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Risultato immagini per borracce alluminio"

 

In alcune trasmissioni tv,
cavalcando l’onda ecoligista degli ultimi anni,
stanno cominciando a comparire
le borracce al posto delle bottigliette d’acqua.

Ipotizzando che quella nelle borraccette
non sia l’acqua del rubinetto
ma acqua comprata al supermercato,
quest’ultima la si trova solo
confezionata in bottiglie di plastica.

Se si vuol dare l’esempio e rispettare l’ambiente,
la plastica non è che non va semplicemente mostrata,
non va proprio comprata.

Comprando bottiglie di plastica
e riversando il contenuto nelle borracce,
il problema non lo risolvi,
perché quelle bottiglie andranno
poi smaltite lo stesso.

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Caccia Al Gay

https://i0.wp.com/images.davidemaggio.it/pics3/2011/09/Barbara-Durso-Baila-Pomeriggio5-26-settembre-1-e1317048053885.jpg

Troppo semplice sparare
nel mucchio senza assumersi
la responsabilità
delle proprie parole.

Ogni tanto esce fuori
qualche personaggetto
dello showbiz, dalla dubbia moralità,
che sostiene, per certo,
che in un determinato
ambito “sacro” ci siano dei gay.

Premesso che i gay sono ovunque,
in quanto esseri umani,
pertanto che nella
chiesa/calcio/politica/ecc…
ci siano, non è una notizia,
ma soltanto una trovata
per ottenere un po’ di visibilità
su quegli organi
di informazione di terz’ordine.

Il discorso cambierebbe
se invece venissero fatti
nomi e cognomi di questi
famigerati gay.
Nomi che, ovviamente,
non arriveranno mai,
sia perché sarebbe diffamazione,
sia perché, quasi sicuramente,
non li si hanno.

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http://vignette4.wikia.nocookie.net/nonciclopedia/images/b/bc/Made_in_Sud_logo.jpg/revision/latest?cb=20140424211624

Per l’italiano medio
la tv è sinonimo di qualità,
basta che qualcosa passi di lì
per essere considerata degna di attenzione,
tanto che i nostri nonni (anche diversi genitori)
ci hanno campato una vita
sul “l’ha detto la tv”.

Proprio perché essa
conferisce valore
ai suoi protagonisti,
può permettersi qualche piccola
forma di “sfruttamento”.
Ad esempio, l’attore famoso,
se ha un film prossimo all’uscita nelle sale,
accetta di andare ospite in un programma tv
a titolo gratuito,
in quanto ha interesse a utilizzare
la cassa di risonanza della tv
per promuovere il proprio prodotto.

Per lo stesso principio,
i comici, di dubbio valore artistico,
presenti nei vari Zelig, Made in sud, Colorado, ecc…
Ricevono un rimborso spese
e non un vero e proprio compenso
per le loro esibizioni televisive
(anzi, qualcuno ho il sentore che paghi
di suo per comparire sul piccolo schermo),
questo perché il ritorno economico
non proviene dal singolo programma tv, ma dalle infinite
partecipazioni a sagre, fiere, feste in piazza, ecc…
dove i vari comici verranno ingaggiati
solo perché “sono quelli della tv”.

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https://i0.wp.com/www.familysecuritymatters.org/imgLib/20081130_Made_in_China.jpg

Ci è piaciuto per anni prendere
per il culo la Cina, con i luoghi comuni,
ancora oggi persistenti,
dei cinesi produttori
di roba nociva,
scadente e fatta dai bambini.

Adesso sono la prima economia del mondo
e ci stanno comprando pezzo dopo pezzo:
Berloni, Pirelli, Krizia e Tacchini i brand più famosi.

Se nel tempo trasferisci capitali e,
soprattutto, conoscenze ad altri
è normale che questi prima o poi
si riorganizzino
facendoti concorrenza
con costi minori
fino ad affossarti.

