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Posts Tagged ‘disoccupazione’

Mi colpì molto QUESTO articolo
comparso su Repubblica mesi fa
dove si stilava una classifica
dei principali canali utilizzati
dalle persone per trovare lavoro.

Dall’articolo emerge
che le agenzie interinali
si trovano soltanto al quinto posto,
dato che va a confermare
ciò che ho sempre sospettato,
ovvero che gli unici posti di lavoro
che creano le agenzie interinali
sono quelli delle persone
che lavorano al loro interno.

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Della vita non ho capito nulla,
invece di prendermi una laurea
utile solo a decorare una parete,
avrei dovuto investire sul sicuro,
avrei dovuto farmi prete.

Appena presi i voti
avrei lavorato immediatamente,
un solo giorno a settimana,
per un’oretta,
con un lauto compenso,
vitto e alloggio pagato,
e se mi avessero messo a soggiornare
in un convento di monache
mi sarebbe andata proprio di culo.

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Uno dei miei traumi adolescenziali fu l’acne.
Ne ero pieno, potevo utilizzare
il mio viso come arma spara pus.
Avevo così tanti brufoli, e grossi,
che avevo sviluppato col tempo
una particolare sensibilità e dimestichezza
tali da consentirmi di avvertirne
uno nuovo in faccia senza
il bisogno di andare davanti allo specchio,
e sempre senza recarmi lì riuscivo
a schiacciarmeli efficacemente.

Questa disgustosa (per voi)
e traumatica (per me) parentesi
era per spiegarvi che l’uomo
impara così tanto a conoscere il proprio male,
che prima o poi genera gli anticorpi,
adotta contromisure.

Se il trauma principe della mia adolescenza
fu l’acne, quello della mia gioventù è il lavoro,
anche qui, con l’esperienza, ho imparato a conoscere il mercato
e a difendermi dalle fregature.

Appena leggo un annuncio questa
è l’analisi che faccio velocemente
per testarne la serietà:

Volantino lasciato nella buca della posta
(fregatura, nessuno ti porta il lavoro fino a casa)

Nessun sito internet dell’azienda
(fregatura, scarsa professionalità)

eMail non aziendale, @gmail.com, @yahoo.it, ecc…
(fregatura, non ha i soldi nemmeno per un’email, scarsa professionalità)

“Per apertura nuova sede selezioniamo 8 ambosessi da inserire in diverse mansioni”
(fregatura, si fa fatica a trovarne uno, tu addirittura 8 ne offri…)

“dai 18 ai 35 anni”
(fregatura, vigorosi e scattanti per il porta a porta)

“Orientato Ad Operare Per Obiettivi”
(fregatura, rischi di lavorare senza essere pagato, non necessariamente per colpa tua)

“Anche prima esperienza”
(fregatura, a do cojo cojo)

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Art.18

Una posizione ferma sull’abolizione
dell’Art.18 non so prenderla.

Però mi sono chiesto:

se un dipendente tira un fermacarte
addosso a un collega, il titolare
deve sentirsi libero di licenziarlo?

Se un dipendente fa perdere migliaia
di euro all’azienda per cui lavora,
il titolare deve sentirsi libero
di licenziarlo?

Se un dipendente sta semplicemente
antipatico al titolare,
quest’ultimo, visto che lo stipendio glielo paga lui,
deve sentirsi libero di licenziare
chi non vuole più all’interno della sua azienda?

Penso che lo Stato non possa
comandare con in mano
il portafogli degli altri,
però poi penso anche che
gli imprenditori abbiano già
a disposizione ‘na trentina
di forme contrattuali,
e abolendo l’articolo 18
gli si fornirebbe un’ulteriore freccia
per creare disoccupazione e precariato.

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In Italia esistono profondi fraintendimenti
riguardo agli sbocchi occupazionali
delle facoltà universitarie.

