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Posts Tagged ‘pubblicità’

Caccia Al Gay

https://i0.wp.com/images.davidemaggio.it/pics3/2011/09/Barbara-Durso-Baila-Pomeriggio5-26-settembre-1-e1317048053885.jpg

Troppo semplice sparare
nel mucchio senza assumersi
la responsabilità
delle proprie parole.

Ogni tanto esce fuori
qualche personaggetto
dello showbiz, dalla dubbia moralità,
che sostiene, per certo,
che in un determinato
ambito “sacro” ci siano dei gay.

Premesso che i gay sono ovunque,
in quanto esseri umani,
pertanto che nella
chiesa/calcio/politica/ecc…
ci siano, non è una notizia,
ma soltanto una trovata
per ottenere un po’ di visibilità
su quegli organi
di informazione di terz’ordine.

Il discorso cambierebbe
se invece venissero fatti
nomi e cognomi di questi
famigerati gay.
Nomi che, ovviamente,
non arriveranno mai,
sia perché sarebbe diffamazione,
sia perché, quasi sicuramente,
non li si hanno.

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Nella vita di un vip
arriva un momento che ne decreta
la caduta dall’Olimpo:
lo spot autolesionista.

Non mi spiego come sia
possibile che un responsabile immagine
possa consentire
certi autogol clamorosi,
consigliando al suo assistito
di fare da testimonial a prodotti
poco lusinghieri.

Prendete Cristiano Ronaldo, CR7,
pare scolpito da Michelangelo,
un fisico da culturista sotto
un viso da attore hollywoodiano,
pieno di soldi, di figa,
oltretutto a calcio è il più forte,
non ha un cazzo di difetto,
tanto che inizi a pensare
che non scorreggia, ma caccia aerosol dal culo.

Come fai a rovinare l’immagine a uno così?
Semplice, facendogli fare la pubblicità
di uno shampoo antiforfora.

Ronaldo, quello che viene immortalato
sui tabelloni 6×3 di Armani
con un pacco enorme in bella mostra,
quello che quando suda non emana tossine,
ma Acqua di Giò,
Ronaldo, quello che adesso tutto
il mondo saprà che appena
scuote la testa fa venire subito Natale.

Per le donne invece la morte mediatica
arriva con una pubblicità comune a molte di loro:
quella della tintura per capelli.

Lo voglio capire per Sabrina Ferilli,
50 anni, te lo immagini che abbia i capelli bianchi;
ma Elisabetta Canalis, che di anni ne ha 36,
anche lei con un seguito sconfinato
di adolescenti che presidiano il suo profilo
Instagram con una sola mano,
che motivo ha al mondo di comunicare
che s’è fatta vecchia e si deve tingere?
Non ha senso sputtanarsi così.

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https://i0.wp.com/static.haisentito.it/625X0/www/haisentito/it/img/_sacchetto-plastica.jpg

Non si comprende
il motivo per cui, nei supermercati,
si debbano pagare
le buste della spesa.

Se necessitiamo di una busta
è perchè, come minimo,
abbiamo comperato diversa merce
comportando al titolare del supermercato
un margine di guadagno
che copre ampiamente i pochi centesimi
di costo di una busta.

Ma il vero motivo per cui non vi dovete
piegare a questo sopruso è che la busta
che ci fanno pagare è marchiata
col nome del supermercato.

Girando con quella facciamo
pubblicità gratuita all’attività,
quindi i 10centesimi, eventualmente,
sono loro che li devono dare a noi,
perché da che mondo è mondo a pagare
è chi si fa pubblicità, non chi la fa.

Se pretendono di farsi pagare la busta,
allora ce ne diano una generica,
senza logo.

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https://i0.wp.com/www.curriculumvitae24.it/wp-content/uploads/2013/10/raccomandazione-lavoro.png

Non ho mai visto di buon occhio
le “raccomandazioni” in generale,
ma in particolar modo quello per ottenere
lo sconto in un negozio.

Da poco ho iniziato, invece,
a pensarla in modo diverso
e a non vederci nulla di male.

Se il commerciante volesse attirare
nuovi clienti dovrebbe farsi
della pubblicità,
e per farsela dovrebbe pagare
una concessionaria per degli spazi.