Prima gli unici cinesi che vedevi nel commercio
erano quelli del
“pollo flitto, gelato flitto, tutto flitto”
presenti in qualche sparuto ristorante,
adesso ci hanno invasi alla pari dei centri scommesse,
vedi negozi, con quelle caratteristiche lanterne rosse
esposte fuori, ad ogni angolo delle strade.

L’ilarità e i luoghi comuni
hanno da sempre accompagnato
anche un altro popolo, quello albanese.
Negli anni ’90 gli albanesi erano i morti di fame
che venivano in Italia col gommone
per poi finire a rapinare ville.

Adesso, manco a dirlo, l’economia
albanese è in ascesa e anche loro
hanno cominciato a offrire
lavoro agli italiani
(Agon Channel, Pavia Calcio).

Loro a noi.
In meno di 30 anni.
Come cambia il mondo.

Riflettete, lo vedete più
un albanese per strada a mendicare?
Sentite più una notizia di cronaca nera
che riguarda un albanese?

Ne ospitiamo tanti,
ma davvero tanti
nella nostra nazione,
sono perfettamente integrati nella società
e ricoprono posizioni lavorative solide.

Se ciò è avvenuto lo si deve anche alla tv,
la tv crea e disfa nemici.
Se prima quelli da cacciare erano loro,
adesso lo sono diventati i disperati africani
di “Mare nostrum”.

Gran parte del merito televisivo
riguardante la riabilitazione dell’albanese
lo si deve ad “Amici” che lungo gli anni
ha strizzato molto e con simpatia l’occhio
a questo popolo, mostrando agli italiani
che gli albanesi non erano quelli
che mendicavano per strada o rapinavano ville,
ma gente dotata di disciplina ed arte:
Kledi Kadiu, Leon Cino, Anbeta Toromani.

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https://i0.wp.com/media.tvblog.it/9/93f/1115_222059_Crozza-620x350.jpg

La tv, come può creare dei mostri,
può ripulirli.

Se a crearli ci pensano i tg
e i vari programmi correlati di approfondimento
(Quarto grado, La vita in diretta, Barbara D’Urso, ecc…),
la satira risulta essere la migliore lavatrice
di reputazione che esista.

Prende un personaggio spregevole,
nel periodo massimo di indignazione popolare,
e pian piano lo umanizza,
gli ridà quasi una nuova identità,
tanto che si finisce a pensare
che la sua vera personalità sia
quella conferitagli dall’imitatore.

La satira consente in tempi brevi
il passaggio da carnefice a cialtrone,
e se il carnefice suscita disprezzo,
il cialtrone attira soltanto simpatia.

Per questo noi in Italia abbiamo uno Schettino
invitato per una lectio magistralis e
accostato addirittura all’isola dei famosi,
o un Antonio Razzi, di professione Senatore della Repubblica,
passato alla storia per un fuorionda
dove dichiarava di stare in Parlamento
esclusivamente per raggiungere il vitalizio
che, grazie a Crozza, è oggetto
di profondo interesse da parte dell’opinione pubblica
con speciali su di lui e ospitate varie.

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https://i0.wp.com/www.agopress.info/wp-content/uploads/2011/07/lutto-nazionale.jpg

In Italia abbondiamo
di nullafacenze e falsi moralismi.

Abbiamo un’infinità di festività:

Festa della Liberazione
Festa della Repubblica
Unità d’Italia
Pasquetta
Ferragosto
Immacolata Concezione
Santo Stefano
Capodanno

Ora spiegatemi perché a Capodanno
non si debba lavorare,
cosa ha di speciale o sacro
questo giorno rispetto agli altri?
Oppure spiegatemi perché quella vagonata
di ricorrenze legate alla nostra storia
debbano essere tutte festive.

Noi festeggiamo sempre,
ogni scusa è buona per non lavorare,

La tv è lo specchio di questo malcostume.
Festa della Liberazione e la programmazione
quotidiana salta, tutti i programmi
si prendono la giornata di vacanza
(anche quelli registrati!).

Paura di non fare ascolti?
Eh già, perché è tradizione
il giorno della Festa della Liberazione
o dell’Unità D’Italia
andare a fare una scampagnata.

