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Posts Tagged ‘calcio’

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Ho imparato che in Italia
si può scherzare su tutto,
meno che su tre cose:

calcio,
politica,
religione.

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Il Terzo Portiere

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Da bambini, solitamente il sogno comune
dei maschietti è quello
di diventare un calciatore.
Io da piccolo non avevo questo sogno,
ho iniziato ad averlo solo ora,
in età adulta, ma non voglio
diventare un calciatore qualsiasi,
io farei carte false per essere
il terzo portiere di una squadra di calcio.
Una qualunque, sceglietela voi.

Per cominciare, il terzo portiere
non deve essere un fenomeno,
tanto c’è più probabilità di vedere Gasparri
a un concerto di Fedez
che lui schierato titolare e,
se malauguratamente i portieri che lo precedono
si dovessero fare male contemporaneamente,
la società pur di non metterlo
in campo correrebbe a comprare un nuovo portiere.
Nonostante ciò,
lui mai una polemica, anzi,
accetta tutto di buon grado.

Lavora soltanto 9 mesi all’anno,
e per “lavoro” si intende
essere pagato per allenarsi inutilmente e,
come se non bastasse,
quando gli passerà la voglia di farlo,
ha pure il privilegio di andarsene
in pensione molto prima dei 40 anni.

La domenica mentre la sua squadra sta in campo
a sputare sangue e a beccarsi gli insulti dei tifosi,
lui puoi trovarlo comodamente in famiglia
a mangiare il ragù o,
se proprio gli va male, allo stadio,
rigorosamente in tribuna vip, col Martini in mano.
Se la squadra alza trofei,
i trofei li avrà vinti anche lui;
se la squadra fa piangere,
nessuno gli punterà il dito contro.

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Nella vita di un vip
arriva un momento che ne decreta
la caduta dall’Olimpo:
lo spot autolesionista.

Non mi spiego come sia
possibile che un responsabile immagine
possa consentire
certi autogol clamorosi,
consigliando al suo assistito
di fare da testimonial a prodotti
poco lusinghieri.

Prendete Cristiano Ronaldo, CR7,
pare scolpito da Michelangelo,
un fisico da culturista sotto
un viso da attore hollywoodiano,
pieno di soldi, di figa,
oltretutto a calcio è il più forte,
non ha un cazzo di difetto,
tanto che inizi a pensare
che non scorreggia, ma caccia aerosol dal culo.

Come fai a rovinare l’immagine a uno così?
Semplice, facendogli fare la pubblicità
di uno shampoo antiforfora.

Ronaldo, quello che viene immortalato
sui tabelloni 6×3 di Armani
con un pacco enorme in bella mostra,
quello che quando suda non emana tossine,
ma Acqua di Giò,
Ronaldo, quello che adesso tutto
il mondo saprà che appena
scuote la testa fa venire subito Natale.

Per le donne invece la morte mediatica
arriva con una pubblicità comune a molte di loro:
quella della tintura per capelli.

Lo voglio capire per Sabrina Ferilli,
50 anni, te lo immagini che abbia i capelli bianchi;
ma Elisabetta Canalis, che di anni ne ha 36,
anche lei con un seguito sconfinato
di adolescenti che presidiano il suo profilo
Instagram con una sola mano,
che motivo ha al mondo di comunicare
che s’è fatta vecchia e si deve tingere?
Non ha senso sputtanarsi così.

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Il Fanatismo Calcistico

Mi fanno tristezza
i fanatici del calcio.

Mi chiedo come si possa
soffrire o gioire
in base ai risultati
di una squadra che,
nella maggior parte dei casi,
non è nemmeno quella della
città in cui si è nati.

Tu ti scanni al bar,
spendi i tuoi guadagni
per comprarne
il merchandising
e ti fai il sangue amaro
quando perde,
mentre lei non sa
nemmeno che esisti.

La cosa che più mi scandalizza
è che questi tifosi
“di provincia”, quelli
che tifano per le big
del campionato pur non
vivendo in quelle città,
si dannano per arricchire
realtà che non sono proprie
e di cui non godranno mai.

Mi spiego meglio.

Se ogni italiano tifasse
per la squadra della propria città,
juve-milan-inter non sarebbero
così forti e probabilmente
in serie A potremmo vedere
realtà finora ai margini,
tipo il Monza, per fare un esempio.

