Feeds:
Articoli
Commenti

Posts Tagged ‘televisione’

http://vignette4.wikia.nocookie.net/nonciclopedia/images/b/bc/Made_in_Sud_logo.jpg/revision/latest?cb=20140424211624

Per l’italiano medio
la tv è sinonimo di qualità,
basta che qualcosa passi di lì
per essere considerata degna di attenzione,
tanto che i nostri nonni (anche diversi genitori)
ci hanno campato una vita
sul “l’ha detto la tv”.

Proprio perché essa
conferisce valore
ai suoi protagonisti,
può permettersi qualche piccola
forma di “sfruttamento”.
Ad esempio, l’attore famoso,
se ha un film prossimo all’uscita nelle sale,
accetta di andare ospite in un programma tv
a titolo gratuito,
in quanto ha interesse a utilizzare
la cassa di risonanza della tv
per promuovere il proprio prodotto.

Per lo stesso principio,
i comici, di dubbio valore artistico,
presenti nei vari Zelig, Made in sud, Colorado, ecc…
Ricevono un rimborso spese
e non un vero e proprio compenso
per le loro esibizioni televisive
(anzi, qualcuno ho il sentore che paghi
di suo per comparire sul piccolo schermo),
questo perché il ritorno economico
non proviene dal singolo programma tv, ma dalle infinite
partecipazioni a sagre, fiere, feste in piazza, ecc…
dove i vari comici verranno ingaggiati
solo perché “sono quelli della tv”.

Read Full Post »

I Coccodrilli Tv

La settimana Pasquale
mi ha strappato un sorriso:
qualora ce ne fosse ancora bisogno,
ha dimostrato come i “coccodrilli televisivi”
vengano utilizzati non per commemorare
veramente il defunto,
ma per tappare buchi di programmazione
o per accrescere lievemente
gli ascolti cavalcando
l’onda emozionale del momento.

In pochi giorni sono morti
Jannacci e Califano
e né la rai, né Mediaset
hanno mandato in onda
uno speciale in diretta su di loro.

Erano tutti in ferie.

Hanno cominciato a sciacallare
solo dal Martedì,
a distanza di 3/4 giorni.

Read Full Post »

É stata dura come al solito,
ma alla fine ne siamo venuti fuori.

Mi sento molto Grinch,
detesto la settimana natalizia
come poche cose al mondo.

I perchè sono presto detti:

1) Faccio talmente tanti ipocriti auguri
a persone che vedo due volte l’anno
e di cui mi interessa ben poco,
che quasi arrivo a fine giornata
con le guance rosse.
Odio il contatto fisico in generale:
le persone che si buttano addosso,
ti baciano, ti toccano
mi fanno venire l’orticaria.
Vi lascio immaginare che tortura
sia sottopormi a questo
strapazzamento continuo.

2) In tv non fanno mai un cazzo.
Non capisco il motivo per cui
nella settimana natalizia
non ci sono trasmissioni in diretta.
È come se quella televisiva
fosse una categoria a parte
di lavoratori. Un negoziante
ha libera mezza giornata del 24,
il 25, il 26, mezza giornata del 31 e infine l’1.
Le vacanze televisive iniziano
nella prima settimana di Dicembre
e finiscono dalla seconda settimana di Gennaio.
Un mese abbondante a grattarsi la pancia
quando i giorni effettivi di festa
per i comuni mortali si riducono a una settimana sì e no.
Lasciamo poi perdere cosa viene mandato
in onda al posto della tradizionale programmazione…
tanto lo sapete già, sono pressapoco
gli stessi film da 20 e passa anni.

3) Il volgare cenone.
Nelle vigilie devi strafare:
antipasto, primo, 3/4 secondi con annessi contorni,
frutta, frutta secca, dolci, panettone e cotechino.
Arrivi a fine pasto con le bolle
che ti escono dalla bocca
e il desiderio di una lavanda gastrica.

