Allo scorso referendum sono stato
designato come “presidente di seggio volante”
presso l’ospedale cittadino,
praticamente dovevo far votare le persone allettate
che ne avevano fatto esplicita richiesta.
Ho girato tanti reparti,
più e più volte, proprio come fosse
una caccia al tesoro, solo che, nel mio caso,
il tesoro consisteva nel vecchio di turno
animato da un profondo senso civico.
Sono passato, ahimè, anche per l’oncologia,
facendo un incontro che ricorderò per sempre,
anche se lì per lì
non ho subito realizzato cosa fosse accaduto,
preso dalla foga e dalla fretta del momento.
Ho avuto il piacere di far votare una ragazza,
una sola, una giovane donna,
per di più in evidente fase terminale.
Appena conclusa la procedura, a freddo,
dopo che me ne ero andato,
ho messo a fuoco la situazione
realizzando la straordinarietà
del momento appena vissuto.
Una ragazza che aveva ben altri pensieri
per la testa, con un residuo di forza
che le era rimasto, aveva scelto
di dire la sua sul futuro dell’Italia,
sebbene lei quel futuro
non lo avrebbe mai visto.
Un atto d’amore smisurato
nei confronti del proprio Paese
che non può lasciarti indifferente
e che vorrei tanto raccontare
a tutte quelle persone che non vanno
a votare per protesta o, peggio ancora,
perchè “si scocciano”.