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Posts Tagged ‘università’

A metà gennaio Google ha lanciato
una versione potenziata dell’app “traduttore”,
andando così sempre più verso la direzione di Skype
che già da un anno consente ai suoi
utenti una traduzione vocale simultanea.

Il futuro sarà questo,
arrivare a creare un interprete (non un traduttore)
quanto più fedele possibile,
e con i potenti mezzi di Google e Microsoft
non è difficile immaginare che ciò
avvenga in tempi abbastanza brevi.

Andiamo ad ipotizzare insieme
le possibili ricadute sociali
di questa innovazione rivoluzionaria:

Le facoltà di Lingue non avranno
più motivo di esistere, i loro locali
verranno riqualificati in aule
o alloggi per gli iscritti in Giurisprudenza:
da qualche parte la dovranno pur mettere
tutta questa mandria di aspiranti disoccupati.

I laureati in lingue troverebbero
la loro dimensione non nei call center,
ormai saturi di laureati in Lettere,
bensì in quelle friggitorie di patatine
che stanno spuntando come funghi nelle città.

Per finire, i potenziali datori di lavoro
non ti chiederanno più un master alla Bocconi
e la conoscenza di almeno 5 lingue
per un posto da stagista,
si inventeranno qualcos’altro per segarti,
tipo la patente per gli autoveicoli a rimorchio
e la capacità di saper fare i calcoli a memoria
con i numeri a 3 cifre decimali.

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In Italia esistono profondi fraintendimenti
riguardo agli sbocchi occupazionali
delle facoltà universitarie.

Per i potenziali datori di lavoro:

Laurea in Economia = Cassiere all’Ikea
Laurea in Marketing = Venditore Porta a porta
Laurea in Scienze dell’educazione/formazione = Babysitter
Laurea in materie umanistiche = Friggere patatine al McDonald’s

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https://i0.wp.com/www.skuola.net/news_foto/2012/test-crocette.jpg

Quella dei test d’ingresso
delle facoltà è una porcata
senza senso che non mi capacito
come faccia ad esistere.

Se lo studio è un diritto,
mi dovrebbero poi però spiegare
se me lo neghi con i test d’ingresso
che diritto è, il diritto di studiare
solo quelle discipline sature di laureati
e quindi totalmente inutili.

Il controsenso più eclatante
però è un altro ancora:
se io mi iscrivo a Medicina,
è perché si presume che io la medicina
non la conosca e abbia voglia di apprenderla.
Allora perché mi fai i test di Medicina sulla medicina?
Cioè mi interroghi su una cosa
prima ancora di insegnarmela.

Immaginatevi se un domani gli asili fossero stracolmi
e venisse data possibilità
di iscriversi solo a quei bambini
che conoscono l’alfabeto:
è la stessa assurda e identica situazione.

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https://i0.wp.com/a.mytrend.it/prp/2013/06/466978/o.176677.jpg

Avessi l’opportunità
di utilizzare una macchina del tempo
per tornare al periodo post diploma,
con la visione completa
che ho adesso del mercato del lavoro,
farei di sicuro altre
scelte universitarie.

A un neodiplomato che si appresta
ad affrontare l’ultimo quinquennio di studi
andrebbe fatto dalle istituzioni
un discorso schietto e sincero.

“Caro amico, non siamo
nessuno per dirti cosa sia giusto
o meno per te, ma sappi che,
riguardo alla scelta della facoltà,
e quindi al tuo futuro lavorativo,
hai di fronte 3 strade,
valutale attentamente e poi scegli
tu quale perseguire a tuo rischio
e pericolo, noi ti abbiamo avvisato:

1) La prima strada è quella della certezza.
Rientrano nel novero le facoltà di Ingegneria,
Medicina e Scienze Infermieristiche.
Un domani qualcosa per te sempre uscirà,
anche sottopagata, ma con le mani
in mano non resterai mai,
e comunque, malauguratamente ciò si verificasse,
puoi sempre fare le valigie
che altrove sono pronti ad accoglierti
a braccia aperte.