4) I botti.
Al Sud sembra di stare in trincea,
nel bel mezzo di Apocalypse Now.
Da inizio Dicembre comincia
la guerra fredda tra vicini:
si riempiono le case di arsenali militari
per non farsi trovare impreparati
per il conflitto bellico vero e proprio.

Nelle settimane che avvicinano al capodanno,
si verificano solo vari e isolati
botti di avvertimento,
diciamo piccole intimidazione,
per far capire all’isolato che si è armati
fino ai denti e che sarà battaglia.

Allo scoccare della mezzanotte:
il bombardamento.

Cafonate che non sopporto,
ne sono insofferente;
poi mi dovrebbero spiegare
cosa prova la gente,
con la crisi galoppante,
a sperperare in pochi secondi 2/300€ in botti
con il serio rischio
di trovarsi una mano tranciata:
è tafazismo puro.

Il mio 31 Dicembre ideale
è, chessò, a Trieste.
Finisci di pranzare alle 22 massimo,
sazio con un triste brodino e l’insalatona,
poi dritti a nanna; oppure aspetti
la mezzanotte, due cacatelle
molto contenute di fuochi d’artificio
fino alle 00.15 max, ed infine silenzio tombale.

5) Mai come quest’anno
si è festeggiati, contenti e allegri,
l’arrivo di un nuovo anno
che già sappiamo da mesi che sarà di merda.
Un anno che tra 12 mesi
manderemo a fanculo senza rimpianti,
anche peggio di quanto fatto col 2012.

Read Full Post »

La televisione è un mezzo
di comunicazione potentissimo,
vagonate di persone
spingono per entrarci,
ed altrettante si
ostinano caparbiamente
a non volerne uscire.

In principio fu Mike Bongiorno
ad ambire a una “morte in diretta”,
gli vennero affidati nel fiore
degli anni programmi di punta
(Lascia o raddoppia?, Rischiatutto,
La Ruota della Fortuna),
poi quando il successo scemò dovette
accontentarsi di programmi di nicchia
(Bravo Bravissimo, Viva Napoli),
di pubblicità (Infostrada)
e infine restò aggrappato
al piccolo schermo
con frequenti ospitate.

Oggi Pippo Baudo e Maurizio Costanzo
sono i casi più eclatanti
di persone che non si capacitano
a dover lasciare posto
a qualcun altro,
sono per di più in ottima compagnia,
Lino Banfi, ed esempio,
è uno di quelli che
noncurante dell’avanzare dell’età,
pretende di fare quello
che faceva 30 anni prima:
stessi film, stesso modo di parlare, ecc…
non capendo che così finisce
per diventare la parodia di sé stesso
suscitando tristezza
nel telespettatore.

Sul grande schermo,
in particolar modo quello Hollywoodiano,
attori del calibro di Robert De Niro
hanno saputo reinventarsi
in inediti ruoli da commedia
per allungarsi la carriera
e non rischiare di passare
per “vecchi patetici” in improbabili
ruoli d’azione.

Altri, invece,
il 66enne Stallone su tutti,
hanno scelto di non mutare
di una virgola il loro personaggio
e per questo è facile
vederli ancora oggi
prendere a pugni dei 20enni
sferzanti dell’osteoporosi.

Read Full Post »

Dopo la mezzanotte,
in qualche emittente locale,
è facile imbattersi in “Sexy Bar”,
un programma creato
nel lontano 1999
da Corrado Fumagalli.

Questo tizio ha avuto
la brillante idea
di arricchirsi col soft-porno:
grazie al pretesto del talk
a tematiche sessuali,
e direi quasi esistenziali
(es: “meglio una donna bella ma frigida,
o una brutta ma affamata?”)
pubblicizza locali
(night – club privè) e troie
(lapdancer – pornostar).

Il lavoro in questione è
fantastico e redditizio;
iniziamo col dire che
si beccano soldi
da tutte le parti:
soldi dagli stacchi pubblicitari
inseriti nel programma
(ben due per soli
20 minuti di trasmissione),
soldi dai locali che
ospitano il programma,
e soldi dalle pornostar
entrate nel circuito della trasmissione
e, quindi, dello stesso Fumagalli,
che si erge a sorta di “pappone”
per piazzarle poi nelle
varie serate/eventi a chi
gliene farà richiesta.

