Saviano ha due grandi meriti:
arrivare facilmente a quello che
Morgan chiamerebbe il “popolo bue”,
e dare una ribalta nazionale
al problema delle mafie.
Tra le qualità che invece non
gli si riconosce c’è la “coerenza”:
attacca Berlusconi ma pubblica
per Mondadori, di Berlusconi…
lo attacca e poi è stipendiato
per “Vieni via con me” dalla
Endemol, di Berlusconi…
Altra qualità che non mi sento
di attribuirgli è quella
di conoscere appieno l’argomento
su cui è chiamato a parlare.
Chi invece sa ciò di cui parla
è un magistrato calabrese costretto
a vivere sotto scorta dal 1989 per
la lotta in prima fila alla ‘ndrangheta,
Nicola Gratteri, egli riferendosi
velatamente a Saviano ha dichiarato:
“Troppi parlano e scrivono di ‘ndrangheta
e mafia solo per aver sentito dire;
per averne una vera conoscenza
occorre viverci dentro.”
Aggiungendo che non basta pubblicare
un libro al riguardo per fregiarsi
del titolo di “esperto del settore”.
In effetti quello su cui mi interrogo
sempre quando ascolto Saviano è:
“ma parla in base a cosa? E in quali vesti?”
Siamo bravi tutti a leggerci due verbali
e a raccontarli davanti una platea,
ma, caro Saviano, hai mai preso parte
a una operazione antimafia?
Hai mai seguito passo dopo passo
le indagini per la cattura di un boss?
Se, come noi tutti crediamo,
non hai fatto niente di tutto ciò
perchè quello che esce dalla tua bocca
devo prenderlo come oro colato?
Perchè devo pagarti con i miei soldi
la scorta se non fai altro che leggere
dei verbali e raccontarli in un libro?
Di tuo che ci metti?
Di vissuto, di esperienza personale
acquisita sul campo nella lotta alle mafie.
Premesso poi, come ha detto Pino Daniele,
che se lo avessero voluto davvero
fare fuori lo avrebbero già fatto,
non si sono fatti scrupoli
con Falcone e Borsellino
(altra gente che sapeva di cosa parlava…)
figuriamoci di un romanziere qualunque come Saviano.
Premesso questo, Saviano col tempo
ha smesso i panni del saputello sulla Mala
trasformandosi in un “cantastorie”.
Fateci caso, ora più che Giovanni Falcone
sembra Klaus Davi, un “tuttologo”,
parla di tutto senza sapere bene un cazzo di niente.
In principio fu la mafia,
ultimamente lo si è invece sentito
sormoneggiare sul cemento dell’Aquila
e addirittura sulla storia d’amore di Welby e Moglie…
Allora il dubbio di prima diviene ancora più forte:
“ma in base a cosa parli…insomma, su cosa ti sei formato???”
Immaginatevi se Falcone si fosse addentrato
in discorsi politici o sull’Eutanasia,
o se Benedetta Parodi avesse continuato
a condurre il telegiornale mentre
continuava a cucinare i funghi porcini:
sarebbero stati credibili per voi?
Avreste senza ombra di dubbio pensato
che la stessero facendo fuori dal vaso.
Saviano però si è superato
con il suo ultimo libro:
“la bellezza e l’inferno”,
che è praticamente una raccolta
di tutti i suoi articoli di giornale
degli ultimi 3 anni dove parla
di sè, della mafia e di tutto ciò
che gli frulla per la testa
(la solita solfa insomma).
Perle che la Mondadori ha ben pensato
che noi tutti non potessimo
fare a meno di conservare.
Perle che Saviano ha deciso di far pubblicare
(facendogli fruttare ulteriori soldi)
in quanto utili all’umanità,
e non perchè, essendo lui un caso letterario,
ogni cazzata che fa o dice è accolta
come Vangelo dalle capre.
Read Full Post »