I tifosi del Monza,
invece di portare i soldi
nelle casse del Milan,
facendo così del bene alla città di Milano,
potrebbero abbonarsi al Monza,
spingerlo in A,
e godersi quotidianamente
i benefici che ne deriverebbero
dal vivere in una città
che ha una squadra nella massima serie.

Invece no, al tifoso, alla fine,
conviene la strada più semplice
e continuerà a tifare
per la big di turno,
in maniera oltretutto accesa,
perché, come dicevo tempo fa,
le partite sono le odierne guerre,
uno dei pochi modi che il maschio
ha per prevalere sull’altro.

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Quello che avviene
nel calcio italiano
è uno dei tanti nonsense
a cui il nostro paese
ci ha abituati.

Le squadre lottano
un’intera stagione
per ottenere un posto
in classifica utile
a qualificarle per le
competizioni Europee.

Una volta ottenuto,
in quella competizione
europea tanto bramata
l’anno prima,
schierano le riserve
dando precedenza
al campionato e alla sua lotta
per le competizioni europee.

Si può essere talmente stupidi?

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Mi affascina da sempre la figura
del commissario tecnico
della nazionale di calcio italiana;
non mi riferisco esclusivamente all’attuale,
ma a tutti, quelli che ci sono stati
e quelli che ci saranno.

I media nazionali riescono
a far diventare un uomo
che fino a pochi mesi prima
contava poco o nulla,
una sorta di Dalai Lama
a cui viene chiesto il parere su qualsiasi cosa,
dalla politica all’economia.

Ciò che però
ha più dell’incredibile,
è che a quello che risponde
viene dato anche ampio risalto e peso.

Terminato il suo incarico,
ritorna nel dimenticatoio
come se nulla fosse successo.

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La Rai ha perso i Mondiali,
la Champions League,
la F1,
e già i vertici hanno fatto sapere che,
nell’ottica del contenimento dei costi,
probabilmente l’Europeo
sarà l’ultimo grande
evento sportivo
trasmesso dalla tv di Stato.

Se vogliono combattere
l’evasione del canone
(112€, aumento annuo di 1.50€)
con “le prime visioni esclusive”
di Giletti e Mara Venier,
beh, auguri.

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Ho lasciato passare
un po’ di tempo prima
di pubblicare la mia opinione
sulle morti nello sport,
mai avrei voluto
correre anche io il rischio
di lucrare sulle spalle
di una povera persona
nei giorni successivi
a quella tragedia avvenuta
su un campo da gioco italiano.

Non menzionerò il nome
del giocatore del Livorno,
che ormai tutti conoscete,
proprio per evitare
l’indicizzazione da parte
dei motori di ricerca.

Dopo i casi di Muamba,
Bovolenta e, per certi versi, Abidal,
i mass media come al solito
hanno alzato un polverone
incredibile pur di riempire
ore ed ore di trasmissione
e intere pagine di giornale.

Improvvisamente si poteva
morire ovunque ma non
su un campo da gioco,
era vietato per legge,
un atleta non poteva morire
perchè così era stato stabilito
dai giornalisti.

Il paradosso è che
hanno fatto diventare
straordinaria e addirittura contagiosa
una cosa che invece è normalissima:
spuntavano morti di atleti
ogni giorno proprio come
se fossero funghi,
appena un giocatore
si accasciava a terra
scattava l’allarme,
e il defibrillatore è diventato
la soluzione a tutti mali.
Crampo? Defibrillatore.
Stiramento? Defibrillatore.
Disidratazione? Defibrillatore.

Che poi, ironia della sorte,
dopo averci riempito le palle
per settimane, si è visto
che il defibrillatore
per il giocatore
del Livorno serviva
proprio a nulla.

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Si dice che le donne siano complicate,
sarà perchè vengono messe
a paragone con gli uomini,
i quali sono invece
così fottutamente prevedibili
nella loro semplicità/banalità.

Per rendere memorabile
la serata un uomo
ha bisogno solo
di tre elementi:

birra
figa
e partita di pallone in tv.