Per i potenziali datori di lavoro:

Laurea in Economia = Cassiere all’Ikea
Laurea in Marketing = Venditore Porta a porta
Laurea in Scienze dell’educazione/formazione = Babysitter
Laurea in materie umanistiche = Friggere patatine al McDonald’s

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<br/><a href="https://i0.wp.com/oi62.tinypic.com/9k8nk0.jpg" target="_blank">View Raw Image</a>

Ragazzi, altro che Usa,
altro che sogno americano,
dimenticate tutto e volate in Qatar,
la terra degli sceicchi,
dei petrodollari, del lusso e…
dei camerieri pagati meno dei portapizza.

Appurato che siamo alla canna del gas
e che proprio per questo ‘sta Hrc Italy
vuole specializzarsi nella tratta
di schiavi italiani,
la domanda è:

se in Qatar mi dai 200€,
in India, quanto mi daresti?
10€ a settimana?
Come la paghetta di mammà?

 

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La vogliono donna,
automunita (se la vanno a portare e prendere non va bene),
con esperienza nella mansione
ma non occasionale, pluriennale,
deve essere una professionista del lavaggio a mano.
Inoltre deve inviare il curriculum
con foto, perché se ha tutto ma è un cesso
corre il serio rischio di non essere presa.

Mi stupisco che non abbiano inserito anche
“Indispensabile un inglese fluente,
costituirà titolo preferenziale
la conoscenza di una seconda lingua”.

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Domanda e offerta di lavoro
sono in costante cortocircuito.

In un’epoca in cui nessuno vuole acquistare,
tutti vogliono farti vendere la qualunque.

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https://i0.wp.com/www.panorama.it/images/cultura/o/londra-in-cinque-libri-grandi-classici-senza-tempo/15645873-1/Londra-in-cinque-libri-grandi-classici-senza-tempo_h_partb.jpg

Ho un amico che a Settembre 2013
ha fatto un passo importante,
incosciente, ma ammirevole.

Senza alcun aggancio sul posto,
e nella valigia pochi soldi
ma tanti sogni, è emigrato
a Londra in cerca di fortuna.

Dopo poche settimane di ricerca,
ha trovato lavoro presso un teatro
come Steward, alla fine del terzo
mese lo hanno assunto a tempo
indeterminato e mi ha detto con amarezza:

“Sono dovuto venire a Londra
per ricevere a 26 anni il mio primo stipendio”.

Molto triste.

L’Italia continua a perdere
i propri figli mentre al governo
pensano solo ad accapigliarsi
ogni giorno tra loro
in assurde lotte di potere.

Il mio amico mi ha chiesto di raggiungerlo,
e non nego che c’ho pensato:

arrivi a pensarci quando inizi
a sentirti un peso per i tuoi genitori
e non riesci a invertire la rotta,
quando ti giri intorno e vedi il nulla,
quando pensi al tuo futuro e fatichi ad immaginartelo
(o hai paura di immaginartelo sulla base del presente…),
quando rifletti che tuo padre alla tua età
già lavorava da 10 anni mentre tu ancora
devi provare “l’ebrezza” di essere pagato
per ciò che sai e che fai,

arrivi a pensarci perché
non ti puoi permettere
di assistere inerme alla tua distruzione.

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https://i0.wp.com/www.presseurop.eu/files/images/article/United-States-Europe_0.jpg

E’ facile riempirsi la bocca
con le parole “Europa” o
“Stati Uniti d’Europa”
quando in realtà i motivi
che dovrebbero accomunare
tra loro le nazioni,
sono in realtà quelli che
causano fratture interne
ai paesi stessi o comunque
dei grossi vuoti legislativi.

Abbiamo una moneta unica
che ci dovrebbe avvicinare economicamente,
ed in effetti c’è riuscita,
perché siamo tutti
sulla stessa soglia di povertà.
Inoltre ha fatto nascere
dell’odio sociale verso
i proprio governanti
e quelli di altri paesi
accusati di arricchire
le proprie nazioni (Germania)
a scapito delle altre.