Inoltre Fumagalli,
che Adone non è,
a stare in mezzo a tutto
quel troiume volete
farmi credere che
non rimedia niente
da nessuna?

Dai su…
Gli è andata troppo
di culo con ‘sto programma.

Read Full Post »

Mi chiedo come sia possibile
che la Rai pianga miseria
dicendo che non possono
competere con Sky
poiché gli americani
“possiedono i mezzi
che loro non hanno”.

Santo cielo,
ogni volta che li sento
mi indispettisco
a tal punto che ho deciso
di fare due semplici
conti da salumiere.

La Rai ha 17 milioni di abbonati,
che versano la bellezza
di 112€ l’anno per usufruire
del (misero) servizio.
112 x 17 milioni
fa quasi 2 Miliardi,
a cui vanno sommati
gli introiti della pubblicità.

Sky invece,
ha 5 milioni di abbonati,
che mensilmente spendono,
in media, 50€, 600 annui.
600 x 5 milioni = 3 Miliardi

I soldi sono pressapoco gli stessi,
solo che Sky ne spende tanti e meglio,
accaparrandosi esclusive su esclusive,
mentre la Rai, a causa
del magna magna e della sua
inutile struttura elefantiaca,
ne investe quasi nulla
e ci rifila Giletti e Magalli.

Read Full Post »

La Rai ha perso i Mondiali,
la Champions League,
la F1,
e già i vertici hanno fatto sapere che,
nell’ottica del contenimento dei costi,
probabilmente l’Europeo
sarà l’ultimo grande
evento sportivo
trasmesso dalla tv di Stato.

Se vogliono combattere
l’evasione del canone
(112€, aumento annuo di 1.50€)
con “le prime visioni esclusive”
di Giletti e Mara Venier,
beh, auguri.

Read Full Post »

Un po’ paracule e anche omertose
le inchieste fatte da programmi
tipo “Le Iene”.

Cercano la magagna,
la smascherano
per poi voltare pagina
senza prendere provvedimenti
o sporgere denuncia.

Lasciano tutto com’è,
anzi, tutelano persino
il farabutto censurandogli
la faccia.

Non ha alcun senso
svolgere un servizio pubblico
se poi il servizio pubblico
non si concretizza
con la soluzione del problema.

Read Full Post »

Un film al cinema
non dura più di 1h e 40/50min,
sia perchè la gente
non ha troppo tempo da perdere,
sia perchè oltre una certa
soglia il film non lo guardi,
lo sopporti.

Per dare l’impressione
di volere cambiare (in meglio…),
la tv italiana si dovrebbe attenere
a questa piccola norma di buonsenso,
già questo potrebbe bastare.

Le cose annacquate
non hanno mai un esito felice,
le prime serate in Italia
finiscono alle 00.30,
com’è possibile pensare
che un telespettatore
per vedere la conclusione
di un programma debba
aspettare 4 ore davanti alla tv,
immobile, e fare notte fonda
quando al mattino seguente
magari deve svegliarsi
per andare a lavorare?

Ci vorrebbe maggiore sensibilità,
non è possibile che uno stesso
format in Inghilterra duri
una sola ora (Es: X-Factor)
mentre in Italia sfori le 3,
è inevitabile che a venire
penalizzata sia la qualità.

A parziale discolpa
degli addetti ai lavori
c’è da dire che queste
durate monstre sono causate
dalla necessità di abbattere
i costi di gestione:
avendo un solo programma di 4 ore,
se ne vanno a tagliare
altri 2 che coprirebbero
la seconda e la terza serata.

Read Full Post »

Non esiste più etica, nè valori,
niente di niente,
solo il degrado più totale,
e mi rendo conto
di questa costante deriva
quando vedo in tv le donne
trattate come mute
bambole di carne.

Il culo da fuori,
le tette sparate in gola,
ragazze bellissime
che si accontentano di fare
un balletto mezze nude,
anche in pieno inverno,
senza mai avere diritto di parola:
pur di comparire in tv
accettano di sottostare
a questa umiliazione
dell’essere umano.