A queste che a scuola chiamerebbero
“assenze ingiustificate”,
e sono già tante,
vanno poi sommati i vari lutti nazionali.

Anche in quel caso la programmazione
viene inspiegabilmente sospesa.
Bisogna meditare e rispettare il dolore.
E’ come se morisse qualcuno
che non ti appartiene,
e qualcun altro, che non sono
nemmeno i parenti del defunto,
venisse da te per obbligarti a piangere.

Santo Dio ma pensa ad andare in onda
e lascia scegliere a me se voglio
essere a lutto o meno,
se mi da fastidio che fai il buffone in tv
spetta a me cambiare canale,
non sei tu che devi privarmi
coattamente di un servizio.

Che poi i lutti sono tutte puttanate,
in tv fanno sta farsa di un giorno,
e poi dopo 24h stanno di nuovo lì
come se nulla fosse successo,
è l’ennesima scusa per fare festa.

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Si fa un gran parlare
dello sfruttamento
del corpo della donna
e come esempio principe
vengono sempre prese le veline
di Striscia La Notizia.

Sono pienamente d’accordo
che a volte si esagera,
si ostentano gratuitamente
centimetri di pelle
anche quando non ce ne sarebbe
affatto bisogno;
così come mi trova
d’accordo il motto
“siamo donne, oltre alla gambe c’è di più”.

Però vi pongo un quesito:
siamo sicuri che sia sempre
l’uomo a imporre questa
immagine di donna oggetto
condannata ad ostentare la fisicità?

E’ peggio una velina
che, facendo leva sulla propria bellezza,
sculetta in tv per fare carriera,
o una Paola Ferrari (Barbara D’Urso)
che in tv non compare
senza i suoi fedeli fari
che la illuminano come fosse una Madonna?

Cos’è peggio, una ragazzina
che mostra il fisico per risultare attraente
o una donna adulta,
da cui ci si aspetta una testa pensante,
che non potendo più mostrare il fisico,
per ovvie ragioni anagrafiche,
insiste a far leva sull’esteticità
cercando di sembrare più giovane?

Voi, da donne, da chi vi
sentireste più offese?

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I Talk Televisivi

I talk in generale,
ma quelli politici nello specifico,
andrebbero guardati esclusivamente
per farsi accompagnare al sonno.

Mi danno sui nervi,
sono solo inutili
e improduttive chiacchiere,
un continuo parlare a vuoto
senza giungere a una soluzione.

Gente che spara a zero
su altra gente,
riguardo cose che avrebbero
potuto fare loro
quando si trovavano
nella stessa posizione
degli accusati.

Si riempiono tutti la bocca di
“mi aspetto che facciano”,
mai nessuno che tira fuori
gli attributi per dire
“prometto che farò”.

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Abbiamo assistito negli ultimi mesi
di sovraesposizione mediatica di Berlusconi
a qualcosa di nuovo rispetto agli standard.

I conduttori facevano a gara
a chi lo maltrattava più efferatamente,
Berlusconi è diventato uno strumento
per autopubblicizzarsi,
la prova in cui cimentarsi
per affermare a livello nazionale
che non si hanno né padroni,
né timori reverenziali.

Lui si è prestato ben volentieri
a questo gioco al massacro,
anzi, se veniva messo
in difficoltà più del consueto,
a fine intervista stringeva la mano
al conduttore per complimentarsi.

Da grande comunicatore
ha capito che per sperare
in un’improbabile rimonta
doveva osare, farsi mettere
sotto torchio e ribattere
con serenità punto per punto
a ogni accusa che veniva mossa.

Alla fine, in una maniera o nell’altra,
ne è uscito vincitore lui;
puoi andarci a sbattere quante volte vuoi,
ma è uno straordinario muro di gomma,
gliene va dato atto,
respingerà sempre tutto
strappandoti anche un sorriso.

Berlusconi è l’antitesi
di Roberto Carlino,
avete presente quello che invade le tv
con il suo orribile faccione
per pubblicizzare la propria azienda,
Immobildream ?

