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A chi sarà capitato
di passare un sabato notte
davanti alla tv,
probabilmente sarà anche
capitato di incappare
almeno una volta
in “Amore criminale”
trasmesso da Rai 3.
Premettiamo che
il programma è bello
e davvero ben fatto.
Tramite ricostruzioni video
di fatti reali di cronaca nera,
porta a conoscenza dello spettatore
la storia di una delle tante
donne morte in Italia
a causa delle violenze
subite dai propri uomini
(una ogni 3 giorni, incredibile…).
Alle ricostruzioni
vengono abbinate le interviste
agli amici e ai familiari della vittima.
Inutile ricordarvi quanto possa
esere straziante per una madre
commentare la morte della propria figlia,
ritengo che sia la cosa peggiore
che possa capitare a un genitore.
Per rendere l’idea,
sentii dire da una madre:
“a volte mi chiedo se ho la forza
per fare una determinata cosa,
poi mi rispondo che se sono
riuscita a seppellire mia figlia
non c’è nulla che mi possa spaventare”.
Il programma strizza ovviamente
l’occhio al pubblico adulto femminile,
che ne è il target di riferimento,
a testimonianza di ciò
le tante canzoni di sottofondo
inserite nelle ricostruzioni:
tutte di sole cantanti donne,
spesso di personalità risaputa.
Alla conduzione, da ormai 5 edizioni,
Camila Raznovich,
scelta apparentemente discutibile
visti i suoi trascorsi professionali
non proprio da pubblico di Rai 3
(“Loveline” su Mtv dedicato al sesso, per esempio)
però a giustificarla può essere
la volontà di catturare,
anche se in minima parte,
una fetta di pubblico giovanile.
Unico appunto che mi sento di fare
al racconto di ogni storia trattata
è la parte conclusiva:
si sa sempre come va a finire…
Ecco, alternerei storie
di vittime a storie di donne
che invece sono riuscite a cavarsela,
sia per far appassionare maggiormente
il telespettatore, sia per dare
forza e coraggio alle tante
donne immischiate in queste
brutte situazioni di violenza.
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