A me non sembra di ricordare
un uomo che è riuscito
a sfondare dopo aver fatto
anni di gavetta ballando
in perizoma per 30 secondi
davanti a una telecamera,
questa è esclusiva
del solo universo femminile.

Una delle cose più terrificanti
che mi è capitata di vedere
sono i provini a cui
queste aspiranti vallette
si sottopongono:
in costume da bagno.

Cioè è chiaro fin da subito che
dovrai mostrarti nuda
se vuoi fare quel lavoro.
In quei 5 minuti di provino
puoi sbagliare tutti
i congiuntivi che vuoi
ma se hai il culo a mandolino,
le tette a pera e un viso
che buca lo schermo stai
certa che il posto sarà tuo.

Zero cervello,
zerò personalità
zero dignità,
zero morale,
quello che interessa
della donna è solo
la sua immagine.

Read Full Post »

In tv se non sei microfonato
lo spettatore a casa
non ha alcuna possibilità
di ascoltare ciò che stai dicendo,
nemmeno se stai lontano
di soli 10 centrimentri
da qualcuno che invece
il microfono lo ha.

Spiegato brevemente
questo tecnicismo
che tutti già conoscevate,
vi porto a riflettere
su come sia possibile
che gli applausi o le risate
dei pubblici presenti
negli studi televisivi
arrivino nelle case
in maniera così scandita
e uniforme sebbene
nessuna di quelle
persone sia microfonata.

Prendete come esempio
i pubblici di Zelig
o di un qualsiasi reality:
oltre a sentirsi forte
e chiaro, l’applauso/risata
ha un inizio e una fine
ben definita.

Ora, se vi capita,
come certamente vi capiterà,
vedete uno spettacolo
di cabaret estivo,
di quelli all’aperto,
trasmesso da un’emittente locale
e notate se gli applausi
A) si sentono bene
B) iniziano e finiscono insieme,
o se c’è almeno una persona
che attacca e stacca
prima/dopo rispetto agli altri.

Questo per dirvi che l’80%
(e mi tengo basso) degli
applausi/risate del pubblico
in televisione sono registrati
e mandati in onda dalla regia
al momento opportuno.

Read Full Post »

Letterine stagione 2001-2002.

Chi lavora oggi in tv?

La moglie di Totti,
la donna di Berlusconi Jr
e la donna di Inzaghi.

In Italia vige la meritocrazia.

(P.S. a onor di cronaca,
l’unica eccezione è Elisa Triani,
diventata giornalista dopo
una lunga gavetta).

Read Full Post »

  1. C’è un solo bagno per creare tensioni.
  2. Tanti divani per sollecitare al dialogo.
  3. I riscaldamenti a manetta per invogliare al nudo e aumentare il testosterone. 
  4. Un confessionale per “curare” le menti dopo settimane di reclusione forzata.
  5. I concorrenti tradiscono il loro partner in mancanza di sesso.
  6. Gli autori danno perse le prove per limitare il mangiare e far saltare i nervi.
  7. Sistematicamente c’è una prova con dei baci per sollecitare il “desiderio”.
  8. Le dinamiche degli ignari concorrenti sono manovrate dagli autori.
  9. Buttano dentro altri concorrenti una volta finiti di spremere i precedenti.
  10. Gli fanno vedere i confessionali degli altri per scatenare alterchi.

Read Full Post »

 

A imperversare per ragioni ignote
è la ruffianeria televisiva
nei confronti dei napoletani.

Sovente, infatti,
anche in maniera forzata
e del tutto pretestuosa,
possiamo ascoltare in svariati
programmi frasi del tipo:

“lo splendido pubblico partenopeo”,
“Napoli è una città meravigliosa”,
“un saluto a tutti i napoletani”.

Premesso che Roma è oggettivamente
molto più bella, grande
e importante di Napoli,
vi ricordate frasi simili
riferite alla città eterna
o al suo popolo? No.

