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Posts Tagged ‘emigrazione’

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Gli inglesi, vedendosi invasi dagli stranieri,
hanno ben pensato di chiudere le frontiere
non calcolando che sì, sarà più difficile
per uno straniero entrare nel Regno Unito,
ma anche per un britannico sarà complicato
uscire dalla sua terra.

Dicono questo risultato di chiusura
sia stato determinato dal popolo più anziano,
ma se il voto è segreto,
come si fa a dire che i vecchi
hanno votato per uscire dall’Europa
mentre i giovani no?

Inoltre, se l’eventualità dell’exit
era considerata catastrofica
per la maggior parte dei politici,
ma per quale motivo
hanno indetto il referendum?

D’accordo che il popolo è sovrano
e la democrazia viene prima di tutto,
ma ci sono cose troppo complesse per cui
i cittadini non possono essere chiamati
ad esprimere una preferenza,
il cittadino non può valutare
tutte le ricadute di una sua azione,
proprio per questo delega al Parlamento
chi deve farlo per lui.

La cosa migliore si è verificata dopo,
con gli stessi cittadini che si sono
mobilitati per ripetere il referendum.
Stupendo.
Tipo le partite a carte tra i vecchietti al parco,
se perdi la prima chiedi la rivincita,
ma poi in caso di uscita del “remain”
nella seconda votazione, i sostenitori dell’exit
avrebbero chiesto un nuovo referendum?
La “bella” diciamo.

Suggerisco al governo inglese di fare
come quello italiano, accettare l’esito del voto
e poi continuare a fare ciò che si vuole
cambiandogli semplicemente nome.

Così non si scontenta nessuno.

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https://i0.wp.com/www.panorama.it/images/cultura/o/londra-in-cinque-libri-grandi-classici-senza-tempo/15645873-1/Londra-in-cinque-libri-grandi-classici-senza-tempo_h_partb.jpg

Ho un amico che a Settembre 2013
ha fatto un passo importante,
incosciente, ma ammirevole.

Senza alcun aggancio sul posto,
e nella valigia pochi soldi
ma tanti sogni, è emigrato
a Londra in cerca di fortuna.

Dopo poche settimane di ricerca,
ha trovato lavoro presso un teatro
come Steward, alla fine del terzo
mese lo hanno assunto a tempo
indeterminato e mi ha detto con amarezza:

“Sono dovuto venire a Londra
per ricevere a 26 anni il mio primo stipendio”.

Molto triste.

L’Italia continua a perdere
i propri figli mentre al governo
pensano solo ad accapigliarsi
ogni giorno tra loro
in assurde lotte di potere.

Il mio amico mi ha chiesto di raggiungerlo,
e non nego che c’ho pensato:

arrivi a pensarci quando inizi
a sentirti un peso per i tuoi genitori
e non riesci a invertire la rotta,
quando ti giri intorno e vedi il nulla,
quando pensi al tuo futuro e fatichi ad immaginartelo
(o hai paura di immaginartelo sulla base del presente…),
quando rifletti che tuo padre alla tua età
già lavorava da 10 anni mentre tu ancora
devi provare “l’ebrezza” di essere pagato
per ciò che sai e che fai,

arrivi a pensarci perché
non ti puoi permettere
di assistere inerme alla tua distruzione.

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L’Italia non è certo
un paese fortunato
riguardo alle prospettive
di emigrazione.

La causa è sì la scarsa
conoscenza dell’inglese,
ma la colpa maggiore
la rintraccio
nella nostra storia:
siamo stati delle pippe
di colonizzatori.

La Spagna colonizzava l’America latina,
la Francia colonizzava l’Asia e l’Africa ricca,
l’Inghilterra si prendeva India, Oceania e Hong Kong
la Germania invadeva la Polonia e puntava all’intera Europa
mentre noi…
beh, noi… conquistavamo Libia, Etiopia e Albania.

Ditemi se non è da cretini,
l’unico caso al mondo
dove erano i colonizzati
a sfruttare i colonizzatori.

Non avevano neanche gli occhi per piangere
e noi gli costruivamo trasporti e acquedotti:
dei filantropi.

Ora ne paghiamo lo scotto,
gli spagnoli possono emigrare
in Messico, Argentina, Santo Domingo, Porto Rico, ecc…
se non per lavoro,
per mettere semplicemente le palle nell’acqua;

i tedeschi possono emigrare nella ricca Austria;

i francesi in Marocco, Algeria, Tunisia e paradisi come Haiti e Madagascar;

gli inglese vanno dove cazzo gli pare grazie alla lingua che si ritrovano,

e a noi, visto che recentemente ci ha schifato anche la Svizzera,
chiudendo di fatto le frontiere ai lavoratori stranieri,
restano Romania e Albania.

Che culo.

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