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Posts Tagged ‘maternità’

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Pur di negare agli omosessuali un diritto,
quale quello della genitorialità,
che andrebbe garantito a chiunque,
se ne sentono di tutti i colori.

“Se un bambino viene affidato
a una coppia gay corre il rischio
di diventare gay”.

Embè? Anche se lo diventasse
dov’è il problema?
Ma poi, scusate,
i gay, pur essendo nati e cresciuti
da una coppia etero,
mica sono diventati etero?

“I figli hanno bisogno
di un padre e di una madre”.

Anche questo non è affatto vero,
innanzitutto perché “uomo” e “donna”
sono ruoli che apprendiamo
stando nella società,
non è scontato che una femmina
diventi “donna”, con tutto il relativo
bagaglio di valori che ne consegue:
sensibilità, senso materno, ecc…

Inoltre, esistono milioni
di famiglie monogenitoriali,
composte da vedove, ragazze madri
o più semplicemente da donne separate,
e nessuno va da loro a dirgli
“non puoi crescere tuo figlio
perché non ha la figura paterna”.

Per lo Stato Italiano
una donna, sola, è in grado
di crescere un figlio,
due persone, innamorate,
ma dello stesso sesso, no.

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La scelta di adottare
un bambino risulta
essere difficile, soprattutto
per il partner che non può
averne uno biologico.

Ci si colpevolizza oltremodo,
convincendosi di essere sbagliati,
a volte addirittura inutili.

Non pensavo che le persone
ne soffrissero così tanto.
Per l’uomo è un attacco
alla propria virilità,
e difatti è anche quello più restio
a farlo sapere in giro…

Per la donna invece
ha un effetto devastante:
la maternità è il suo punto d’arrivo,
l’espressione più grande,
il suo completamento.

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Dicono che Facebook sia donna,
mentre a Twitter spetterebbe
la palma del più
apprezzato tra gli ometti;
in effetti, voi ce la vedreste
una donna esprimere un concetto
in soli 140 caratteri?
Impossibile.

Sul re dei social network
le amabili donzelle tirano
fuori il meglio di loro,
del tipo che mettono “mi piace”
a ogni pagina gestita
da una bimbaminchia qualsiasi
o addirittura a quelle che
non sono mai state aggiornate.

Ho notato, inoltre,
che durante la fase di zitellaggio
linkano continuamente
frasi depressissime;
poi acchiappano il cretino, si fidanzano,
e dalla sera alla mattina
il registro incredibilmente cambia:
passano dal “single pride”
al “forever togheter”.

Il bello arriva proprio adesso,
non scrivono le loro merdate
nella chat del tizio o, al massimo,
sulla sua bacheca: no!
Le scrivono sulla loro bacheca,
in modo che tutti quanti
possano vedere e sapere
quanto sia una donna fortunata.

E’ l’ostentazione massima
della propria vita privata,
come se poi, almeno che tu non sia Signorini,
a qualcuno interessi sapere
i cazzi sentimentali altrui.

Uno strano fenomeno
avviene con le donne incinte.
Durante la gravidanza
passano le giornate su facebook,
ad aggiornarci minuto per minuto
sui loro sogni e sulle loro voglie,
intervallandole con link
dal tema scontatissimo
sull’importanza di avere un figlio
e sulla fortuna di essere madre.
Vabbè.
Sfornata sta pagnotta,
per i FBfriends arriva
il momento di quiete.
Per giorni vedi che non si connettono,
capisci che il pargolo gliene starà facendo
passare di tutti i colori,
e te, come una vendetta indiretta,
quasi godi per questo.

Infine, un consiglio spassionato,
MAI SCRIVERE PER ULTIMO.
Facebook è l’unico posto
dove lasciare l’ultima parola
alla donna non è affatto negativo.

Se aprite un discorso,
massimo due risposte
e poi lasciatelo
in sospeso con l’ultima frase di lei.
Non vi azzardate a darle corda,
siate sfuggenti,
se capisce che vi ha in pugno
e che pendete dalle sue labbra
siete spacciati.

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Quello che dovrebbe essere
un normale passaggio della vita
e un valore aggiunto
per ogni uomo/donna,
come la paternità/maternità,
diventa invece un elemento
fortemente discriminatorio
ai fini di una nuova relazione.

I figli e la vita
precedente vengono
ritenuti un “problema”
da tutte le persone
con la fedina
matrimoniale pulita che,
quando scoprono
dei vincoli famigliari,
se la danno a gambe levate.

È triste vedere
padri e madri
trovare solo partner
anch’essi padri o madri,
oppure vederli
mentire sul loro passato,
negando di aver avuto
figli e matrimonio
pur di stare con chi
a loro piace.

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Parto dalla convinzione
che nulla sia per sempre,
che in un rapporto di coppia
il sacro fuoco della passione,
oggi arde,
ma un domani è destinato
inevitabilmente a spegnersi.