Abbiamo una mobilità semplificata,
che ci dovrebbe consentire
di andare a lavorare
in un altro paese
con la stessa semplicità
di quando si va a lavorare
in un’altra regione
della propria nazione:
in teoria è realmente così,
in pratica un po’ meno.

E’ vero, è possibile lavorare
con maggiore semplicità in un altro Stato,
ma con quale occupazione?
Spesso e volentieri non ti riconoscono
i titoli di studi acquisiti
nella tua nazione e hai poche
agevolazioni dovute
allo stato di immigrato.

Io sogno un’Europa dove
una laureata in Russia o in Polonia
non venga in Italia
e l’unico sbocco occupazionale
prospettatole sia quello di badante.

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Quando mi laureai
non volli alcuna festa,
perché già sapevo a cosa sarei
andato incontro:
quel giorno c’è poco
da essere allegri,
la laurea sancisce
ufficialmente l’inizio della disoccupazione.

E se prima a chi ti chiedeva
“Cosa fai nella vita?”
potevi rispondere “studio”,
uscendo dall’università,
oltre all’assenza di denaro,
devi anche sopportare l’umiliazione
di passare per nullafacente.

La laurea non è più il traguardo
di una volta, sia perché ormai
lo raggiungono tutti,
sia perché non è garanzia di occupazione,
è equiparabile al diploma
di 10-15 anni fa.

Non mi sento di condannare
chi festeggia, però gradirei
un po’ di coerenza dopo,
e quindi di non lamentarsi
della mancanza di lavoro,
visto che in precedenza
hanno addirittura gioito con amici e parenti
per essere giunti a questa situazione.

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https://i0.wp.com/www.aprireuncallcenter.it/sistelia/immaginisito/callbusiness.jpg

CALL CENTER:

Addetto Marketing
Operatore Assistenza Clienti
Operatore Telemarketing
Operatori telefonici
Centralinisti

PORTA A PORTA:

Venditore energia & gas
Tecnici della vendita e della distribuzione
Responsabile area commerciale
Consulente/Collaboratore commerciale
Agente di commercio
Agente di vendita
 Agente pubblicitario
Agenti Telecomunicazioni
Addetto/Responsabile Marketing
Agente/Responsabile/Funzionario/Consulente di zona
Procacciatore
Junior account
Sales account
Sales promoter

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Se in Italia, per protestare,
applicassimo lo stesso impegno
profuso per organizzare i flashmob,
probabilmente oggi staremo
tutti un po’ meglio.

Esiste una crisi nera,
una disoccupazione dilagante,
la tassazione più elevata del mondo;
i nostri avi avrebbero
messo a ferro e fuoco
le piazze impugnando le forche;
noi invece no,
i nostri ragazzi,
quelli maggiormente
penalizzati da questa
congiuntura economica,
e quindi quelli da cui
dovrebbe partire la sommossa,
si danno appuntamento in piazza
per farsi riprendere come
dei deficienti mentre
fanno 5 minuti di balletto.

Stiamo assistendo a
un menefreghismo e una perdita
di valori che ha
dello sconcertante.

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Provate a immaginare
a quanti sacrifici
si è prestato un giovane laureato.

Anni di stress,
studi frenetici,
investimenti economici
per pagarsi una retta
o una camera.

E poi, quando finalmente riesce
ad ottenere quel dannato
pezzo di carta,
con estrema felicità,
perchè no,
si sente dire
che il titolo per cui ha
sputato sangue non
è servito a nulla,
perchè posto per quelli
come lui al momento non c’è
e, probabilmente, mai ci sarà.

Non so voi,
ma io ogni volta che
mi trovo a mandare un cv
è come se subissi una violenza,
uno stupro alla mia dignità.

Perché quel curriculum
non lo sto mandando a chi voglio,
ma a chi, forse, ma forse,
cerca qualcuno come me.

Uno stupro è uguale,
non ti stai dando a chi ami,
ma a chi è in cerca
di carne fresca.