La ruffianeria verso
Napoli è unica nel suo genere,
non esistono altre città
a cui si riserva tale
trattamento privilegiato.

Una spiegazione sul perchè
ho cercato di darmela:
avete presente quando qualcuno,
sapendo che vi fa piacere,
vi fa un complimento ma in realtà
sta solo prendendovi in giro
o puntando a un secondo fine?
Ecco, io credo
succeda proprio questo.

I Napoletani sono esaltati.
Pur avendo la faccia nell’immondizia,
disoccupazione alla stelle,
la camorra sotto casa
e l’odio di mezza Italia addosso
si sentono importanti.

Il presentatore televisivo,
dunque, facendo leva proprio
su questo aspetto, cerca
di far diventare il programma
“Napoli friendly” in modo tale
da catturare su di esso l’attenzione
del numeroso pubblico partenopeo
(e quindi portatore di ascolti)
che in quella trasmissione
è certo di ottenere una ribalta nazionale.

Roma sa di essere importante,
è inutile stare a rimarcarlo,
mentre Napoli non lo è,
e, per innalzarsi,
ha costantemente bisogno
di qualcuno che,
almeno a parole,
sostenga il contrario.

Read Full Post »

Fenomeno comune alle ragazzine
ormonose e sognatrici è
l’immedesimazione negli amori televisivi:

che se poi ci pensate
gioire, soffrire e fare
quindi un vero e proprio tifo
per un sentimento che
appartiene a qualcun altro
è una cosa tristissima,
per non dire sfigata.

Read Full Post »

 

Quando traslocarono “Controcampo”
su rete 4 rimasi perplesso non poco,
significava delocalizzare
un programma con forte appeal giovanile
(il macchiettistico Mughini, le colorite paggelle di Ziliani, il pubblico tifoso, ecc..ecc…)
da una rete giovane a una decisamente per anziani.

Le cose iniziarono ovviamente
ad andare male, ancora peggio
di quanto già non stessero andando
da dopo l’avvicendamento
dell’impareggiabile Piccinini
col gelido Alberto Brandi.

La clamorosa soluzione che Mediaset
adottò per questa emorragia di telespettatori
(e che suonò quasi come un’auto bocciatura)
fu lo spostamento di messa in onda del programma:
dalle 22.30 alle 23.20.
Passato più di un anno sono
finalmente riuscito a capire
la logica di tale mossa.

All’inizio, infatti, non riuscivo
proprio a spiegarmi per quale ragione
un tifoso che avesse appena finito
di vedere il posticipo serale
dovesse sintonizzarsi su Rai 2
a vedere la Domenica Sportiva
pur di ascoltare qualche intervista/commento/immagine
e poi subito dopo passare alle 23.20
su rete 4 per vedere in sostanza le stesse cose
che aveva visto con quasi 1 ora d’anticipo.

Controcampo adesso non punta
più a questo pubblico,
ovvero al “tifoso puro”,
quello che la tv la sera la accende
solo  per vedere il calcio,
il nuovo segmento di mercato
a cui Controcampo si rivolge è quello dell’amatore,
colui che la domenica preferisce
al calcio il film in prima serata,
e che solo a conclusione di quest’ultimo (ore 23.20/23.30)
decide di informarsi sugli avvenimenti calcistici.

Read Full Post »

 

Curioso che, in un programma
nel quale si manifesta
volgarità nelle relazioni
con l’altro, umano,
nel quale si da una versione
della sessualità e del desiderio
grottesca, caricaturale e scurrile,
scatterebbe la squalifica,
e si verrebbe puniti,
solo nel caso in cui l’offesa
venisse rivolta al divino.

Read Full Post »

Lo spettatore viene indotto
dall’attraente presentazione,
oltre che da chi la svolge,
a comprare l’oggetto raffigurato sullo schermo
in quella che sempre più rassomiglia
a una caccia ai beni materiali
orchestrata dalla pubblicità,
dove anche il tempo e lo spazio
sono controllati dal capitalismo
e tramutati in merci:

il tempo diventa denaro
lo spazio proprietà.

