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Posts Tagged ‘politica’

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Ho imparato che in Italia
si può scherzare su tutto,
meno che su tre cose:

calcio,
politica,
religione.

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https://i0.wp.com/www.agrigentotv.it/wp-content/uploads/2015/05/votazione.jpg

Durante le elezioni scattano
nella mente delle persone
dei meccanismi alquanto singolari:

1) Le gente non va a votare,
2) Va a votare ma scrive puttanate sulla scheda,
3) Va a votare e consegna la scheda bianca.

Se il primo caso, sebbene non possa trovarmi d’accordo,
riesco a comprenderlo perché magari è estate
e la gente preferisce andare a mettere
le pacche nell’acqua o comunque
fare di meglio che provare a cambiare l’Italia;
gli altri due per me restano un autentico mistero.

Scrivere “andate a rubare, siete tutti ladri”
sulla scheda è un atteggiamento improduttivo,
perché quel messaggio non arriverà mai al diretto interessato,
ma soltanto agli scrutatori,
che si faranno una grossa risata;
apprezzo, però, almeno la buona volontà,
o quantomeno l’obiettivo di quella mattinata,
seppur ingenuo e futile,
di protestare contro la classe politica.

La scheda bianca invece è davvero incomprensibile,
pensare che uno si sveglia la mattina,
sacrificando una giornata di mare,
o una passeggiata sul lungomare con i figli,
o una lavata del pavimento di casa
per andare nel seggio a fare niente,
nemmeno un inutile voto di protesta,
mi manda al manicomio.

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Politica e Cucina

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La tv dell’ultimo decennio
ha generato due grossi mali:

i talk politici e i programmi di cucina.

Sui secondi ci siamo già espressi
nel recente passato,
sui primi, invece,
c’è da fare un discorso diverso.

La crisi ha inevitabilmente colpito
anche il mondo televisivo
che ha dovuto abbassare i costi di gestione
e fare di necessità virtù.

I talk costano pochissimo:
non investi in scenografia,
non investi in superospiti,
non investi in attrezzature
e, soprattutto, non investi
nei protagonisti del talk
perché, essendo politici,
non possono ricevere nessun compenso
per le loro comparsate tv.

E quando hai 100/200 parlamentari,
che devono quotidianamente
coprire 15/20 ore di programmazione
(si parte alle 7 del mattino con “Omnibus” su la 7,
per finire passata l’1 con “Linea Notte” su Rai 3),
è inevitabile scadere nella macchietta
con parlamentari che presenziano
a più programmi nel corso
di una stessa giornata
ripetendo le medesime cose.

Ne consegue che tu telespettatore,
non assisti più a questi teatrini
per tenerti informato sulle questioni pubbliche,
bensì per avere un accompagnamento
spensierato verso la fase rem.

Si è passati dall’informazione politica
all’intrattenimento politico.

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Passano gli anni,
passano i governi,
passano le persone
che si suicidano dalla disperazione ogni giorno,
ma in parlamento ci si
accalora esclusivamente
per lotte interne di potere.

Gli argomenti su cui i nostri
politici hanno avuto feroci
scontri e interminabili discussioni
in questi mesi sono stati due:
legge elettorale e quote rosa.

Entrambi utili esclusivamente
alla salvaguardia
delle loro poltrone
(e adesso con la paventata
abolizione del Senato e delle Province
ne vedremo delle belle…).

La gente non se ne frega niente
di come vengono eletti i parlamentari,
la gente vuole che gli si diano
delle soluzioni per arrivare a fine mese,
la gente forse la vuole anche
una legge sulle quote rosa,
ma non in PARLAMENTO,
nelle aziende!

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L’Arte della Comicità

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Ai comici piace sentirsi divi,
per questo si attribuiscono
il titolo di “Artisti”.

Per me l’artista è un artigiano,
uno scultore, un pittore,
o comunque qualcuno capace
di suscitare emozioni
sapendo fare qualcosa
che gli altri non sanno
o sanno fare meno bene.

A sparare cazzate di fronte
a una platea ci vuole poco,
e se bastasse questo
per fregiarsi del titolo di “Artista”,
Montecitorio sarebbe
pieno di “Artisti”.