Il nuovo cliente portato
da un suo amico è comunque un investimento pubblicitario,
ma a basso costo (invece di dare tanti soldi
alla concessionaria, il venditore ne sottrae
una minima parte dal prezzo del prodotto)
e di sicura efficacia
(la pubblicità il cliente lo porta per davvero,
raggiunge solo quelli realmente interessati all’acquisto).

Con il “passaparola” (o la “raccomandazione”)
non fai il furbetto per risparmiare,
ti avvali di una forma pubblicitaria
che porta benefici sia a te che al commerciante.

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Carosello Reloaded

https://achuisle.wordpress.com/wp-content/uploads/2013/05/fe99b-carosello1.jpg

Che tenerezza mamma Rai,
è talmente in crisi di ascolti
che per provare a risollevarli un po’
è andata a riesumare
un programma cult,
ma di 50 anni prima…

Carosello era un successo
indiscusso perché a quel
tempo in tv non esisteva nulla,
assolutamente nulla,
c’era un solo canale
e tutto quello che passava
da lì faceva 20 milioni di telespettatori,
perfino una striscia pubblicitaria.

E’ inimmaginabile ipotizzare
che un bambino di oggi,
diametralmente opposto
da quello di 50 anni prima,
e che quotidianamente
viene bombardato da accattivanti
cartoni animati,
ogni secondo, e su ogni canale,
possa trovare interesse
per delle pubblicità,
oltretutto in bianco e nero.

Lo stesso adulto appena
comincia una pubblicità
si è abituato a cambiare canale.

Sembra quindi chiaro
che “Carosello Reloaded”
punti a suscitare nei 50-60 enni
quell’effetto nostalgia
che li spinga a guardare il programma.

Il problema è che non hanno più
gli occhi di un bambino,
ed è normale che non riscontrino
nel Carosello odierno gli stessi
valori e le stesse emozioni
di quello della loro infanzia:

il prodotto magari è anche migliore,
ma quelli cambiati sono loro.

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Sono rimasto ammaliato
da una recente pubblicità
riguardante un particolare
tipo di contraccettivo
chiamato “Persona”.

Ho fatto una brevissima
googlata per documentarmi
ed ho scoperto che non
è un prodotto nuovo,
ma è in circolazione
già da diversi anni,
e che il funzionamento
è piuttosto semplice.

Appena ti svegli
fai la pipì su uno “stick test”,
lo inserisci nel macchinario
e se la spia è rossa,
significherà che si è nel giorno fertile,
se al contrario la spia è verde,
il giorno è sicuro
e si possono avere rapporti
senza rischio di gravidanza.

Piccola curiosità:
nel messaggio pubblicitario
il programma si rivolge
a chi vuole evitare o programmare
una gravidanza,
anche se poi è palese
che il suo uso sia
orientato particolarmente
ai primi, altrimenti
non verrebbe classificato
come “contraccettivo” e la spia
da giorno fertile non sarebbe
rossa (colore di pericolo) ma verde.

Di punti deboli il prodotto
ne ha molteplici, tra cui:

1) Il costo.
Sotto i 100€ per il solo aggeggio,
mentre gli stick test sono venduti
in 2 confezioni,
una da 8 stick (13,45€)
e l’altra da 24 (36€).
Capirete che la buona
e vecchia pillola
o un qualsiasi pacchetto
di preservativi costa
decisamente meno…

2) La programmazione dei rapporti.
Il sesso perde la sua componente
istintiva e ludica,
per lasciar posto
a un’altra premeditata
e a tratti ansiogena
(«Oddio, stamattina la spia era rosa,
speriamo che il mio uomo
non mi salti addosso»).

3) I bambini “PERSONA”.
Sebbene la ditta produttrice
dichiari che “solo” 6 donne
su 100 restano incinte,
andatevi a fare un giro
sui vari forum e vedrete
in realtà quante donne
si lamentino di essere
rimaste fregate.

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Sono rimasto molto stupito
quando di recente mi sono
imbattuto in uno spot tv
con Luis Figo
che pubblicizzava una tintura
per capelli della “Just for men”.
Essa promette di colorare
solo i capelli bianchi
in soli 5 minuti
con una semplice applicazione,
autonoma, sotto la doccia.