Ecco,
Berlusconi è l’opposto:
non vende solide realtà, ma sogni,
e nessuno sa farlo meglio di lui.

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Dopo la mezzanotte,
in qualche emittente locale,
è facile imbattersi in “Sexy Bar”,
un programma creato
nel lontano 1999
da Corrado Fumagalli.

Questo tizio ha avuto
la brillante idea
di arricchirsi col soft-porno:
grazie al pretesto del talk
a tematiche sessuali,
e direi quasi esistenziali
(es: “meglio una donna bella ma frigida,
o una brutta ma affamata?”)
pubblicizza locali
(night – club privè) e troie
(lapdancer – pornostar).

Il lavoro in questione è
fantastico e redditizio;
iniziamo col dire che
si beccano soldi
da tutte le parti:
soldi dagli stacchi pubblicitari
inseriti nel programma
(ben due per soli
20 minuti di trasmissione),
soldi dai locali che
ospitano il programma,
e soldi dalle pornostar
entrate nel circuito della trasmissione
e, quindi, dello stesso Fumagalli,
che si erge a sorta di “pappone”
per piazzarle poi nelle
varie serate/eventi a chi
gliene farà richiesta.

Inoltre Fumagalli,
che Adone non è,
a stare in mezzo a tutto
quel troiume volete
farmi credere che
non rimedia niente
da nessuna?

Dai su…
Gli è andata troppo
di culo con ‘sto programma.

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Mi chiedo come sia possibile
che la Rai pianga miseria
dicendo che non possono
competere con Sky
poiché gli americani
“possiedono i mezzi
che loro non hanno”.

Santo cielo,
ogni volta che li sento
mi indispettisco
a tal punto che ho deciso
di fare due semplici
conti da salumiere.

La Rai ha 17 milioni di abbonati,
che versano la bellezza
di 112€ l’anno per usufruire
del (misero) servizio.
112 x 17 milioni
fa quasi 2 Miliardi,
a cui vanno sommati
gli introiti della pubblicità.

Sky invece,
ha 5 milioni di abbonati,
che mensilmente spendono,
in media, 50€, 600 annui.
600 x 5 milioni = 3 Miliardi

I soldi sono pressapoco gli stessi,
solo che Sky ne spende tanti e meglio,
accaparrandosi esclusive su esclusive,
mentre la Rai, a causa
del magna magna e della sua
inutile struttura elefantiaca,
ne investe quasi nulla
e ci rifila Giletti e Magalli.

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Sono rimasto molto stupito
quando di recente mi sono
imbattuto in uno spot tv
con Luis Figo
che pubblicizzava una tintura
per capelli della “Just for men”.
Essa promette di colorare
solo i capelli bianchi
in soli 5 minuti
con una semplice applicazione,
autonoma, sotto la doccia.

Il pensiero è andato subito
alle donne e mi sono detto:
“se ciò che il prodotto promette
è vero, come è vero,
questa della tinta è una delle tante
cose che si potrebbero fare
con minor tempo e costo”.

Un po’ quello che accade
con le certificazioni
negli enti pubblici,
per ottenerle/consegnarle
devi sostenere un interminabile
giro di uffici e perderti nella burocrazia
quando poi basterebbe che lo stesso
ufficio facesse tutto
(cosa fattibilissima se non venisse
pregiudicata l’esistenza
degli altri uffici…)

La tintura per le donne
si potrebbe fare in 5 minuti,
in maniera autonoma,
così come avviene per gli uomini?

Sì.

Però i parrucchieri farebbero la fame
così come le aziende che producono
tutta quella robaccia di contorno
(ossigeno, ecc…).

C’è però da aggiungere
che la donna ha bisogno di sentirsi
importante e coccolata,
probabilmente se esistesse
anche per lei una tintura “fai da te”
di 5 minuti non avrebbe successo.

Quei 30-45 minuti mensili
di svago e cura di sé dal parrucchiere
assumono quasi una valenza sacrale
a cui poche donne sarebbero
disposte a rinunciare.

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Sono terrorizzato
dal letto matrimoniale
e da tutto ciò che
comporta e rappresenta.