Tu ti denudi,
gli mostri tutti ciò che hai,
lui ti guarda,
e se gli vai bene ti scopa,
altrimenti getta nell’immondizia
i tuoi anni di sacrifici;

allorché ti rivesti
e sei pronto a dare in pasto la tua intimità
di nuovo, a umiliarti di nuovo,
a farti violentare di nuovo,
da chi ne farà richiesta.

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Alla luce delle ultime
esternazioni DELLA Fornero,
condivido con voi una frase
letta tempo fa non so dove,
che riassume appieno
il senso di impotenza
che si trova a fronteggiare
un giovane alla ricerca di lavoro:

“L’unica colpa di questi ragazzi
è quella di essere nati
nel decennio sbagliato”.

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1) Nascere in una famiglia
che possiede un’attività
creata, avviata e gestita
decennalmente dal Papi.
Cotto e Mangiato.

2) Portare in dote qualche disgrazia.
Sei siete figli di un caduto in guerra,
di una vittima di mafia o vi manca
un rene, sappiate che avete grosse possibilità
di essere assunti in breve tempo.
Non tutti i mali vengono per nuocere.

3) Partecipare a uno di quei tanti
concorsi aperti a qualsiasi
categoria di laureato,
il che fa contendere a 300 candidati
un solo posto disponibile
e, ovviamente, già riservato…
La speranza è l’ultima a morire.

4) Fare domanda presso un’azienda.
Preparatevi a superare interminabili step,
proprio come se stesse partecipando
ai provini del grande fratello:
assessment di gruppo,
test, quiz psico-attitudinali,
e colloqui in lingua straniera
sono all’ordine del giorno.
Alla fine ne resterà soltanto uno,
l’highlander, l’eccellenza italiana,
ai “comuni laureati” resta
soltanto la disoccupazione.
Barcollo ma non mollo.

5) La spintarella.
sarà la via più classica
e scontata, ma anche
quella più efficace.
Evergreen.

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Ciò che più fa salire
i nervi della crisi economica
è che non è dipesa da te.

Ha del paradosso ritrovarsi
con le pacche nell’acqua
per colpe non proprie,
ma di altri
(i potenti attori economici)
che, per anni e anni,
si sono presi la briga
di mettere a rischio il destino
di un’intera collettività
per accrescere i propri
interessi personali.

Una persona comune,
che ha sempre condotto
una vita onesta
e svolto un lavoro dignitoso,
non azzardando mai
un passo più lungo della gamba,
a costo di sacrificare
vacanze, pizze e sfizi vari
pur di dare un avvenire solido
ai propri figli,
adesso si ritrova in rovina
a causa di qualcuno che nemmeno
conosce che si è divertito
a giocare a “carta vince, carta perde”
con la sua vita e i suoi risparmi.

C’è da uscire matti,
altro che arrabbiarsi.

La cosa più grave è un’altra.
Ci disperiamo che non c’è lavoro,
che i ragazzi stanno in mezzo a una strada;
sì, d’accordo,
attualmente siamo messi male,
però abbiamo (quasi) sempre
una famiglia alle spalle
che ci sostiene seppur
con grosse difficoltà.

Il disastro vero e proprio
lo si avrà tra 30 anni,
quando la generazione dei giovani di oggi,
che avrà trovato lavoro, forse,
glielo si augura, a 30-35 anni,
sarà costretta o a lavorare fino alla morte,
o ad andare in pensione per anzianità,
con poche centinaia di euro.

Il consiglio spassionato, allora,
se non si hanno mutui sul groppone,
è quello di rivolgersi a una compagnia assicurativa
e pagarsi una pensione integrativa
appena ottenuto un posto di lavoro:

quello che conserverete oggi,
ve lo ritroverete un domani,
accanto a quei 4 spicci
che vi passerà lo Stato.

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A imperversare per ragioni ignote
è la ruffianeria televisiva
nei confronti dei napoletani.

Sovente, infatti,
anche in maniera forzata
e del tutto pretestuosa,
possiamo ascoltare in svariati
programmi frasi del tipo:

“lo splendido pubblico partenopeo”,
“Napoli è una città meravigliosa”,
“un saluto a tutti i napoletani”.