Visto che però così non è,
diamo alle cose il loro giusto nome:
chi fa il clown su un palco è un comico,
chi lo fa al governo è un politico.

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I Talk Televisivi

I talk in generale,
ma quelli politici nello specifico,
andrebbero guardati esclusivamente
per farsi accompagnare al sonno.

Mi danno sui nervi,
sono solo inutili
e improduttive chiacchiere,
un continuo parlare a vuoto
senza giungere a una soluzione.

Gente che spara a zero
su altra gente,
riguardo cose che avrebbero
potuto fare loro
quando si trovavano
nella stessa posizione
degli accusati.

Si riempiono tutti la bocca di
“mi aspetto che facciano”,
mai nessuno che tira fuori
gli attributi per dire
“prometto che farò”.

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Che spasso questo periodo
post elezioni.
Mi sto divertendo troppo.

Cominciamo col dire
che sono tutti caduti dal pero,
per loro Grillo è come se si fosse
materializzato per incanto dal nulla,
già solo questo la direbbe tutta
su quanto i nostri onorevoli non si accorgano
di ciò che sta accadendo
fuori da Montecitorio.

Vabbè,
succede quel che è successo,
a Gargamella prende un colpo
quando pensava di poter vincere
a mani basse, ed ecco da tutte
le parti politiche e gli organi
di informazione alzarsi un grido disperato:
“così non si può governare,
torniamo alle urne”.

Avete presente quando giocate
con un bambino a pallone,
non vi riesce a segnare,
allora si prende la palla
e vi dice infastidito “rifacciamo”
finchè non segna?
Uguale.

Il popolo italiano ha deciso questo,
e tu politico ti adegui,
vedi tu come governare
in queste condizioni.
Delle nuove elezioni a distanza
di pochi mesi sarebbero una spesa folle,
non possiamo permettercele.

Loro hanno ancora la cultura
del potere assoluto,
della dittatura,
la maggioranza comanda
e l’opposizione obbedisce.
Non sanno minimamente cosa significa
la concertazione, il lavorare
gomito a gomito per il bene del paese.

Confondono democrazia con oligarchia,
cosa significa che non si può governare?
Fai delle leggi giuste e vedi
come vi trovate tutti d’accordo.

Se volevi la maggioranza
per far approvare la realizzazione
di un ponte che colleghi
la Sicilia a Milano
è ovvio che Grillo, o chi per esso,
ti manda a casa prima del quinquennio.

Abolisci le province, riduciti lo stipedio,
taglia i parlamentari, favorisci
sviluppo e lavoro, e vedrai
se riesci a governare o meno.

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Abbiamo assistito negli ultimi mesi
di sovraesposizione mediatica di Berlusconi
a qualcosa di nuovo rispetto agli standard.

I conduttori facevano a gara
a chi lo maltrattava più efferatamente,
Berlusconi è diventato uno strumento
per autopubblicizzarsi,
la prova in cui cimentarsi
per affermare a livello nazionale
che non si hanno né padroni,
né timori reverenziali.

Lui si è prestato ben volentieri
a questo gioco al massacro,
anzi, se veniva messo
in difficoltà più del consueto,
a fine intervista stringeva la mano
al conduttore per complimentarsi.

Da grande comunicatore
ha capito che per sperare
in un’improbabile rimonta
doveva osare, farsi mettere
sotto torchio e ribattere
con serenità punto per punto
a ogni accusa che veniva mossa.

Alla fine, in una maniera o nell’altra,
ne è uscito vincitore lui;
puoi andarci a sbattere quante volte vuoi,
ma è uno straordinario muro di gomma,
gliene va dato atto,
respingerà sempre tutto
strappandoti anche un sorriso.

Berlusconi è l’antitesi
di Roberto Carlino,
avete presente quello che invade le tv
con il suo orribile faccione
per pubblicizzare la propria azienda,
Immobildream ?

Ecco,
Berlusconi è l’opposto:
non vende solide realtà, ma sogni,
e nessuno sa farlo meglio di lui.

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1) Bersani riesce a perdere anche quando vince.

2) Il popolo italiano è rimasto fregato due volte:
non avranno nessun rimborso Imu,
ma Berlusconi al governo invece sì.

3) Grillo prima di ieri era populista,
demagogo, fascista, omofobo.
Adesso per tutti è semplicemente un vincente.