Parliamoci chiaro,
il letto è qualcosa
di fortemente intimo
e personale e scegliere
di dividerlo con qualcuno
preannuncia il venir meno
della propria libertà.

Per quale motivo
dovrei dormire insieme a qualcuno?

Mettiamo a confronto
i PRO e i CONTRO.

PRO:
1) In inverno prendi calore più facilmente
2) Quando ti parte l’ormone puoi subito cogliere il momento
3) Se hai un malore c’è chi chiama aiuto per te

CONTRO:
1) Non puoi avere la tv alta, né vedere quello che ti pare
2) Sei costantemente sotto controllo
3) Il partner russa
4) Si tira le coperte
5) Ti da a calci
6) Quando è malato, vivi nel terrore di un contagio
7) In Estate porta calore
8) Col tempo, ti volti, e rischi di sbandare trovandoti una/o vecchia/o nel letto

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Durante le tragedie
in tv cala un manto
di ipocrisia unica.

Vengono sospese le trasmissioni
di intrattenimento per “rispetto”,
come se poi il telespettatore
si sentisse turbato o offeso
nel vedere un programma
in cui la gente si diverte
in un giorno segnato
da gravi avvenimenti luttuosi.

Il telespettatore “turbato”,
se è turbato veramente,
il programma in questione
non se lo va proprio a guardare,
c’è o non c’è.

Allora si potrebbe dire
che fare un lavoro
che offra allegria
in un giorno triste
non è opportuno,

beh,

a me non sembra che circhi,
cinema, partite di calcio,
discoteche e qualsiasi altro luogo
di divertimento chiuda
in queste circostanze,
come non mi sembra
che questi luoghi vadano
deserti in seguito
ad avvenimenti tragici
sul panorama nazionale.

Ritorniamo alla questione
che ciò che conta realmente
oggi non è il dolore che si prova,
ma la rappresentazione che agli
altri si da del proprio dolore.

Durante questi avvenimenti, poi,
la televisione si spacca
in due correnti di pensiero:
ci sono quelli che non vanno
in onda per “rispetto”
e quelli invece che decidono
di andare comunque in onda perchè
“a questi cattivoni non dobbiamo darla vinta”.
Accada sempre così,
e la cosa buffa è che
qualsiasi decisione venga presa,
non gli si può dire nulla,
come fanno, fanno,
fanno bene.

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I vecchi della Tv
mi fanno morire,
a 70/80 anni ancora
si permettono il lusso
di rifiutare qualcuno
che li corteggia,
adducendo la scusa:

“Non ho sentito le farfalle nello stomaco”
oppure
“Non ho avuto il colpo di fulmine”.

… a 80 anni vuoi avere “il colpo di fulmine”,
Nonno, a quell’età il massimo
che ti può capitare è un colpo di vento.

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Ha molta più importanza
la rappresentazione
che si da del dolore,
del dolore stesso.

La mamma che rimprovera
i figli perchè hanno
la tv troppo alta
dopo che da poco
le è morta la sua di madre,

lo fa non per far
rispettare il proprio dolore,
ma perchè altrimenti le gente
sentendo che in quella casa
c’è “vita” penserebbe male.

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Un film al cinema
non dura più di 1h e 40/50min,
sia perchè la gente
non ha troppo tempo da perdere,
sia perchè oltre una certa
soglia il film non lo guardi,
lo sopporti.

Per dare l’impressione
di volere cambiare (in meglio…),
la tv italiana si dovrebbe attenere
a questa piccola norma di buonsenso,
già questo potrebbe bastare.

Le cose annacquate
non hanno mai un esito felice,
le prime serate in Italia
finiscono alle 00.30,
com’è possibile pensare
che un telespettatore
per vedere la conclusione
di un programma debba
aspettare 4 ore davanti alla tv,
immobile, e fare notte fonda
quando al mattino seguente
magari deve svegliarsi
per andare a lavorare?

Ci vorrebbe maggiore sensibilità,
non è possibile che uno stesso
format in Inghilterra duri
una sola ora (Es: X-Factor)
mentre in Italia sfori le 3,
è inevitabile che a venire
penalizzata sia la qualità.