2) La seconda strada è quella della speranza.
Ne fanno parte la facoltà di Economia,
Giurisprudenza, Scienze Politiche
e Lingue. Sebbene non è detto
che tu un domani possa trovare occupazione
nel campo in cui sei laureato,
hai comunque una laurea spendibile
sul mercato del lavoro e che ti permette
di partecipare a qualsiasi concorso pubblico.

3) La seconda strada è quella della rassegnazione.
Se hai intenzione di laurearti in qualsiasi branca di Lettere,
Scienze dell’educazione e Scienze della formazione
ritieniti fortunato sei riuscirai a friggere patatine
in un fast food per il resto dei tuoi giorni”.

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Qualcuno sostiene che in Italia,
con le giuste qualità,
sia possibile l’elevazione sociale,
che cioè il figlio del contadino
possa diventare tranquillamente
un medico o un business man.

Possibile,
ma non è affatto semplice.

Lasciamo perdere le basi culturali,
scadenti o meno,
che il figlio eredita
inconsapevolmente dai genitori
e che possono influenzare
in negativo le sue scelte;
l’idea che voglio portare avanti
parte da un banalissimo ragionamento:

se la mia famiglia di operai
fa la fame per mandarmi all’università,
ed io li ripago con un 110
in Economia e Commercio,
quando andrò a candidarmi,
da neolaureato, per un posto di lavoro,
potendo scegliere,
l’azienda prenderà me o prenderà
un 110 e lode della Bocconi?

Facciamo che i selezionatori
siano persone magnanime
e intelligenti che non badano
al prestigio del tuo ateneo:
tra te e uno che ha un Master
chi prendono?

E se per l’università,
puoi conseguire una laurea
grazie a delle minime agevolazioni,
un master invece come fai a pagartelo?
Come fai a cacciare 4mila euro (minimo) sull’unghia?
Sì, anche lì puoi correre per una borsa
di studio, ma è una, una su 20/30
posti disponibili.

Il Master se lo può permettere
il figlio di papà oppure
la persona con entrambi
i genitori che lavorano
senza alcun mutuo
pendente sulle spalle.

Aiuti statali: ben pochi.

La laurea,
in una maniera o nell’altra,
riesci a conseguirla,
la tua rincorsa al sogno
si ferma una volta uscito
dall’università,
quando dovrai competere
con altri che avranno
un titolo di studio in più di te
grazie alle sovvenzioni familiari.

Alla lunga saranno sempre
i figli della medio-alta
borghesia ad avere la meglio.

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La lingua inglese mi sta
facendo fare il sangue amaro,
te la cercano ovunque,
spesso a sproposito.

Ma chi può dire di averne
una conoscenza ottimale?
Forse le nuove generazioni,
quelle che entreranno nel mondo
del lavoro tra 5 anni,
perchè hanno beneficiato
di una precedente riforma
scolastica, detta delle 3 “I”
(internet, inglese, impresa),
ma chi adesso è appena uscito
dall’università, magari anche
a pieni voti, è mai pensabile
che debba essere tagliato fuori
da qualsiasi lavoro solo
perchè non ha un inglese fluente?

A sto punto invece di perdere
5 anni all’università,
è meglio che ne si perda 1
ma a fare un corso di inglese.

Che poi le imprese sono fantastiche,
non solo per accertarsi
del tuo grado di conoscenza
ti fanno sostenere il colloquio in inglese,
ma spesso esigono anche un soggiorno
comprovato all’estero
o addirittura la conoscenza
di una seconda lingua oltre
a quella inflazionatissima
della Regina Elisabetta.

Pur di non far lavorare
i ragazzi si spingono sempre oltre,
l’asticella va ad alzarsi
sempre un po’ di più.

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In Italia si sta verificando qualcosa
di singolare negli ultimi anni,
è come se il governo di turno
per evitare di essere attaccato
sulle proprie scelte scellerate
in ambito finanziario,
adotti la tattica del contrattacco.