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La cosa più simpatica
delle campagne elettorali
è vedere i politici
mendicare voti.

Di solito fanno a gara
a chi la spara più grossa,
anche con slogan stridenti:

“per un futuro migliore”,
“la speranza nel domani”,

e sopra al manifesto
vedi il solito vecchio
faccione presente sulla
scena da oltre 20 anni.

Se per un futuro migliore
mi devo affidare a chi mi
ha portato a un passato
e a un presente di merda
stiamo belli che freschi…

Loro, “gli onorevoli”,
vogliono il massimo risultato
con il minimo sforzo,
altrimenti che signorotti
della politica sarebbero.

Le mani mica possono sporcarsele
scendendo in mezzo alla plebe,
per carità,
le campagne elettorali
le fanno nei salotti tv,
in giacca e cravatta,
davanti a un conduttore educato
e a un pubblico ammaestrato.

Attaccano Grillo perché
considerato l’antipolitica,
perché urla nelle piazze
e li manda a fanculo di continuo.

Le tv che controllano
lo boicottano, omettono notizie
e nei loro stupidi sondaggi
lo danno addirittura dietro a Monti.
Le piazze gremite di tutta l’Italia
però non mentono:

24-25 Febbraio 2013,
gli sta per scoppiare in mano
una bomba che nemmeno si immaginano.

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Fino a pochi mesi fa
chiunque lo avrebbe dato per morto,
del resto ci aveva pensato
stesso lui a congedarsi
dalla scena politica
con un video messaggio
di forte rimando a quello
del lontano 1994.

Sembrava la perfetta
chiusura del cerchio.

Invece no, a 73 anni suonati,
con un improvviso scatto di reni
è riemerso dalla macerie
per dichiarare guerra
al solito nemico comunista
e a quegli stessi “tecnici”
a cui lui avevo lasciato
volontariamente il posto.

Non starò qui a giudicare
l’uomo, il suo operato
e né se sia giusto o meno
ricandidarsi per l’ennesima volta;
il mio focus va più
che altro sul meraviglioso
popolo italiano,
colui che si dispera
della miseria in cui è ridotto,
e che dice di odiare i politici
tanto da premere per un reset
dell’intera classe.

Lo stesso popolo che quando
è chiamato a dare una svolta
al passato, conferisce
in maniera netta il proprio voto
a Bersani, che in parlamento
ci sta già da 20 anni.

Allora non dobbiamo lamentarci,
perché è proprio vero che
ognuno ha quel che si merita,
e noi ci meritiamo 20 anni
di Berlusconi, la povertà,
Barbara D’Urso e le 8 edizioni
(e chissà quante altre ancora) di Don Matteo.

Questo è un paese
di vecchi e per vecchi.

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Grillo, con il suo
Movimento 5 Stelle,
racchiude in sé tutta l’insofferenza
del popolo italiano
verso una classe politica
corrotta e disonesta.

Gli ingredienti di un successo
annunciato sono presto detti:

1) Beppe Grillo va nelle piazze,
in qualsiasi piazza,
anche quelle di piccoli paesini
finora estromessi
dalla scena politica,
puntando così
a tante nicchie di mercato
che sommate danno vita
a una grossa fetta d’elettorato.

2) Ha cominciato la sua
campagna elettorale sin dall’anno scorso,
in largo anticipo e, quindi,
acquisendo ampio vantaggio, rispetto
ai suoi competitor che ancora oggi
navigano in alto mare
interrogandosi su quale
programma e figure politiche
presentare alle prossime elezioni.

3) Grillo è incazzato quanto gli italiani.
Parla alla loro pancia
senza mezzi termini,
non usando il politichese,
e in un periodo di forte
insoddisfazione e fermento
a guidare una scontatissima
rivolta non può esserci Gandhi,
ma un uomo del popolo,
un uomo che impugni la sciabola e non il fioretto,
l’Italia ha bisogno
di un nuovo Masaniello.

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Poi ci meravigliamo
di stare nella merda,
ma ci rendiamo conto
di chi ci governa?

Gente che va davanti
alle telecamere
a dichiarare compiaciuta:
“Vedete? Sono bravo perchè mi sono dimesso”.