A parziale discolpa
degli addetti ai lavori
c’è da dire che queste
durate monstre sono causate
dalla necessità di abbattere
i costi di gestione:
avendo un solo programma di 4 ore,
se ne vanno a tagliare
altri 2 che coprirebbero
la seconda e la terza serata.

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Lo spettatore che oggi guarda
la tv non è lo stesso
che la guardava 30/40 anni fa,
e più si andrà avanti
e più sarà anacronistico
mandare in onda speciali
o far partire applausi commemorativi
in determinate occasioni
su gente morta da decenni
e ormai distante dall’affezione
dell’attuale pubblico televisivo.

Prendo il mio caso ad esempio,
24 anni e, nonostante abbia un forte
interesse verso la comunicazione televisiva
a differenza di altri miei coetanei,
quando vedo incensamenti vari,
a distanza di anni e anni
per i vari Domenico Modugno,
Walter Chiari e compagnia bella
mi interrogo su cosa
possa importarsene, oggi, un giovane
di tutto questo vecchiume
con cui non ha mai avuto a che fare.

Può interessarsi a uno speciale
su Raimondo Vianello, su Mike Bongiorno,
ma non a uno su Mario Riva,
Giorgio Gaber o su Carosello.

E’ come a dire che ora
uno speciale su Fiorello
raccoglierebbe tutto il pubblico televisivo,
ma uno speciale su Fiorello tra 30 anni
raccoglierebbe davanti alla tv
il pubblico televisivo di oggi, 2012,
(ovvero quella nicchia che ancora
barcolla ma non molla…),
ma non più l’intero pubblico di quel tempo (2042),
e quindi probabilmente
non avrebbe motivo di esistere
se non quello di pura
“divulgazione televisiva”.

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I Colossi della tecnologia
non sanno più cosa inventarsi
pur di vendere nuovi televisori.

In principio c’era il plasma,
poi i tv Lcd, HD, full HD,
i led, i full led
adesso sono arrivati addirittura
ai televisori 3D.

Si sta esagerando,
a maggior ragione
in un periodo di forte crisi,
d’accordo che la gente preferisce
restare a casa piuttosto che uscire
e quindi, teoricamente,
dovrebbe investire in un televisore,

però, almeno che tu non sia
un fanatico della “qualità video totale”,
ma un umile cittadino come mia nonna,
la tv non ti farai mille problemi a vederla persino
con un tubo catodico e sarai contento uguale.

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Ricordo che da bambino
dovevo restare a scuola
fino a tadi per poi
correre di corsa a casa
se volevo fare in tempo
a guardare i cartoni
su Italia 1.

Oggi questo sembra
preistoria.

I bambini possono accedere
ai cartoni animati
a qualsiasi ora del giorno
e su una miriade di canali,
così facendo i loro
“idoli” non sono più
i nostri Sailor Moon
od Holly e Benji,
ma i “Ben Ten” trasmessi su “Boing”:
impensabile fino a 5 anni fa.

La massiccia offerta
e fruzione di cartoon
sta però producendo
un rincitrullimento del bimbo,
che ora non ha più tempo
di piangere, lamentarsi,
giocare, tirare fuori il carattere.

Appenna azzarda un minimo
capriccio, viene piazzato
davanti al televisore dal genitore
pur di non sentirlo,
per poi andarselo a riprendere
la sera, quando è ora di cena.

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“Chi l’ha visto?” nasce
con l’intento, assai nobile,
di ritrovare persone scomparse,
ciò ne fa un reduce di quella che
una volta veniva chiamata
“la tv di servizio”.

“Chi l’ha visto?” ha trattato,
in quanto persone scomparse,
giustissimamente,
anche i casi di Melania Rea,
Brembate ed Avetrana.

Ora che questi casi
si sono risolti,
purtroppo in maniera tragica,
la redazione ci dovrebbe
spiegare perchè continua
ad occuparsene.