Il desiderio di emulare i testimonial
degli spot televisivi ha immancabilmente
dato luogo a una società di consumo controllato
dove tutti ambiscono a consumare
e dove l’uomo non si libera più attraverso
il lavoro ma attraverso il consumo,
ben si delinea, quindi,
una figura umana ridotta a semplice consumatrice.

Tuttavia quel che oggi conta non è tanto
il testimonial di “grido”
ma lo slogan da far entrare facilmente
nella testa dei telespettatori
(No Martini No Party, Red Bull ti mette le ali).

Si potrebbe immaginare che il telespettatore,
avendo acquisito una maggiore malizia televisiva,
senta meno impellente la necessità
di aver un attore stimato che si faccia garante
di quel determinato prodotto ma gli sia sufficiente,
se condivisa, la filosofia del messaggio pubblicitario.

Read Full Post »

 

L’essenza della televisione sta
nel permetterci di guardare le cose
che veramente accadono con pari spettacolarità
delle cose che sono rappresentate,
e quelle che sono rappresentate
con pari credibilità di quelle che accadono.

Per cui scompare ogni distinzione
tra vita e favola,
tra reale e figurato,
tra azione in corso e azione compiuta.

Read Full Post »

Resto a dir poco perplesso
quando i programmi televisivi
di approfondimento o dibattito
mandano a qualsiasi ora
scene di sesso, intere,
censurando però la tetta o il culo di lei,
quasi a voler dire:

“se si trovasse a guardardarle un bambino,
noi lo salvaguarderemo, perchè si potrebbe
turbare davanti a quelle nudità”.

Si turba a vedere una tetta ma
non due che si ingroppano a vicenda…

Read Full Post »

Affinché un fatto di cronaca possa generalmente
accattivare l’interesse degli spettatori
sono necessarie alcune componenti essenziali:

1. Almeno una donna deve essere coinvolta (magari assassinata).
2. Meglio ancora se nella vicenda entra l’innocenza stroncata di un bambino, l’ideale sarebbe la contemporaneità di entrambi i fenomeni.
3. Il luogo dove si è svolto l’omicidio deve essere un tranquillo paesino sperduto dell’entroterra, che persino Google Earth ne ignorava l’esistenza prima di quel momento.
4. Il delitto deve avere rigorosamente un risvolto sentimentale o familiare, l’assassino va rintracciato tra la sacralità delle mura domestiche.

A condire il tutto con una iniezione
di pathos e risolutezza ci pensano poi i giornalisti,
capaci di infondere anche alla più insignificante delle notizie,
come sarebbe ad esempio quella riguardante
un’unghia improvvisamente incarnita al presidente del Consiglio,
quella valenza di tragicità che tanto serve per portare ascolti alla rete.

Read Full Post »

Imbarazzante la smania
di apparire dei politici,
a differenza delle aspiranti veline,
che le sgallettate le sanno fare,
loro pur di ottenere 5min di celebrità
sono disposti persino
a cercarsi pessime figure televisive.

Lampante il caso “Le Iene”,
con l’inviato in classica tenuta da “iena”,
nessuna trappola quindi,
ad aspettare i nostri deputati davanti al parlamento.

I deputati, quasi sempre i meno noti,
sanno che l’inviato sta lì per metterli in difficoltà
e sanno pure che in caso di gaffe
a un banale quesito posto loro
verranno sbeffeggiati in prima
serata al cospetto di milioni di telespettatori
(leggesi “potenziali elettori”),
ma decidono comunque di non sottrarsi
a questo gioco al massacro in cambio
di una singolare ribalta televisiva:

risultando in pratica “Onorevoli poco onorevoli”.

Read Full Post »

Col mondo dello spettacolo abbiamo
cominciato a conoscere e apprezzare nuove figure.

Una di queste è colui che mettendoci
la faccia si accolla in prima persona tutti gli onori
e (soprattutto) gli oneri che ne deriveranno dalla messa
in onda di un programma televisivo:
il presentatore.