No, sei stronzo perchè hai rubato.

Io fino a una settimana fa
pensavo che i lingotti d’oro
esistessero solo nei fumetti
di zio paperone o in quei filmoni americani.

Invece no, i lingotti d’oro
esistono per davvero,
e in Italia per cercarne uno
non occorre andare fin dentro
al caveau di una banca,
ma nella sede di un partito.

I partiti italiani custodiscono
diamanti e lingotti d’oro…
i partiti italiani…
Il paese fa la fame e chi lo governa
nasconde i lingotti d’oro sotto al letto:
individui del genere non possono avere
alcun interesse a cambiare
la situazione attuale.

La cosa più fastidiosa, però,
è che non solo rubano,
ma ci vengono a prendere
anche per il culo.

Sei stato colto in flagranza
di reato e invece di scusarti
e sparire dalla circolazione
ti scagli contro coloro
che hanno ardito un presunto
“complotto” nei tuoi confronti,
e il complotto quale sarebbe?
Far sapere ai tuoi elettori
che li hai derubati?
I disonesti accusano gli onesti:
un paradosso assoluto.

Oppure, altra comica,
è quando sostengono di non sapere
chi gli paga la roba,
hanno gli operai in casa
e non sanno chi ce li ha mandati.
Magari pretendono anche
che io creda a una roba del genere…
beh, se sono stupido
come il Trota forse sì.

In Bangladesh i politici
hanno maggiore dignità.

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Passiamo continuamente
il tempo a lamentarci
dei nostri politici,
tanto che inizio a temere
che essi facciano quasi
da parafulmine a questa
situazione di crisi generale.

Parliamoci chiaro,
è facile sparargli addosso,
ogni comico che punti a riscuotere
successo e consenso fa il monologo
sull’attuale classe politica
(vedere Brignano alle Iene),

però non dimentichiamoci
che loro… siamo noi,
loro sono lo specchio
del degrado della nostra nazione,
una naziona dove regna
la cultura e l’arte
di fottere il prossimo,
del clientelismo
e del pressapochismo.

Ci si scandalizza a vedere
un politico non votare
l’abolizione dei suoi privilegi
o mangiare la mortadella
in aula per festeggiare
la caduta del governo Prodi.

Ma noi?
Noi siamo diversi?
Noi che  stappiamo lo champagne
e facciamo il trenino
davanti al Quirinale
per la caduta di un Premier
possiamo fare la morale
o essere d’esempio a qualcuno?

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Stiamo sempre a puntare
il dito contro questi
poveri politici,
accusandoli di essere incapaci,
che non sanno nulla,
che rubano,
che non vogliono
mollare la poltrona.

Ma invece di brontolare
a vanvera
avete mai pensato
a cosa farebbero
senza Montecitorio?

Prendete un Fini,
un La Russa o
addirittura un
Ciriaco De Mita,
che a 83 anni
ancora non vuole
saperne di mollare l’osso,
senza politica
cosa potrebbero mai
fare nella società?

Lo Stato italiano
fa opera di beneficenza,
una sorta di Welfare sociale
per porre rimedio
ai problemi del mercato.

Gli scarti di quest’ultimo
vengono, infatti, collocati
all’interno del parlamento
pur di conferirgli
un senso della vita
che altrimenti non avrebbero.

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La politica è diventata
un gioco di ruoli,
dove i rappresentanti
dei diversi schieramenti
sono chiamati a recitare
una parte imposta loro
dal proprio partito.

Chi si dimostra
più capace a recitare e a
prostituirsi intellettualmente
avrà maggiori possibilità
di fare carriera.

Tanto è vero che la frase
“fare qualcosa per partito preso”
è diventata consuetudinaria
nel linguaggio comune,
sta a significare proprio
questa palese faziosità
dei politici riguardo
a tutte le tematiche
possibili e immaginabili:

la destra dice una cosa?
La sinistra l’esatto contrario.
La Sinistra propone una legge?
La destra la critica aspramente,
e così via.
Possibile che non si trovino
mai d’accordo su nulla?
Ma se mai qualcuno si trovasse
d’accordo con l’azione
di governo, è demotivato
dagli stessi partiti
ad andare controtendenza
in quanto ogni parlamentare
prende un tot in più
di soldi per votare/sposare
ogni volta la linea
politica del suo schieramento.