Sarà che in nome degli ascolti,
la “tv di servizio”
può anche lasciar posto
alla “tv del dolore”…

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  1. C’è un solo bagno per creare tensioni.
  2. Tanti divani per sollecitare al dialogo.
  3. I riscaldamenti a manetta per invogliare al nudo e aumentare il testosterone. 
  4. Un confessionale per “curare” le menti dopo settimane di reclusione forzata.
  5. I concorrenti tradiscono il loro partner in mancanza di sesso.
  6. Gli autori danno perse le prove per limitare il mangiare e far saltare i nervi.
  7. Sistematicamente c’è una prova con dei baci per sollecitare il “desiderio”.
  8. Le dinamiche degli ignari concorrenti sono manovrate dagli autori.
  9. Buttano dentro altri concorrenti una volta finiti di spremere i precedenti.
  10. Gli fanno vedere i confessionali degli altri per scatenare alterchi.

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A imperversare per ragioni ignote
è la ruffianeria televisiva
nei confronti dei napoletani.

Sovente, infatti,
anche in maniera forzata
e del tutto pretestuosa,
possiamo ascoltare in svariati
programmi frasi del tipo:

“lo splendido pubblico partenopeo”,
“Napoli è una città meravigliosa”,
“un saluto a tutti i napoletani”.

Premesso che Roma è oggettivamente
molto più bella, grande
e importante di Napoli,
vi ricordate frasi simili
riferite alla città eterna
o al suo popolo? No.

La ruffianeria verso
Napoli è unica nel suo genere,
non esistono altre città
a cui si riserva tale
trattamento privilegiato.

Una spiegazione sul perchè
ho cercato di darmela:
avete presente quando qualcuno,
sapendo che vi fa piacere,
vi fa un complimento ma in realtà
sta solo prendendovi in giro
o puntando a un secondo fine?
Ecco, io credo
succeda proprio questo.

I Napoletani sono esaltati.
Pur avendo la faccia nell’immondizia,
disoccupazione alla stelle,
la camorra sotto casa
e l’odio di mezza Italia addosso
si sentono importanti.

Il presentatore televisivo,
dunque, facendo leva proprio
su questo aspetto, cerca
di far diventare il programma
“Napoli friendly” in modo tale
da catturare su di esso l’attenzione
del numeroso pubblico partenopeo
(e quindi portatore di ascolti)
che in quella trasmissione
è certo di ottenere una ribalta nazionale.

Roma sa di essere importante,
è inutile stare a rimarcarlo,
mentre Napoli non lo è,
e, per innalzarsi,
ha costantemente bisogno
di qualcuno che,
almeno a parole,
sostenga il contrario.

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Fenomeno comune alle ragazzine
ormonose e sognatrici è
l’immedesimazione negli amori televisivi:

che se poi ci pensate
gioire, soffrire e fare
quindi un vero e proprio tifo
per un sentimento che
appartiene a qualcun altro
è una cosa tristissima,
per non dire sfigata.

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Quando traslocarono “Controcampo”
su rete 4 rimasi perplesso non poco,
significava delocalizzare
un programma con forte appeal giovanile
(il macchiettistico Mughini, le colorite paggelle di Ziliani, il pubblico tifoso, ecc..ecc…)
da una rete giovane a una decisamente per anziani.

Le cose iniziarono ovviamente
ad andare male, ancora peggio
di quanto già non stessero andando
da dopo l’avvicendamento
dell’impareggiabile Piccinini
col gelido Alberto Brandi.

La clamorosa soluzione che Mediaset
adottò per questa emorragia di telespettatori
(e che suonò quasi come un’auto bocciatura)
fu lo spostamento di messa in onda del programma:
dalle 22.30 alle 23.20.
Passato più di un anno sono
finalmente riuscito a capire
la logica di tale mossa.

All’inizio, infatti, non riuscivo
proprio a spiegarmi per quale ragione
un tifoso che avesse appena finito
di vedere il posticipo serale
dovesse sintonizzarsi su Rai 2
a vedere la Domenica Sportiva
pur di ascoltare qualche intervista/commento/immagine
e poi subito dopo passare alle 23.20
su rete 4 per vedere in sostanza le stesse cose
che aveva visto con quasi 1 ora d’anticipo.