Proprio in tal senso
egoisticamente inizio
a pensare che se si ha
il desiderio di fare un figlio,
(non dico “mettere su famiglia”,
in quanto non credo
nella durevolezza dei rapporti),
non lo si debba fare
con la donna amata,
ma con la donna che,
ovviamente si ama
in quel momento della propria vita,
e che però dia anche
“ottime credenziali materne”.

Sarà capitato a tutti
di essere follemente presi
da una persona, nonostante
ritenevate che questa fosse
ancora infantile ed irresponsabile,
con difficoltà a badare
persino a sè stessa.

Ecco, ci hanno sempre detto
“devi fare un figlio con chi ami”,
e noi, amando questa persona,
aspiriamo ad averci giustamente un figlio,
però visto, tornando a prima,
che “nulla è per sempre”,
quanto conviene fare un figlio
con una persona inaffidabile?

Poniamoci sempre la domanda:
“ma un domani,
andasse bene o andasse male,
io glielo lascerei in mano
un figlio per un’intera giornata
a questa persona?”.

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Sono contrarissimo a quegli
uomini ipergelosi che
costringono le proprie donne
a vestirsi da monaca.

Una donna DEVE esibire,
sarebbe un crimine
non lasciarglielo fare,
può permetterselo giusto
dai 17 ai 40 anni:
fin quando il fisico
ancora regge e lei
si sente desiderata.

Poi credo che quanto
più venga guardata
tanto più onore
conferisca all’uomo
che le è accanto:
lui può vantarsi di
riempirsene le mani,
gli altri solo gli occhi…

Quello che più mi fa
impazzire in una donna, però,
è il seno da “maggiorata”.
Sebbene spesso
ce ne dimentichiamo,
non sta lì come “giocattolo”
con cui far “divertire” gli uomini…
bensì per qualcosa
di estremamente funzionale:
allattare il proprio bimbo.

Resto incantato
davanti a una donna
che sfoggia orgogliosa
il suo decoltè,
perchè sembra quasi
voglia dire:
“guarda con quali mezzi
potrei tirare su tuo figlio…”
proprio come fosse
sinonimo di garanzia.

Inoltre il rimando
va inevitabilmente
agli anni ’40 – ’50,
quelli delle nostre nonne,
tanto per intenderci,
dove la stragrande maggioranza
di esse aveva dei petti esplosivi e da sola,
fino a tarda sera,
gestiva le mura domestiche
aspettando il ritorno del marito.

Le nostre nonne erano
delle figure forti e rassicuranti,
questo anche grazie alla loro fisicità,
se notate, quasi mai minuta,
erano tutte ben messe
e con questi seni “importanti”.

Il seno simboleggia la maternità,
non so voi, ma a me quando viene
da pensare alla conformazione
prettamente fisica di una madre,
la prima cosa che le associo è il seno:

mi risulta davvero difficile immaginare
una madre senza seno o con una seconda,
un seno abbondante legittima
la stessa figura materna,
a maggior ragione per una figlia,
che si trova a crescere con una donna
che le è superiore non solo
anagraficamente ma anche fisicamente,
ed è facile innescarle, quindi,
quel processo mentale che porta a rispettare,
già solo su queste basi di superiorità,
il genitore e porlo come metro di paragone:
“sarò una donna anch’io solo
quando arriverò a quella fisicità”.

Una donna senza seno,
non è appieno donna o,
al limite, non è femminile
(dato inopinabile, altrimenti
non ci sarebbe la corsa a rifarselo).

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E’ fantastico notare come
anche la più frivola delle donne
dopo la gravidanza cambi.

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Quando si conosce l’anima gemella,
perdendo la testa a vicenda,
bisogna mettere in preventivo
che in un futuro neanche troppo prossimo
la si debba “realizzare” come donna
rendedola prima sposa e poi madre.

Il vestito bianco, l’altare,
sono un piccolo “momento di gloria”,
il loro punto massimo “d’arrivo”
visto che di successi sul lavoro,
storicamente, non sono
destinate ad averne molti.

La maternità è qualcosa di innato
per l’universo femminile, fin da piccole
sognano di essere genitori coccolando
e accudendo quel bambolotto.
La crescita di un figlio è ciò che serve alla donna,
in caso di scarse gratificazioni lavorative,
per dimostrare alla comunità di valere,
di essere utile a qualcosa.

Per il genitore maschio, invece,
la paternità, se vissuta bene, è l’apoteosi.
Alla felicità di avere un figlio si somma,
soprattutto, la felicità dell’aver reso
felice la donna che si ama.

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Maternità

Maternità non significa penalità,
ma il valore aggiunto di una Donna.

Come si fa a non voler bene a un bimbo?

Come si fa a non voler bene al bimbo della donna che si ama?

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