Il pensiero è andato subito
alle donne e mi sono detto:
“se ciò che il prodotto promette
è vero, come è vero,
questa della tinta è una delle tante
cose che si potrebbero fare
con minor tempo e costo”.

Un po’ quello che accade
con le certificazioni
negli enti pubblici,
per ottenerle/consegnarle
devi sostenere un interminabile
giro di uffici e perderti nella burocrazia
quando poi basterebbe che lo stesso
ufficio facesse tutto
(cosa fattibilissima se non venisse
pregiudicata l’esistenza
degli altri uffici…)

La tintura per le donne
si potrebbe fare in 5 minuti,
in maniera autonoma,
così come avviene per gli uomini?

Sì.

Però i parrucchieri farebbero la fame
così come le aziende che producono
tutta quella robaccia di contorno
(ossigeno, ecc…).

C’è però da aggiungere
che la donna ha bisogno di sentirsi
importante e coccolata,
probabilmente se esistesse
anche per lei una tintura “fai da te”
di 5 minuti non avrebbe successo.

Quei 30-45 minuti mensili
di svago e cura di sé dal parrucchiere
assumono quasi una valenza sacrale
a cui poche donne sarebbero
disposte a rinunciare.

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Regalare qualcosa a chi ne ha bisogno,
in anonimato, è beneficenza.

Regalare qualcosa a chi ne ha bisogno,
davanti a tutti, è pubblicità.

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Lo spettatore viene indotto
dall’attraente presentazione,
oltre che da chi la svolge,
a comprare l’oggetto raffigurato sullo schermo
in quella che sempre più rassomiglia
a una caccia ai beni materiali
orchestrata dalla pubblicità,
dove anche il tempo e lo spazio
sono controllati dal capitalismo
e tramutati in merci:

il tempo diventa denaro
lo spazio proprietà.

Il desiderio di emulare i testimonial
degli spot televisivi ha immancabilmente
dato luogo a una società di consumo controllato
dove tutti ambiscono a consumare
e dove l’uomo non si libera più attraverso
il lavoro ma attraverso il consumo,
ben si delinea, quindi,
una figura umana ridotta a semplice consumatrice.

Tuttavia quel che oggi conta non è tanto
il testimonial di “grido”
ma lo slogan da far entrare facilmente
nella testa dei telespettatori
(No Martini No Party, Red Bull ti mette le ali).

Si potrebbe immaginare che il telespettatore,
avendo acquisito una maggiore malizia televisiva,
senta meno impellente la necessità
di aver un attore stimato che si faccia garante
di quel determinato prodotto ma gli sia sufficiente,
se condivisa, la filosofia del messaggio pubblicitario.

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Ultimamente ci sono due pubblicità
che mi lasciano perplesso non poco.

La prima è quella della Pocket Coffe,
con Irene Grandi intenta a cantare un suo pezzo,
non riuscendoci, a un tratto sbotta:
“Sapete di cosa avrei bisogno io prima del concerto…”
Chiusa in un pulmino…distesa per terra….
e circondata da tre maschioni affamati…
di cosa mai avrà bisogno Irene
si domanda imbarazzato lo spettatore?

Tra l’altro a far raggiungere allo spot
il suo picco di fraintendibilità
ci pensa stesso uno di questi maschioni
che ammiccando le risponde:
“Irene ci vorrebbe…”
e poi con le mani simula qualcosa
di mooolto simile a un pompino…

L’altra pubblicità riguarda invece  
una sorridentissima Sabrina Ferilli
che stravaccata su un divano esclama convinta:

“Beato chi ‘so fa il sofà”.

Lasciando LEGITTIMAMENTE pensare allo spettatore:
“ma beato chi se fa a te sul sofà…”.

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Sto rivalutando il popolo della rete.

I ragazzetti sbandati di oggi
sono ben più scaltri di quello
che lasciano a vedere, anzi,
vi dirò di più, sono dei
provetti geni del marketing.

Hanno capito che (inspiegabilmente)
sul web i video di tale “Gemma del Sud”,
per usare uno slang giovanile,
“tirano” di brutto (yeah!) e
tutti a catena le fanno video
di risposta in modo tale
da essere indicizzati dal motore
di ricerca di youtube
sotto le tag “gemma del sud”,
farsi trovare e ottenere visibilità.

Insomma, usando la “cazzimma”
vivono di luce riflessa.

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