Le opposizioni pur di perseverare
nella loro strategia
atta alla caduta del governo,
se ne fregano altamente
del bene del paese,
se la maggioranza
propone una riforma,
forse anche giusta,
l’opposizione è chiamata
a contrastarla perchè
altrimenti quel governo
passarebbe alla storia
come efficiente,
otterrebbe consensi
e rischierebbe quindi
di essere rieletto
alle successive elezioni
(il che causerebbe una sempre
più diminuzione di potere
da parte dell’opposizione).

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La politica è sempre più
immagine/apparenza
piuttosto che contenuti.

Questo lo si può
constatare non solo
per la narcisista sovraesposizione
mediatica dei parlamentari,
i quali sembrano passare
più tempo nei vari salotti
televisivi che a Montecitorio,
ma anche dal loro stesso “look”.

Fateci caso,
pochissimi di loro portano la barba
(e comunque mai incolta)
mentre tutti indossano solo
ed esclusivamente giacca e cravatta,
come a voler trasmettere un senso
di pulizia, serietà e onestà.

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Il segretario generale della  CGIL,
Susanna Camusso, per carità,
sarà anche intelligentissima,
ma è proprio tanto brutta.
Si curasse un po’, che diamine,
non mi farei mai rappresentare
da un mostro così.

L’occhio vuole la sua parte,
anche già solo come forma
di rispetto verso i propri
rappresentati\elettori
dovrebbe curare il modo di vestire,
dare un taglio più aggraziato ai capelli
e usare un filo di trucco.

Vedete invece gli imprenditori,
con la Marcegaglia…
un altro stile proprio…
e poi ci si meraviglia
che la sinistra sia in crisi,
e ce credo, con ‘sti rappresentanti!

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Saviano ha due grandi meriti:
arrivare facilmente a quello che
Morgan chiamerebbe il “popolo bue”,
e dare una ribalta nazionale
al problema delle mafie.

Tra le qualità che invece non
gli si riconosce c’è la “coerenza”:
attacca Berlusconi ma pubblica
per Mondadori, di Berlusconi…
lo attacca e poi è stipendiato
per “Vieni via con me” dalla
Endemol, di Berlusconi…

Altra qualità che non mi sento
di attribuirgli è quella
di conoscere appieno l’argomento
su cui è chiamato a parlare.

Chi invece sa ciò di cui parla
è un magistrato calabrese costretto
a vivere sotto scorta dal 1989 per
la lotta in prima fila alla ‘ndrangheta,
Nicola Gratteri, egli riferendosi
velatamente a Saviano ha dichiarato:

“Troppi parlano e scrivono di ‘ndrangheta
e mafia solo per aver sentito dire;
per averne una vera conoscenza
occorre viverci dentro.”
Aggiungendo che non basta pubblicare
un libro al riguardo per fregiarsi
del titolo di “esperto del settore”.

In effetti quello su cui mi interrogo
sempre quando ascolto Saviano è:
“ma parla in base a cosa? E in quali vesti?”
Siamo bravi tutti a leggerci due verbali
e a raccontarli davanti una platea,
ma, caro Saviano, hai mai preso parte
a una operazione antimafia?
Hai mai seguito passo dopo passo
le indagini per la cattura di un boss?

Se, come noi tutti crediamo,
non hai fatto niente di tutto ciò
perchè quello che esce dalla tua bocca
devo prenderlo come oro colato?
Perchè devo pagarti con i miei soldi
la scorta se non fai altro che leggere
dei verbali e raccontarli in un libro?
Di tuo che ci metti?
Di vissuto, di esperienza personale
acquisita sul campo nella lotta alle mafie.

Premesso poi, come ha detto Pino Daniele,
che se lo avessero voluto davvero
fare fuori lo avrebbero già fatto,
non si sono fatti scrupoli
con Falcone e Borsellino
(altra gente che sapeva di cosa parlava…)
figuriamoci di un romanziere qualunque come Saviano.

Premesso questo, Saviano col tempo
ha smesso i panni del saputello sulla Mala
trasformandosi in un “cantastorie”.
Fateci caso, ora più che Giovanni Falcone
sembra Klaus Davi, un “tuttologo”,
parla di tutto senza sapere bene un cazzo di niente.