Restate a casa fino in tarda età
perché non avete una sicurezza lavorativa?
In realtà lo fate perché vi fa comodo,
bamboccioni! (Padoa Schioppa)

Il paese è in recessione?
è perché non avete voglia di lavorare,
siete dei fannulloni. (Renato Brunetta)

Il sistema universitario
con le sue tasse vessatorie
costringe lo studente con alle spalle
una famiglia economicamente debole
a lavorare e studiare contemporaneamente
per pagarsi gli studi?
Poche chiacchiere,
se si laurea dopo i 28 anni
è uno sfigato (Michel Martone).

Desideri un posto fisso
come tuo padre, tuo nonno,
il padre di tuo nonno, ecc…
che ti dia un minimo di solidità
e progettualità futura?
Che monotono che sei (Mario Monti).

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Archiviata la pratica universitaria,
sto affacciandomi con
grande interesse e curiosità
al mercato del lavoro.

Scorrendo le varie offerte
occupazionali in quei sitacci
che ne aggregano di tutti i tipi,
ho notato che nessuno
offre un lavoro a tempo indeterminato,
solo contratti part-time,
a progetto e fregature simili.

Ad andare per la maggiore sono gli “stage”,
ovvero, ti assumono full-time
per 3 mesi senza pagarti un centesimo
ma facendoti fare lo stesso
lavoro che fa uno stipendiato:
produci a costo zero.

Al termine dello stage,
ne assumono un altro,
sempre per 3 mesi,
sempre a costo zero,
e così via in modo
tale da avere sempre
un impiegato che lavori gratis.
Furbo no?

Altri lavori ad andare per la maggiore,
manco a dirlo,
sono ovviamente quelli
nei call center,
mentre le aziende che offrono
occupazione, sebbene nessuno
le abbia mai sentite prima,
si dichiarano tutte
“leader nel loro settore”:
cosa non si fa pur
di attirare povere
braccia alla canna del gas.

Gettonatissimi sono anche
lavori dai nomoni altisonanti:
Junior Account
Sales Promoter
General Sales Engineer

… un modo accattivante per dirvi
che dovete fare il “porta a porta”,
statene assolutamente alla larga,
se ci coalizziamo riusciremo
prima o poi a debellare
questo cancro del sistema.

Interessante è anche
la tipologia di laureato
che ricercano, quelli
di tipo umanistico,
ad esempio, non se li caga nessuno,
e vengono quindi aggregati
nella più generica famiglia
“dell’area disciplinare POLITICO-SOCIALE”.

Che importa che tu sia laureato
in beni culturali, o in scienze
della comunicazione o in sociologia
o in checchessià. Per loro sono tutti
uguali, tutti con una laurea “politico-sociale”.

Infine di fondamentale importanza
per il datore di lavoro risulta
essere la conoscenza della lingua inglese,
più per darsi un tono
che per effettiva necessarietà.

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Il ruolo che l’uomo
ricopre nella vita
di una donna è sì,
quello di marito/compagno
e padre dei loro figli,

ma anche di “scudo”
con cui proteggerla
da una società fallocratica
e fallocentrica,
che costringe
l’universo femminile
a sottostare a continue
discriminazioni,
impossibili da fronteggiare
da soli se si ha
la fragilità di una donna.

Sarebbe bene che noi
maschietti non ci ricordassimo
di averne accanto una
solo quando gli slip si gonfiano,
ma che la prendessimo
sempre sotto la nostra
ala protettrice,
che ne condividessimo
sia le gioie, sia,
soprattutto, i dolori.

Esco pazzo quando vedo
un totale disinteresse
di un uomo nei confronti
della propria compagna e
delle sue problematiche,
il solito sfacciato
egoismo maschile
che pensa a badare
prima a se stessi
e poi, eventualmente,
alle persone di cui
ci si circonda.

Come esempio vi porto
quello di un ragazzo
che prima si è laureato,
poi è andato a prendersi
anche un master,
mentre nel frattempo
la ragazza stava fuoricorso
di 2 anni, e chissà quanti
altri ancora, alla triennale.