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Tua moglie assomiglia sempre di più a tua suocera?
Piove solo quando giochi a pallone?
La valigia che aspetti a Linate è atterrata a Mombasa?
La cena aziendale dove ti sei abbuffato, è a pagamento?
Tua moglie ha mal di testa solo in quei momenti lì?
La ragazza con cui chattavi è, in realtà, un camionista dell’Arkansas?
Appena hai comprato casa, ti hanno trasferito?
Tuo marito si pettina ormai col riporto?
L’allarme di un’auto non ti fa dormire?
Era l’allarme della tua auto, e l’hai scoperto tardi?
La tua fidanzata ha un altro?
E un altro. E un altro ancora?
La macchinetta del caffè si è ciucciata gli ultimi spiccioli?
L’idraulico è disponibile solo alle 4 di mattina?
La tua carta di credito ti ha tolto il saluto?
Becchi le multe anche quando scioperano i vigili?
Tua figlia ha portato a casa dodici, piccoli, teneri, gattini?

Dai retta a me, non te la prendere,
pensa che al mondo c’è
chi sta messo peggio:

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Gay nel calcio

Viene da ridere quando
agli addetti ai lavori
si fa  sempre la solita
e banale domanda:
“ma i gay nel calcio esistono?”,
come se fossero alieni
o un fenomeno recente.

Normale che ci siano,
normalissimo,
sono ovunque,
come ovunque è
possibile trovare
i biondi, i musulmani, i neri
o persone con differente gusti,
non solo sessuali,
ma anche politici
e di altro genere.

Stupida la domanda
e ipocrita chi sostiene
di non averne mai
incontrato uno.

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L’Uomo Medio

1) Sesso
2) Calcio
3) e Playstation

In quest’ordine.

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Le partite di calcio
sono una riproposizione
in chiave moderna
delle guerre che un tempo
avvenivano tra popolazioni diverse:

Vittoria della partita = Vittoria della guerra.
Popoli = Tifosi.
Comandante = Allenatore.
Soldati = Calciatori.
Ideali = Coppa.

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Quando traslocarono “Controcampo”
su rete 4 rimasi perplesso non poco,
significava delocalizzare
un programma con forte appeal giovanile
(il macchiettistico Mughini, le colorite paggelle di Ziliani, il pubblico tifoso, ecc..ecc…)
da una rete giovane a una decisamente per anziani.

Le cose iniziarono ovviamente
ad andare male, ancora peggio
di quanto già non stessero andando
da dopo l’avvicendamento
dell’impareggiabile Piccinini
col gelido Alberto Brandi.

La clamorosa soluzione che Mediaset
adottò per questa emorragia di telespettatori
(e che suonò quasi come un’auto bocciatura)
fu lo spostamento di messa in onda del programma:
dalle 22.30 alle 23.20.
Passato più di un anno sono
finalmente riuscito a capire
la logica di tale mossa.

All’inizio, infatti, non riuscivo
proprio a spiegarmi per quale ragione
un tifoso che avesse appena finito
di vedere il posticipo serale
dovesse sintonizzarsi su Rai 2
a vedere la Domenica Sportiva
pur di ascoltare qualche intervista/commento/immagine
e poi subito dopo passare alle 23.20
su rete 4 per vedere in sostanza le stesse cose
che aveva visto con quasi 1 ora d’anticipo.

Controcampo adesso non punta
più a questo pubblico,
ovvero al “tifoso puro”,
quello che la tv la sera la accende
solo  per vedere il calcio,
il nuovo segmento di mercato
a cui Controcampo si rivolge è quello dell’amatore,
colui che la domenica preferisce
al calcio il film in prima serata,
e che solo a conclusione di quest’ultimo (ore 23.20/23.30)
decide di informarsi sugli avvenimenti calcistici.

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Se si fischia/insulta
il calciatore più forte
della squadra avversaria:
è pressione psicologica.

Se si fischia/insulta
il calciatore NERO più forte
della squadra avversaria:
è razzismo.

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Cosa ci ha lasciato il mondiale 2010 di Calcio:

1) Il polpo Paul.
2) Casillas che slinguazza Sara Carbonero.
3) Il pianto di Jong Tae-Se della Corea del Nord.
4) Maradona Ct.
5) Le odiatissime Vuvuzela.

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Totti vs Balotelli

I fallacci nel calcio ci sono sempre stati,
solo che oggi vengono visti
da 10 angolature,
per 10 volte
e a rallentatore.

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