Ogni quiz televisivo che si rispetti,
ha un presentatore che veste bene, sorride a tutti,
stringe la mano al primo arrivato
e gli dice che ha piacere di fare la sua conoscenza.
Oppure gli dice qualcos’altro di convenzionale,
ma utile ad avviare la conversazione
e a far conoscere al pubblico l’antefatto
della vicenda che si svolgerà.

Poi questo importante personaggio,
facendo finta di avere un gran desiderio di apprendere,
gli rivolge, sempre sorridente, domande del tipo:
«Quanti anni ha? Da dove viene?».
Il candidato risponde, naturalmente.
E dice che proviene da… Alberobello.
Chissà quanto gliene importa al Gerry Scotti di turno
che costui sia arrivato fin lì da Alberobello!
Non gliene importa proprio nulla.
Però fa finta di interessarsi,
e incalza con altre domande:
«Quanti abitanti ha Alberobello? Chi è il santo patrono? Quando lo si festeggia?».
L’interrogato risponde.

Dopo questo preambolo il presentatore
prega il candidato di esibirsi;
quel poveretto si aggiusta sulla sedia
e si mette a sfoggiare davanti a tutti
ogni singola sfumatura della propria personalità
o la grandezza del suo sapere,
a seconda dei momenti richiesti dallo show.

Il pubblico applaude con generosità insospettata e insospettabile.

Read Full Post »

È inevitabile avere oggigiorno
una gioventù femminile
così emancipata e “sveglia”
se in tv già alle bambine,
non alle adolescenti,
vengono proposti come modelli imitativi
ragazzine vestite da fighette,
che pensano solo alla moda,
ai ragazzi da tenersi
e a quale look o acconciatura adottare:

finiti ormai tempi di “Candy candy”
e “Anna dai capelli rossi”.

Read Full Post »

Riesco ogni volta a sorprendermi
quando vedo concorrenti versare lacrime
per la vittoria di un programma televisivo.

Una volta si piangeva di gioia
per il raggiungimento della laurea,
per la nascita di un figlio,
per una medaglia olimpica,
insomma, per un traguardo esistenziale.

La gioia più intensa
di questi tristi esserini, invece,
è quella di aver vinto il Grande Fratello
o di avere il culo più bello
ed essere diventata quindi velina:

più che per un traguardo,
piangono per un Degrado esistenziale.

Read Full Post »

 

Culi al vento ad ogni ora del giorno,
telegiornali imbottiti di cronaca nera,
talk show in cui l’offesa è d’obbligo,
una domenica pomeriggio che più trash non si può.

Ma noi condanniamo,
perchè offensive,
le bestemmie in tv.

Read Full Post »

Singolare l’uniformità di comportamento
del pubblico presente negli studi televisivi:
esso applaude a comando.

Il pubblico dei cinema non applaude e non fischia.
Il pubblico della televisione invece
si trova in una particolare situazione di invitato & ospite:
per un certo verso è tenuto ad  applaudire.

E così, quando lo “scaldapubblico” comincia a incitare,
oppure quando il presentatore dice:
«facciamo un bell’applauso di incoraggiamento alla signorina»,
il pubblico si mette a battere le mani
ubbidiente e convinto come tante foche monache,
ma non solo, quelli che più desiderano per sé
l’obiettivo delle telecamere sollevano le mani
non appena si accorgono d’essere inquadrati (Festivalbar).

Il pubblico inoltre, se il programma è di suo gradimento,
tende a fidelizzarsi attraverso e-mail,
iscrizioni ai forum ufficiali, alle chat, ai gruppi su Facebook,
dove può liberamente dare giudizi sulla trasmissione,
consigliare, criticare, comperare gadget
e persino confidare le sue pene e le sue gioie
agli altri iscritti della community.

Quel programma diventa una sorta di Status Symbol,
un modo d’essere che ci rappresenta,
uno stile di vita.

Read Full Post »

Uno dei cattivi costumi della tv italiana
è la spettacolarizzazione del dolore,
l’andare vicino al parente della vittima
per chiedergli “cosa sta provando in questo momento?”,
oppure “cosa si sente di dire all’assassino?”.