Premesso che Roma è oggettivamente
molto più bella, grande
e importante di Napoli,
vi ricordate frasi simili
riferite alla città eterna
o al suo popolo? No.

La ruffianeria verso
Napoli è unica nel suo genere,
non esistono altre città
a cui si riserva tale
trattamento privilegiato.

Una spiegazione sul perchè
ho cercato di darmela:
avete presente quando qualcuno,
sapendo che vi fa piacere,
vi fa un complimento ma in realtà
sta solo prendendovi in giro
o puntando a un secondo fine?
Ecco, io credo
succeda proprio questo.

I Napoletani sono esaltati.
Pur avendo la faccia nell’immondizia,
disoccupazione alla stelle,
la camorra sotto casa
e l’odio di mezza Italia addosso
si sentono importanti.

Il presentatore televisivo,
dunque, facendo leva proprio
su questo aspetto, cerca
di far diventare il programma
“Napoli friendly” in modo tale
da catturare su di esso l’attenzione
del numeroso pubblico partenopeo
(e quindi portatore di ascolti)
che in quella trasmissione
è certo di ottenere una ribalta nazionale.

Roma sa di essere importante,
è inutile stare a rimarcarlo,
mentre Napoli non lo è,
e, per innalzarsi,
ha costantemente bisogno
di qualcuno che,
almeno a parole,
sostenga il contrario.

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Superficialmente ho sempre pensato
che essere un cassaintegrato
fosse una fortuna, in quanto
si viene pagati senza lavorare.
Il dramma, invece, sta proprio lì…

Il lavoro è uno dei pilastri
dell’ essere umano e ad esso
è dedicato addirittura il primo articolo
della costituzione italiana.

Per l’uomo il non lavoro
è una sconfitta personale
che comporta un senso di vergogna e inutilità.
Si comunica all’altro senza indugi
di essere spazzini, pescivendoli, pulitori di condomini, ecc…
ma non la propria situazione di
cassintegrati, mantenuti o disoccupati.

Qualcuno disse che il lavoro nobilita l’uomo:
non esiste frase più vera,
con il lavoro acquistiamo un’identità,
sappiamo cosa siamo e per cosa verremo ricordati.

Da non trascurare poi, per un maschio,
la valenza che ha la disoccupazione
in una realtà fortemente tradizionalista,
se non addirittura patriarcale,
come quella del Meridione
dove l’uomo è visto come colui
che deve portare da solo avanti la famiglia.

Quando questo non avviene
per motivi di forza maggiore,
la dignità è doppiamente scalfita.

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Il governo, per arginare la crisi,
cerca di allungare l’età pensionabile
dando persino incentivi economici
a chi decide di proseguire nel lavoro;
escamotage per ritardare il sostentamento
pensionistico e l’ulteriore aggravio di costi.

Ma consentire a un lavoratore
la prosecuzione della sua carriera
fa si che non si liberino posti
per le nuove leve, creando quindi
disoccupazione e crisi economica comunque.

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In principio fu la licenza media,
successivamente venne la maturità,
poi ci chiesero la laurea,
ora il master,
meglio ancora se accompagnato
da titoli riconosciuti di inglese e informatica.

Facendo un rapido calcolo,
e ipotizzando nessun intoppo e risultati elevati,
a 19 anni usciamo dalla scuola,
+ 5 anni di università (se va tutto bene eh…) =
24 + 1 anno di master = 25.
Se trovo subito qualcosa, 25 anni è un’età accettabile
per l’inserimento nel mondo del lavoro.

Ma visto che questa è la realtà e non Walt Disney,
e visto che raramente qualcuno finisce
gli studi entro i 25 anni, e che raramente
qualcuno trova subito occupazione,

la domanda che sorge spontanea è:
se i 30enni non vengono assunti in quanto “vecchi”
e se io passo tutta la gioventù a studiare,
quando cazzo inizierò a lavorare?

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