Come è possibile che accada
una roba del genere?

Io questi casi non me
li spiego, è più forte di me:
tu pensi ai cazzi tuoi
e a lei la lasci indietro?

Sono bastato io,
che ero nessuno,
e che continuo ad esserlo,
a smuoverla in poche settimane,
tra l’altro a distanza
(lei con me alle distanze
ci ha sempre tenuto…),
per farla tornare a dare un esame
dopo tempo immemore.

Io che non sono nessuno
in poche settimane,
riempiendola di attenzioni,
sono riuscito a farle dare un esame,
e tu invece, ometto, che ci stai
insieme da anni e che hai
la fortuna di vedere
questo fiore di ragazza
ogni santissimo giorno,
che diavolo hai fatto
in tutto questo tempo
oltre che scopartela?

Poi vabbè, potremmo
discutere anche su di lei,
che nonostante le “noncuranze”
sel’è pure ripreso, come si dice,
errare humanum est,
perseverare autem diabolicum,
ma questo è un altro
paio di maniche.

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“Allora, partiamo
con un argomento a piacere?”

No professore,
l’argomento me lo dia specifico,
che poi a piacere, eventualmente,
le do la risposta.

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La riforma universitaria
ha portato le “lauree complete”
a scomporsi in “3+2”,
3 anni di studi
per essere già disocc…
ehm… laureati, più altri
due di specializzazione.

Il lato positivo è che
dopo 3 anni ti trovi
qualcosa in mano e,
a differenza di prima,
sei incentivato a
proseguire negli studi,
il traguardo lo vedi vicino.

Il lato negativo è che
ti costringono a rifare
tutte quelle cose pallosissime
della triennale: in questa
categoria rientrano i laboratori,
le competenze linguistiche,
informatiche e soprattutto la tesi,
oggi, al riguardo,
vi darò dei semplici consigli
per diventare piccoli
geni del crimine.

Andate dal vostro docente,
fatevi consigliare dei libri,
poi gettate il foglietto
su cui li avete appuntati
nel primo cestino che
vi capiterà di fronte,
e dirigetevi nella biblioteca
cittadina dove ricercherete
libri sull’argomento che vi interessa,
possibilmente vecchissimi
o di autori sconosciuti;
poi tornate a casa e
scannerizzatene/fotografatene
capitoli interi.

Una volta che avete a
disposizione i capitoli
in qualsiasi formato immagine
(gif, jpeg, bmp, png)
vi servirà un software OCR,
quelli che trasformano
le foto in testo,
il migliore del campo è
ABBYY FineReader.

A trasformazione avvenuta
di tutte le immagini
in file testo, vi basterà
soltanto copiare e incollare
gli interi capitoli
sulla vostra tesi,
senza citare ovviamente la fonte 😉

Volendo, però,
potete risparmiarvi 
la sfacchinata di andare
in biblioteca, scannerizzare, ecc…
facendo tutto dal pc,
basta andare su google books,
cercare i libri
di nostro interesse,
poi, visto che non
li possiamo scaricare,
dobbiamo “rubarli” con l’astuzia:
su ogni singola pagina
premiamo “Stamp/R Sist”
sulla tastiera, dopo apriamo
il programma “Paint”,
e sul foglio bianco premiamo
il tasto detro del mouse
e poi selezioniamo “incolla”,
ci ritroveremo un “salvaschermo”
con sopra anche la pagina del libro.

Salviamo la foto,
inseriamola nel programma OCR
e trasformiamola in testo.
Stavolta però, dopo non incollatela
così com’è nella tesi,
altrimenti se qualcuno
effettua una ricerca su google
vi becca subito,
cambiate alcune parole,
inserite sinonimi
e spostate periodi
per non far rintracciare
sul web la vostra fonte
…e il gioco è fatto.

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Complimenti Ragazzi,
da oggi farete passi da gigante:
non dovrete più chiedere
il permesso per andare in bagno,
e coloro che opteranno
per continuare gli studi,
troveranno addirittura la carta igienica
nei cessi dell’università.

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