diretto
con i propri seguaci (più che fan).
Però mancava ancora qualcosa
per non essere da meno ad Oprah:
una rivista tutta sua.
L’ha fatta, venerdì scorso l’ha fatta!
Svergognata com’è,
non si è impegnata neanche
più di tanto per distanziarsi
da quella della sua più illustre collega,
anzi, sembra proprio che ne voglia
essere un rimando sfacciato,
sin dal titolo, semplicemente “B”,
come lo è “O”. Ma se la “O”
di Oprah è un marchio inconfondibile
visto la rarità di nomi
che iniziano con questa vocale,
non si può certo dire lo stesso
della “B” di Barbarella nostra.
Per non parlare poi del layout grafico,
un chiaro copia e incolla
senza troppi patemi.