Controcampo adesso non punta
più a questo pubblico,
ovvero al “tifoso puro”,
quello che la tv la sera la accende
solo  per vedere il calcio,
il nuovo segmento di mercato
a cui Controcampo si rivolge è quello dell’amatore,
colui che la domenica preferisce
al calcio il film in prima serata,
e che solo a conclusione di quest’ultimo (ore 23.20/23.30)
decide di informarsi sugli avvenimenti calcistici.

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Curioso che, in un programma
nel quale si manifesta
volgarità nelle relazioni
con l’altro, umano,
nel quale si da una versione
della sessualità e del desiderio
grottesca, caricaturale e scurrile,
scatterebbe la squalifica,
e si verrebbe puniti,
solo nel caso in cui l’offesa
venisse rivolta al divino.

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Lo spettatore viene indotto
dall’attraente presentazione,
oltre che da chi la svolge,
a comprare l’oggetto raffigurato sullo schermo
in quella che sempre più rassomiglia
a una caccia ai beni materiali
orchestrata dalla pubblicità,
dove anche il tempo e lo spazio
sono controllati dal capitalismo
e tramutati in merci:

il tempo diventa denaro
lo spazio proprietà.

Il desiderio di emulare i testimonial
degli spot televisivi ha immancabilmente
dato luogo a una società di consumo controllato
dove tutti ambiscono a consumare
e dove l’uomo non si libera più attraverso
il lavoro ma attraverso il consumo,
ben si delinea, quindi,
una figura umana ridotta a semplice consumatrice.

Tuttavia quel che oggi conta non è tanto
il testimonial di “grido”
ma lo slogan da far entrare facilmente
nella testa dei telespettatori
(No Martini No Party, Red Bull ti mette le ali).

Si potrebbe immaginare che il telespettatore,
avendo acquisito una maggiore malizia televisiva,
senta meno impellente la necessità
di aver un attore stimato che si faccia garante
di quel determinato prodotto ma gli sia sufficiente,
se condivisa, la filosofia del messaggio pubblicitario.

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L’essenza della televisione sta
nel permetterci di guardare le cose
che veramente accadono con pari spettacolarità
delle cose che sono rappresentate,
e quelle che sono rappresentate
con pari credibilità di quelle che accadono.

Per cui scompare ogni distinzione
tra vita e favola,
tra reale e figurato,
tra azione in corso e azione compiuta.

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Resto a dir poco perplesso
quando i programmi televisivi
di approfondimento o dibattito
mandano a qualsiasi ora
scene di sesso, intere,
censurando però la tetta o il culo di lei,
quasi a voler dire:

“se si trovasse a guardardarle un bambino,
noi lo salvaguarderemo, perchè si potrebbe
turbare davanti a quelle nudità”.

Si turba a vedere una tetta ma
non due che si ingroppano a vicenda…

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Affinché un fatto di cronaca possa generalmente
accattivare l’interesse degli spettatori
sono necessarie alcune componenti essenziali:

1. Almeno una donna deve essere coinvolta (magari assassinata).
2. Meglio ancora se nella vicenda entra l’innocenza stroncata di un bambino, l’ideale sarebbe la contemporaneità di entrambi i fenomeni.
3. Il luogo dove si è svolto l’omicidio deve essere un tranquillo paesino sperduto dell’entroterra, che persino Google Earth ne ignorava l’esistenza prima di quel momento.
4. Il delitto deve avere rigorosamente un risvolto sentimentale o familiare, l’assassino va rintracciato tra la sacralità delle mura domestiche.

A condire il tutto con una iniezione
di pathos e risolutezza ci pensano poi i giornalisti,
capaci di infondere anche alla più insignificante delle notizie,
come sarebbe ad esempio quella riguardante
un’unghia improvvisamente incarnita al presidente del Consiglio,
quella valenza di tragicità che tanto serve per portare ascolti alla rete.

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