In principio fu la mafia,
ultimamente lo si è invece sentito
sormoneggiare sul cemento dell’Aquila
e addirittura sulla storia d’amore di Welby e Moglie…
Allora il dubbio di prima diviene ancora più forte:
“ma in base a cosa parli…insomma, su cosa ti sei formato???”
Immaginatevi se Falcone si fosse addentrato
in discorsi politici o sull’Eutanasia,
o se Benedetta Parodi avesse continuato
a condurre il telegiornale mentre
continuava a cucinare i funghi porcini:
sarebbero stati credibili per voi?
Avreste senza ombra di dubbio pensato
che la stessero facendo fuori dal vaso.

Saviano però si è superato
con il suo ultimo libro:
“la bellezza e l’inferno”,
che è praticamente una raccolta
di tutti i suoi articoli di giornale
degli ultimi 3 anni dove parla
di sè, della mafia e di tutto ciò
che gli frulla per la testa
(la solita solfa insomma).

Perle che la Mondadori ha ben pensato
che noi tutti non potessimo
fare a meno di conservare.
Perle che Saviano ha deciso di far pubblicare
(facendogli fruttare ulteriori soldi)
in quanto utili all’umanità,
e non perchè, essendo lui un caso letterario,
ogni cazzata che fa o dice è accolta
come Vangelo dalle capre.

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Imbarazzante la smania
di apparire dei politici,
a differenza delle aspiranti veline,
che le sgallettate le sanno fare,
loro pur di ottenere 5min di celebrità
sono disposti persino
a cercarsi pessime figure televisive.

Lampante il caso “Le Iene”,
con l’inviato in classica tenuta da “iena”,
nessuna trappola quindi,
ad aspettare i nostri deputati davanti al parlamento.

I deputati, quasi sempre i meno noti,
sanno che l’inviato sta lì per metterli in difficoltà
e sanno pure che in caso di gaffe
a un banale quesito posto loro
verranno sbeffeggiati in prima
serata al cospetto di milioni di telespettatori
(leggesi “potenziali elettori”),
ma decidono comunque di non sottrarsi
a questo gioco al massacro in cambio
di una singolare ribalta televisiva:

risultando in pratica “Onorevoli poco onorevoli”.

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In Italia, ma per fortuna solo quì,
può persino accadere che un COMICO
acquisti autorevolezza e si presenti
alle elezioni nazionali con delle liste civiche,
ottenendo anche il 2-3% dei voti…

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Nel telegiornale si tende a prestare
maggiore attenzione alle notizie che ci riguardano,
che parlano cioè del nostro lavoro,
della nostra città o di problemi che ci toccano direttamente,
non solo per l’esigenza di tenersi informati,
ma anche per il gusto di sentirsi raccontare
storie che possono essere immediatamente
messe in relazione con la nostra esperienza di vita
o comunque per avere una sorta di ribalta nazionale.

Inutile soffermarci sulla qualità
o la tipologia di notizie
che ci vengono quotidianamente propinate,
tutti abbiamo potuto constatare
che nelle redazioni dei tele-giornali
non giungono stranamente mai notizie positive,
solo accadimenti incentrati sulla politica (immancabile)
o su casi come omicidi, stupri, distruzioni e catastrofi varie
tanto che, con l’andare del tempo,
i telegiornali hanno assunto sempre più la forma
di “soap opere dell’informazione”, 
hanno cioè sposato dei casi di cronaca,
esclusivamente nera, seguendoli passo dopo passo,
giorno dopo giorno, edizione dopo edizione,
fino alla conclusione del processo che scaturiva da essi.

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Il conflitto e l’odio tra gli uomini
sorge a causa dei loro differenti gusti:

1) Sessuali
2) Politici
3) Religiosi

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Quote rosa

Le quote rosa sono una legge stupida e razzista.

Il serio rischio è di trovarsi come rappresentanti
dei parlamentari privi di competenze,
messi lì solo ed esclusivamente perchè
hanno avuto la botta di culo di nascere donna.

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I politici hanno troppi favoritismi.
Chi potrebbe cambiare le cose?
I politici con le leggi.

Loro si farebbero le leggi contro?

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