I media danno però il meglio di loro quando
devono trattare i caduti in guerra.
Lì la prima cosa che si fa è scavare
nelle vite dei poveri soldati per cercare
gli argomenti più pietosi:

“lascia moglie e 3 figlie”,
“doveva tornare tra una settimana”
“era appena partito”,
“aveva solo 23 anni”,
“stava mettendo da parte i soldi per il mutuo”,
“era stimato e amato da tutti”.

Il che non fa altro che suscitare
compassione e interesse nello spettatore,
con conseguente boom di share per i vari
D’urso, Vespa, matrix e la vita in diretta
che sciacalleranno sopra per settimane.

Il passo successivo è poi il “martirio” del caduto.
Lasciano credere che i poveretti
c’hanno fatto un piacere ad andare lì,
come se fossimo quasi noi i colpevoli dell’accaduto.
Sapete com’è, sono militari,
vanno nel bel mezzo di una guerra civile,
dove ci sono sparatorie e scoppiano bombe ogni giorno,
prendendo fior fior di quattrini
proprio per l’alto rischio a cui vanno incontro.

Stranamente, però, quando
muoiono nessuno se lo aspetta,
cadono tutti dalle nuvole,
“ma come, non erano andati in villeggiatura in Afghanistan? Come è potuto accadere?”

Sono morti facendo il loro dovere:
nessun santo, nessun martire, e soprattutto nessuna sorpresa.
Quello che deve fare davvero rabbia
è sentire gente che nel 2010 ancora muore
in cantieri/fabbriche/industrie,
quello si che ci dovrebbe sorprendere.

Read Full Post »

Pubblico Sovrano

Dal Popolo Sovrano,
Al Pubblico Sovrano.

Read Full Post »

Un genere che ha riscosso successo
è senza ombra di dubbio la “telescuola”.

All’esordio di programmi tipo Amici o X-Factor
si videro professori e alunni destreggiarsi
in aule riprodotte quanto più fedelmente
possibile a quelle scolastiche.
Ma essi si comportavano solo all’apparenza
come insegnanti e come alunni:
in realtà erano teleinsegnanti e telealunni.

Non erano quindi come in genere
sono quando sono loro, nella loro quotidianità;
ma erano come tutti coloro che,
quando si trovano davanti a un pubblico che li guarda,
si comportano in una particolare maniera.
Essi sapevano di avere mille occhi addosso e ne traevano,
consciamente o inconsciamente, determinate conseguenze.

Lo sguardo altrui condiziona in maniera
inevitabile il comportamento dell’uomo,
questo fatto è proprio, non della televisione,
ma della vita umana in quanto tale.

Già nel 1909, Cooley (1864 – 1929), noto psicologo sociale,
con la sua teoria “dell’Io riflesso”
sosteneva che noi siamo come gli altri ci vedono,
cioè in base gli stimoli che mandiamo all’esterno
ricaviamo dei feedback positivi o negativi
che ci permettono di conformarci ai comportamenti
che la società si aspetta da noi;
ne consegue quindi un’identità umana frutto
di queste continue interpretazioni di feedback.

Gli alunni della telescuola hanno un contegno;
misurano i gesti; sono perfettamente educati,
buoni per definizione, paralizzati da un’invisibile disciplina
imposta loro da milioni di telespettatori.

In questo contesto decoroso può succedere
che schizzi però fuori il telealunno ribelle
che infiaschiandosene delle regole e del buongusto
mandi a quel paese il teleinsegnante e,
incredibilmente, questa variabile impazzita ti vince il programma
(vedere Marco Carta in Amici del 2008).

Il pubblico col passare degli anni ha mostrato
evidenti segni di stanchezza verso questo falso perbenismo,
ed ha finito per premiare non tanto il più bravo,
ma il più vero, quello che cioè,
lungo tutto il percorso televisivo,
ha finto meno rispetto agli altri o, al limite,
è riuscito a farlo credere meglio.

Read Full Post »

Older Posts »